Avrebbero potuto entrambi essere tranquillamente votati come MVP di questa serie finale: 7 voti sono andati per Durant, 4 per Curry. A loro sembra interessare il giusto. Festeggiano assieme negli spogliatoi, e lo scatto di Andrew Bernstein lo testimonia
CLEVELAND, OHIO — Qualcuno dopo la sirena di gara-4 ha provato anche a metterli uno contro l’altro, Kevin Durant contro Steph Curry, uno appena nominato MVP per il secondo anno consecutivo delle finali NBA, l’altro al terzo anello negli ultimi quattro anni ma rimasto in tutte e tre le occasioni a bocca asciutta in fatto di riconoscimenti personali (nel 2015 vinse Andre Iguodala). “Importa davvero? Sul serio? Importa a qualcuno?” chiede stupito Kevin Durant sul podio della conferenza stampa. “Credo che nessuno di noi fosse preoccupato da questo tipo di faccende”. Davanti agli stessi microfoni, solo una quindicina di minuti dopo, lo conferma elogiando il suo compagno proprio Steph Curry: “KD è stato straordinario in questi due ultimi anni, specialmente durante le finali, per cui si merita il premio in back-to-back. Sarò sempre il suo tifoso n°1 — dice il tiratore degli Warriors — e per quello che riguarda me non credo possa essere un riconoscimento individuale a definire la mia carriera”. Negli spogliatoi — immediatamente dopo il suono della sirena e prima delle parole (magari) di circostanza davanti alla stampa — Andrew Bernstein ha trovato i due grandi protagonisti della vittoria di Golden State abbracciati assieme. Ha descritto così, con poche ma accuratissime parole, la loro relazione e il momento perfettamente catturato dalla sua camera.
“Compagni di squadra. MVP. Campioni. I Golden State Warriors hanno rifilato un cappotto ai Cleveland Cavaliers nelle finali NBA 2018”.