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NBA, Kevin Durant e Jeff Green, gli ultimi Supersonics: da Seattle (e dal Maryland) alle finali NBA

NBA

Mauro Bevacqua

NBA_Seattle

Nati a cinque chilometri di distanza uno dall'altro, nel Maryland, si sono ritrovati in campo da avversari alle ultime finali NBA. Assieme condividono però anche un'altra particolarità: sono gli ultimi due giocatori NBA ad aver indossato una canotta dei Seattle Supersonics, nella stagione 2007-08. Lo ricordano così

Meno di cinque chilometri tra il luogo di nascita di uno (Seat Pleasant) e dell’altro (Cheverly), nel Maryland. Dieci minuti di auto per andare da un posto all’altro, non di più. Kevin Durant e Jeff Green si conoscono da sempre, figli di una zona d’America – Prince’s George County – che grazie a loro (e anche a Quinn Cook, altro prodotto di quelle parti) è diventata sinonimo di pallacanestro. Il liceo del primo (Mountrose Christian) è spesso considerato tra i migliori programmi di tutto il Paese, ma è stato il secondo – come membro della Northwestern HS di Hyattsville – a portarsi a casa un titolo statale nel 2004. Dopo carriere separate al college – un anno a Texas per Durant, tre stagioni a Georgetown per Green – i loro percorsi si incontrano nuovamente, entrambi nomi di punta del Draft NBA 2007. Kevin Durant si vede preferire Greg Oden alla n°1 da Portland e sbarca a Seattle con la n°2, mentre Jeff Green viene scelto dai Boston Celtics alla 5 ma quindi subito inserito nella trade che lo porta nella “città dello smeraldo”, parte del pacchetto che Seattle riceve dai biancoverdi per lasciar andare Ray Allen. “Arrivare nella lega insieme a qualcuno che già conosci, qualcuno che proviene dalla sua stessa zona e con cui condividi amicizie in comune rende un po’ più facile l’adattamento a quello che è lo stile di vita NBA”, ci racconta Green a margine delle ultime finali NBA, quando i due si sono ritrovati di nuovo assieme, anche se su fronti opposti (Green ai Cavs, Durant agli Warriors). “Sai di avere qualcuno con cui parlare, che ti capisce, un amico con cui puoi affrontare tutte le difficoltà quotidiane che il mondo NBA porta con sé, soprattutto all’inizio”. Con il recente ritiro di Nick Collison, i due restano gli unici giocatori ancora attivi nella NBA ad aver indossato la canotta dei Seattle Supersonics, in quella stagione 2007-08 che ha visto poi l’addio della franchigia alla città della Boeing e il contestatissimo trasferimento a Oklahoma City, con la nuova proprietà di Clay Bennett. “Avere iniziato assieme a Seattle è stato bellissimo – ricorda ancora Green – eravamo lì l’uno per l’altro, due matricole all’impatto con la lega. Oggi è bello vedere dove siamo arrivati, perché abbiamo lavorato duro per riuscirci: considero Kevin alla stregua di un fratello, il nostro rapporto va oltre la pallacanestro”.  A unirli anche la nostalgia verso una squadra e una città che da quando è assente dal panorama NBA (nel 2008) ha lasciato un vuoto davvero profondo in una comunità di tifosi inconsolabile, a cui oggi restano come (magre) soddisfazioni i successi proprio di due ex idoli di casa come Durant e Green. Abbiamo voluto chiedere a entrambi i ricordi di quel primo anno nella NBA con il n°35 uno e 22 l’altro sulla maglia gialloverde dei Sonics.

Cosa rende Seattle speciale: lo spiegano Durant e Green

 “La città supportava davvero in modo forte la sua squadra”, ricorda Jeff Green. “Il nome Seattle Supersonics porta con sé molta storia, per tutto quello che la squadra è stata in grado di vincere negli anni. Penso si meritino un’altra squadra, bisogna solo vedere quale sarà e quando succederà: se oggi la lega non ha in programma nessuna espansione, bisognerà che accada qualcosa perché Seattle possa tornare ad avere i Sonics, e ovviamente non è semplice. Personalmente io ho un bellissimo ricordo di Seattle, mi sono davvero goduto la città in quel primo anno”. A rendere speciali la squadra e i suoi tifosi, secondo Durant, un elemento fondamentale: “La storia. [I Supersonics] sono riusciti a vincere un titolo già a metà anni ’70, crescendo dal nulla dei primi tempi — e dall’essere considerati una delle peggiori squadre della lega — fino alla vittoria dell’anello, un successo arrivato anche velocemente [esordio NBA nel 1967-68, titolo vinto al termine della stagione 1978-79, ndr]. Nel tempo si è sviluppata una grande base di tifosi, persone che amavano i Sonics alla follia e li considerava come l’unica squadra NBA — ed è stato bellissimo far parte di tutto questo. Molta gente, soprattutto per il modo in cui hanno lasciato la città, vive ancora oggi emozioni contrastanti verso i Sonics, come se fossero una razza in via di estinzione. Mi piace poter dire di avere dei ricordi lì e di essere uno degli ultimi giocatori nella lega ad averli vissuti: Seattle per me rimane un posto che chiamerò sempre casa”, ammette Durant. E detto da un due volte MVP delle finali NBA non fa che aumentare il rimpianto di quei tifosi dei Supersonics che hanno potuto ammirarlo per un solo anno.