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Mercato NBA, le mosse di Philadelphia per arrivare a LeBron James: la degna conclusione del Process?

NBA

Philadelphia sogna di coronare il suo Process: LeBron James al fianco di Ben Simmons e Joel Embiid. Ma per riuscirci dovranno rinunciare a diversi veterani, oltre che convincere il Re a sposare il loro progetto giovane e intrigantissimo ma forse ancora troppo acerbo

Tra le molte opzioni a disposizione di LeBron James, probabilmente nessuna è intrigante quanto il suo passaggio ai Philadelphia 76ers. Dal punto di vista strettamente cestistico, vedere il Re al fianco di Joel Embiid e del suo “protetto” Ben Simmons (con cui condivide lo stesso agente, Rich Paul) diventerebbe immediatamente la storia più interessante dell’intera NBA, aggiungendo una stella di primissimo calibro alla squadra con più hype di tutta la lega. I Sixers sarebbero una destinazione gradita a James secondo le linee-guida tracciate in una delle sue ultime conferenze stampa con i Cleveland Cavaliers: di talento attorno ne avrebbe in abbondanza, forse più di qualunque altra destinazione disponibile, e in più potrebbe limitarsi a un ruolo lontano dal pallone per tre quarti, lasciando le redini offensive della squadra a Simmons e ad Embiid prima di riprendere il controllo nell’ultimo quarto, risparmiando così le energie per l’ultima parte della sua carriera. Anche il contorno, però, sembra poter essere attraente per il Re: dal rispettatissimo coach Brett Brown in panchina ai comprimari come Dario Saric, Robert Covington, T.J. McConnell e l’incognita Markelle Fultz, i giocatori per costruire una rotazione più che competente ai playoff ci sono tutti – senza considerare i vari free agent a caccia del titolo che sicuramente accetterebbero un minimo salariale pur di far parte di questi lanciatissimi Sixers. Sembra tutto bello e tutto perfetto, vero? Non così in fretta: innanzitutto Philadelphia, dopo lo scandalo che ha coinvolto Bryan Colangelo, è priva di una guida all’interno della dirigenza, con il ruolo di GM che è stato assunto ad interim da coach Brown, vero e unico leader della franchigia in questo momento. Inoltre la strada per liberare abbastanza spazio salariale per arrivare a James non è così scontata, visto che comporterebbe diversi sacrifici a livello di giocatori a partire da due veterani come J.J. Redick e Amir Johnson, prima ancora di considerare il nostro Marco Belinelli e Ersan Ilyasova. Inoltre Simmons ed Embiid rimangono poco più che rookie, e James vuole vincere subito: siamo così sicuri che voglia legare gli ultimi anni della sua carriera a una squadra così acerba?

La chiave salariale: liberarsi del contratto di Bayless per aprire lo spazio necessario

Senza addentrarci troppo in profondità nei meandri del salary cap, basti sapere che i Sixers in questo momento non hanno spazio salariale a disposizione, ma possono ottenerlo con qualche sacrificio. Come prima cosa dovranno rinunciare ai diritti su Redick e Johnson, che in questo modo se vorranno rimanere a Philadelphia dovranno discutere il loro contratto come fossero free agent normali. Le due rinunce aprirebbero però circa 25 milioni di spazio salariale con cui aggiungere uno o più giocatori, ma il massimo salariale di LeBron James parte da circa 35 – perciò saranno necessari altri sacrifici per ottenere i 10 milioni necessari a soddisfare la richiesta del Re. Una delle vie più semplici è cercare di liberarsi degli 8.6 milioni dovuti a Jerryd Bayless, uscito totalmente dai piani di coach Brown da febbraio in poi. I modi sono due: o scambiarlo sul mercato con un’altra squadra (ma per riuscirci sarà obbligatorio aggiungerci uno o più “asset”, sotto forma di scelte al Draft o di un giovane), oppure tagliarlo e spalmare il suo contratto sulle successive tre stagioni (la cosiddetta “stretch provision”, ottenendo così immediatamente lo spazio necessario).

Queste due mosse, da sole, non aprono lo spazio necessario per firmare James, anche se di sicuro avvicinano i Sixers: a quel punto servirà un ulteriore sacrificio “minore” – liberarsi di Richaun Holmes sostituendolo con Jonah Bolden (seconda scelta dello scorso Draft), scambiare Justin Anderson o Furkan Korkmaz insieme a un asset – oppure organizzare qualcosa di più grosso, come mettere sul mercato Markelle Fultz e un altro membro della rotazione (Robert Covington? Dario Saric? La scelta numero 10 al prossimo Draft?) per ottenere un singolo veterano di grosso calibro dal salario inferiore a quei due messi assieme, così da aprire ulteriore spazio salariale e aggiungere un giocatore che possa diventare il “Big Four” insieme a James, Embiid e Simmons. Dopodiché si penserebbe a riempire il roster di veterani al minimo salariale, tra cui potrebbe rientrare anche Marco Belinelli se fosse interessato a giocare per una contender in cui si è trovato molto bene lo scorso anno.

Un’ulteriore possibilità può essere di fare la “mossa Houston Rockets”, ovverosia convincendo James a fare opt-in sul suo ultimo anno di contratto e poi scambiare per lui, mantenendo così la possibilità di rifirmare a cifre congrue i vari Redick e Johnson. Per arrivare ai 26-28 milioni necessari per completare la trade secondo i paletti imposti dalle regole NBA servirebbe però impacchettare qualcosa come i contratti di Fultz, Covington/Saric e Bayless più varie scelte, e non è detto che i Cavs siano così interessati o che James sia favorevole a intaccare la profondità del roster prima del suo arrivo. Le possibilità sono molteplici, gli scenari imprevedibili: l’unica cosa certa è che vedere LeBron James a Philadelphia sarebbe la più degna conclusione del Process cominciato anni fa dall’ex GM Sam Hinkie.