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Mercato NBA, le mosse di Houston per arrivare a LeBron James: Paul e Capela restano?

NBA

I Rockets, così come mezza NBA, nei prossimi giorni andrà a caccia del n°23 dei Cavaliers, certa di poter convincere James grazie a un progetto vincente sin da subito. Houston però dovrà fare bene i conti e capire a chi dover rinunciare per firmare LeBron

Il caso James e il suo futuro nella lega continua a essere il più discusso, approfondito e sottolineato  dai cronisti, il più richiesto dagli appassionati e dai tifosi. In quella che è già stata ribattezzata come “l’estate di LeBron”, diverse franchigie sentono di poter giocare le loro carte, di avere una chance per portare a casa il miglior giocatore di basket al mondo. Un lusso per cui essere disposti a fare follie, sacrifici e rivoluzioni. La lista è lunga (come già raccontato più volte), ma se l’obiettivo di James è quello di trovare il modo di essere competitivo sin da subito, nessuna squadra può offrirgli maggiori garanzie di Houston. I Rockets sono arrivati a un passo dall’eliminare Golden State dalle finali di conference, fermati dall’infortunio di Chris Paul e da un gruppo che ha manifestato inesperienza e mancanza di sangue freddo in alcuni momenti chiave della serie. Con un LeBron in più nel motore non ci sarebbe stata storia, ma in Texas per arrivare eventualmente a James bisognerà fare un bel po’ di manovre a livello salariale. Houston infatti non ha lo spazio necessario per firmare un free agent dal peso contrattuale di James, ma dovrà verosimilmente arrivare a lui tramite uno scambio. Con i pesanti rinnovi di Paul e Capela da trattare per mantenere intatto l’asse portante della squadra, non resta margine per immaginare di usare la sign-and-trade, che in quel caso costringerebbe Houston a superare i limiti salariali con soli quattro contratti (Harden, Paul, Capela e James), impedendo poi qualsiasi altro investimento collaterale a partire da Trevor Ariza, ad esempio, anche lui in scadenza. No, Houston deve per forza di cose puntare a una trade, con James che inizialmente vedrebbe confermato il suo contratto annuale da 35.6 milioni (in linea con le cifre previste da un accordo pluriennale firmato il primo luglio), per poi rinnovarlo già da metà gennaio con un contratto a lungo termine che costringerebbe i Rockets a pagare un bel po’ di tasse di lusso, ma non ne limiterebbe il margine di manovra. Ok, quindi serve uno scambio: quali pedine utilizzare per arrivare a James?

Ryan Anderson, è lui il nodo cruciale della questione

Il successo o il fallimento dell’operazione in questo caso passano dunque dalla capacità dei Rockets di disfarsi del contratto da oltre 20 milioni di dollari di Ryan Anderson. Il lungo di Houston ha un accordo di due anni, con 20.4 milioni previsti nei primi 12 mesi, seguiti poi dai 21.3 della stagione 2019/20. Un contratto molto pesante, che già lo scorso anno non permise ai texani di portare a buon fine l’assalto a Carmelo Anthony, in partenza dai Knicks che però ritennero troppo ingombrante la sua presenza nel salary cap, a fronte di un contributo che gli ultimi anni con i Rockets hanno dimostrato essere ben al di sotto delle attese. Inoltre, oltre alla mancanza di appeal, un contrattone come il suo porterebbe Cleveland a superare nuovamente la soglia della luxury tax: un sacrificio fatto con piacere per convincere LeBron, soldi buttati per una squadra che deve puntare a rinnovare il roster e senza velleità di successo. E di fronte a un’evenienza del genere, neanche diverse prime scelte potrebbero convincere Cleveland a sobbarcarsi un peso di quella dimensione. L’altra via dunque è quella di tenersi sul groppone Anderson e trovare in altro modo la strada per ritagliare lo spazio salariale necessario per infilare James. Per completare la trade Houston deve spedire a Cleveland almeno 28.4 milioni di contratti combinati, quindi fare un pacchetto che comprende Eric Gordon, PJ Tucker, Aaron Jackson, Nene, Chinanu Onuaku e Zhou Qi, che al netto dei tanti nomi vorrebbe dire rinunciare a due dei quattro giocatori più utilizzati in questa post-season. Un bel colpo anche per la batteria di tiratori di Houston, una delle peculiarità che hanno portato al vertice i texani (333 triple complessive in stagione in due per Gordon e Tucker). Un sacrificio necessario per arrivare a James e mantenere un quartetto di Big Four di livello assoluto, al fianco del quale poi lavorare con profili diversi (e meno blasonati). In quel caso poi toccherebbe ritoccare il roster, riempirlo di veterani e mettere mano al portafoglio per pagare tante tasse. Da parte di Houston ci sarebbe comunque tutta l’intenzione di farlo, toccherà a LeBron far capire se è quella la sua intenzione. Al netto dei sacrifici, decide sempre lui. Ma questo lo sapevate anche prima.