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NBA, Draymond Green e la sua scelta futura: restare agli Warriors o andare via?

NBA

Tre anni fa Draymond Green ha rinunciato a parte del suo contratto per lasciare spazio a Kevin Durant. La prossima estate sul piatto però potrebbero esserci centinaia di milioni di dollari: in quel caso la scelta sarebbe molto più complessa

Gli Warriors sono diventati la più recente delle dinastie (vincenti) della NBA; mix impareggiabile di talento, lungimiranza nelle scelte, assortimento nella qualità del materiale tecnico e umano. Tutto sapientemente amalgamato da coach Steve Kerr, da una dirigenza perfettamente calata in una realtà moderna e all’avanguardia come quella californiana e di San Francisco. Concetti ripetuti e sottolineati in maniera reiterata negli ultimi anni, tralasciando però un aspetto decisivo della questione: il sacrificio economico che alcuni componenti importanti del roster sono stati disposti a sopportare pur di mantenere intatto un gruppo unico. Se il contratto di Steph Curry è stata una fortunata coincidenza (nessuno avrebbe immaginato che le sue caviglie reggessero in questo modo, così a lungo, rendendolo così forte e continuo), le scelte fatte da Klay Thompson e Draymond Green sono state ragionate e pesate per il bene della squadra. In particolare quella presa dal n°23 di Golden State, da sempre incline in campo a sporcarsi le mani in favore dei compagni, quando nel 2015 decise di mettersi con il bilancino a pesare i centesimi del suo contratto per favorire gli Warriors. “Voglio vincere a tutti i costi”, è l’unica frase che continua a ripetere con convinzione, anche dopo essersi messo al dito il terzo anello negli ultimi quattro anni. Nell’estate seguente al suo primo titolo NBA, quella della consacrazione sul palcoscenico più importante del mondo, in tanti dopo il riscatto sarebbero passati all’incasso (come spesso accade alle scelte del secondo giro che trovano continuità sul parquet). Green invece ha dimostrato ancora una volta di essere diverso dagli altri: “Ho deciso di guadagnare meno, così da poter firmare giocatori del calibro di Durant negli anni a venire. Sono uno studente del Gioco e ho posto molta attenzione all’aspetto economico della mia carriera, guardo ai numeri; una cosa che molte persone non fanno. Lasciano che siano gli agenti a decidere il loro destino”. B.J. Armstrong, la persona che cura i suoi interessi invece, ha imparato da subito a convivere con un cliente particolare come lui.

Il possibile rinnovo da 226 milioni: basta un premio il prossimo anno...

Green nel 2015 ha firmato un contratto da 82 milioni in cinque anni. Uno sconto da oltre 12 milioni di dollari che ha permesso a Golden State di prosperare e puntare a firmare effettivamente altri campioni, decidendo di scambiare Andrew Bogut e non rinnovando Festus Ezili e Harrison Barnes nel 2016 per liberare spazio a Durant. Un preciso e complesso incastro economico che ha permesso agli Warriors di rinnovare la squadra dopo la sconfitta in gara-7 contro Cleveland: “Quei soldi non mi avrebbero cambiato la vita: al netto delle tasse sarebbero stati 6-7 milioni di dollari in più; non avrebbe fatto differenza averli nelle mie tasche, mentre i titoli possono. Vincere più anelli possibile cambia le cose. È una questione di priorità: io so quanto è importante vincere e non c’è bisogno che Bob Myers mi convinca di questo”. Un bel vantaggio che a cui gli Warriors potrebbero dover rinunciare nei prossimi anni, magari già dalla prossima estate, nonostante Klay Thompson abbia già fatto presente di avere intenzione di rinunciare a parte dei milioni che gli spettano pur di mantenere intatto il roster di Golden State. Una politica di condivisione che potrebbe arrivare presto al capolinea: “Tutte le cose buone in questo mondo costano care – ha sottolineato il GM Myers -. Proveremo a trattenere con noi Thompson e Green con un’estensione già da questa estate. Si sono guadagnati sul campo il diritto di fare quello che vogliono. Forse preferiranno attendere e diventare free agent, non posso controllare questo aspetto. Noi faremo di tutto per convincerli”. Con altri due anni di contratto e 36 milioni ancora da incassare, Green potrebbe firmare un triennale da 72 milioni come estensione che partirebbe dalla stagione 2020/21. A livello economico però il n°23 degli Warriors rifiuterà questa opzione perché qualora nella prossima stagione venga votato come miglior difensore dell’anno, All-Team NBA o riceva il premio di MVP, questo gli permetterebbe di puntare a un rinnovo da 226 milioni di dollari in cinque anni. Soldi a cui sarebbe molto più difficile rinunciare.

Jordan Bell, il suo possibile sostituto

Poco prima della sirena finale di gara-4 contro i Cavaliers, Green è stato molto lucido mentre tutti i suoi compagni pensavano già a festeggiare: “Non lasciarti scappare questo pallone, per nulla al mondo”, ha iniziato a urlare dalla panchina verso Jordan Bell, che poi fedele ha ceduto il trofeo nelle mani del n°23. Durant ha vinto il premio di MVP delle Finals, ma il pallone l’ha portato (giustamente) a casa lui: “In tanti mi odiano perché non mi conoscono: sono convinto che se sapessero come sono fatto, saprebbero che le persone con cui ho confidenza non provano astio verso di me. Ma tutta questa gente che punta il dito contro di me non conta, non mi influenza. Le relazioni che mi porto in campo sono molto più importanti del basket, chi gioca con me sa che ci sono io a coprirgli le spalle”. Come raccontato anche dal video sulla sua presenza difensiva (in testa all’articolo), la vocalità e la partecipazione che Green mette in ogni sfida, trasforma spesso le partite in battaglie. Modo di vedere le cose che il n°23 sta trasmettendo proprio a Bell, da molti indicato come suo possibile successore nel caso in cui Golden State sarà costretta a rinunciare a lui. Proiezioni approssimative infatti portano il salary cap degli Warriors in proiezione a superare i 300 milioni di dollari annui dal 2020 in poi. Troppi, anche per giustificare la tenuta del miglior roster della storia del Gioco. A meno che Green non decida di nuovo di dare l'esempio e fare ancora una volta un passo indietro, con buona pace per tutti quelli che resterebbero ad assistere alla dinastia Warriors da spettatori.