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Cleveland affronta “the day after”: la città in lutto per l'addio a LeBron James

NBA

A partire da oggi verrà smantellato il famoso billboard pubblicitario che raffigura il n°23, mentre le sue maglie sono già in vendita scontate del 40%. Da Cedi Osman a Terry Francona, però, non mancano i messaggi di stima e ringraziamento per il "Re" che se ne va

È nel cuore di downtown, a cinque minuti a piedi dalla Quicken Loans Arena. Per anni è stato uno dei luoghi più fotografati della città: l’enorme billboard pubblicitario di Nike che ritrae LeBron James di schiena, il suo numero 23 in bella mostra e al posto del suo nome sulle spalle quello della sua città, Cleveland. E se è vero che Cleveland rimarrà sempre la sua città (per lui, nativo di Akron), casa almeno per i prossimi tre anni sarà Los Angeles, mentre la metropoli dell’Ohio deve fare i conti con l’ennesimo addio del suo figlio prediletto, che come nel 2010 ha scelto di proseguire altrove la sua carriera. Il billboard, ha annunciato Nike, verrà rimosso a partire da oggi (“Ci vorranno alcuni giorni”, fanno sapere visto l’enormità dell’opera, che pesa 1.3 tonnellate…) e così negli ultimi giorni parecchi tifosi si sono recati in pellegrinaggio su Prospect Avenue, per scattare le ultime foto con il loro campione sullo sfondo. A pochi passi – l’ingresso è su uno dei lati della Q Arena – il negozio ufficiale dei Cavs ha messo in vendita tutte le canotte n°23 dei Cavs con un -40% di sconto: un altro modo di dire addio a LeBron James, la notizia che 24 ore dopo l’annuncio la fa ancora da padrone in città. A tributargli un saluto speciale ci ha pensato tra gli altri anche Cedi Osman, la matricola turca dei Cavs che con James ha condiviso l’ultima stagione NBA e che ha affidato al suo account Instagram alcune parole davvero significative: “Alcune persone tirano fuori il peggio da te, altre il meglio. E poi ce ne sono altre, queste davvero rare, che tirano fuori quello che neppure tu sai di poter avere dentro. Aiutano a costruirti un’identità. Ti fanno sentire vivi. Ti fanno sentire forte. Fanno in modo che pensi che nessuno possa fermarti. Dal primo momento in cui ci siamo incontrati – King – tu sei sempre stato quella rara persona, per me. Io non credo alle coincidenze. Ho scelto invece di credere che i nostri cammini si siano incrociati per un motivo. E questo motivo apparirà sempre più chiaro man mano che io continuo il mio percorso. Ti prego di accettare la mia gratitudine più sincera per l’aiuto che mi hai dato e l’apprezzamento più vero per avermi ispirato. Mi reputo fortunatissimo perché in questi mesi mi sono potuto circondare del tuo carisma”. 

Un post condiviso da Cedi Osman (@cediosman) in data:

Dal sindaco al manager del baseball

Il secondo addio di James a Cleveland non fermerà però l’ascesa della città, garantisce il sindaco Frank Jackson: “La nostra downtown rimarrà una destinazione tra le prime al mondo per chiunque voglia visitarla, viverci, lavorarci, farci business o anche solo divertirsi e andare a mangiar fuori”. Lo testimoniano i 15.000 abitanti in più attratti negli ultimi 4 anni, quelli dal ritorno in città di LeBron da Miami, e lo testimonia anche il processo di rinnovamento – valutato attorno ai 140 milioni di dollari – della stessa Quicken Loans Arena, la casa dei Cavs che sorge proprio di fianco al ballpark degli Indians. Il cui manager, il leggendario Terry Francona, ha trovato anche lui modo di dare il suo addio a James, tanto comprensivo quanto realista: “Mi mancherà, perché mi piaceva andare a veder giocare i Cavs sapendo di poterlo vedere all’opera. Si è meritato la chance di andare altrove, fargliene una colpa sarebbe assurdo: se qualcuno mi desse 154 milioni di dollari, probabilmente anch’io andrei ovunque fosse necessario”.