L'agente del neo-acquisto gialloviola era l'unica altra persona presente alla chiacchierata decisiva tra il presidente dei Lakers e l'ex superstar dei Cavs: "È stato come guardare due pesci in un acquario comunicare in un linguaggio che il resto del mondo non può capire”
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JERRY WEST: "LEBRON AI LAKERS? NON È MERITO DELLA DIRIGENZA"
A parte lui – il diretto interessato, il protagonista principale – della firma di LeBron James per i Lakers hanno parlato tutti, da Magic Johnson e Rob Pelinka (con le dichiarazioni ufficiali al momento della firma) al guru ex Lakers oggi ai Clippers Jerry West, passando anche per Zlatan Ibrahimovic, altra stella che ha fatto di L.A. la sua casa adottiva. Poi ovviamente ci sono state le reazioni del resto della lega, la maggior parte delle quali affidate ai social. Ma in attesa di sentire le parole del nuovo n°23 gialloviola, uno dei protagonisti della trattativa – l’agente del giocatore Rich Paul – ha raccontato a Sports Illustrated la sua versione della firma più chiacchierata dell’estate. D’altronde a parte Magic e LeBron era lui l’unico altro essere umano presente al meeting super segreto tenuto nella villa losangelina di James, l’incontro che ha definitivamente sancito il passaggio della superstar ex Cavs ai Lakers. Un incontro che Rich Paul – che a 21 anni ha conosciuto LeBron James per caso, incontrandolo all’aeroporto di Akron-Canton e cercando di vendere al talento di St. Vincent-St. Mary’s una maglia throwback di Warren Moon, ex quarterback NFL, identica a quella che lui stesso stava indossando – ha raccontato con queste parole: “Magic è stato Magic, ma allo stesso tempo è anche stato Earvin. Non ha provato a convincere LeBron vendendogli i Lakers, si è trattato più di una semplice chiacchierata. ‘Io sono questo tipo di persona’, ‘Questo è quello che facciamo qui’. ‘Questa è la cultura che vogliamo rappresentare’. ‘Questi sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere’. ‘E questo è il modo in cui vediamo il tuo futuro in maglia Lakers, l’idea di come poter valorizzare il tuo arrivo qui’. Tutto qui”, assicura Paul. Che con molta umiltà non ha problemi a riconoscere come la comunicazione tra due dei più grandi giocatori della storia del gioco sia avvenuta a un livello di connessione a cui pochissimi altri possono accedere. È stato come guardare due pesci in un acquario comunicare in un linguaggio che il resto del mondo non può capire”, la perfetta descrizione fornita dall’agente di James. Che spiega così il suo pensiero: “Magic capisce cosa vuol dire essere LeBron. È stato una point guard di 2.05, un MVP, ma è anche stato ‘Tragic’ Johhnson [il riferimento è agli errori commessi in finale NBA nel 1984 contro Boston, che Paul paragona al fallimento di James nelle finali 2011 contro Dallas, ndr]”.
Rich Paul spiega perché James ha scelto Los Angeles
Rich Paul ha poi svelato un altro particolare curioso relativo al movimento di mercato più chiacchierato dell’estate NBA, fornendo cioè la sua interpretazione alla mossa di LeBron James, da molti accolta con sorpresa ma da lui collocata all’interno del disegno totale della sua carriera, e rapportata alle motivazioni del suo cliente più famoso: “Il primo trasferimento, da Cleveland a Miami, era motivato dalla voglia di vincere un anello. Il secondo, da Miami a Cleveland, dal mantenere una promessa fatta. Questo – da Cleveland a Los Angeles – riflette soltanto la sua libertà di fare quello che vuole”. E nella tradizione dei pionieri che hanno fondato il Paese, la volontà di LeBron James è stata quella “to go West”, verso la Frontiera. Se ci sarà un anello ad attenderlo sulla costa pacifica, lo dirà soltanto il tempo.