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NBA, Dennis Schröder a OKC: perché può funzionare e perché no

NBA

Ennio Terrasi Borghesan

L'arrivo di Dennis Schröder al posto di Carmelo Anthony rappresenta una scommessa per gli Oklahoma City Thunder: riuscirà il tedesco ad avere successo alle spalle e al fianco di Russell Westbrook e Paul George?

In principio fu Earl Watson, back-up in cabina di regia nel 2008-09, l’anno da rookie. Poi vennero le tre stagioni tempestose dell’ex Varese e Capo d’Orlando Eric Maynor, tra le più prodighe di risultati per la franchigia ma probabilmente anche per quanto riguarda l’accostamento con l’ingombrante compagno. In mezzo, e anche in contemporanea, l’esperienza di Derek Fisher e la sregolatezza del nativo di Pordenone Reggie Jackson. Chiusa questa fase, le porte girevoli di D.J. Augustin, Cameron Payne, Semaj Christon e Raymond Felton.

Non si può certo dire che gli Oklahoma City Thunder non le abbiano provate tutte nel ricercare la figura ideale da abbinare al talento ingombrante e esigente di Russell Westbrook. Esperienza, genio e sregolatezza, solidità, palmares: ciascuno dei nomi citati possiede una o più di queste caratteristiche, ma ciascun piano, per le più disparate ragioni, non si è mai tramutato in successo, durata e stabilità nel tempo. Il sorprendente scambio per Dennis Schröder, nato con l’obiettivo primario di guadagnare dal dump del contratto di Carmelo Anthony, pone davanti a una domanda fondamentale.

Può riuscire il tedesco dove hanno fallito gli altri giocatori sopracitati? Può essere lui, contemporaneamente, quel giocatore di talento da affiancare a Westbrook per alleviarne il peso della costruzione offensiva e quello stesso creatore - e finalizzatore - di gioco per una second-unit con sparute tendenze di affidabilità?

Perché sì

Arrivato a fari spenti in Oklahoma, il play tedesco vivrà ai Thunder un’occasione di rilancio ad alti livelli dopo la buona stagione esclusivamente numerica nei disastrati Atlanta Hawks 2017-18. Le statistiche parlano di uno Schröder che ha flirtato con i 20 punti di media, ma con livelli di efficienza offensiva decisamente sotto la media per il ruolo.

C’è però un aspetto importante del gioco del tedesco che ben potrebbe sposarsi con la filosofia di gioco della squadra di coach Billy Donovan: nell’ultima stagione “German Rondo” ha segnato 1.09 punti per 100 possessi da situazioni di isolamento, facendo registrare la miglior percentuale al tiro (48.9%) tra i giocatori con almeno 100 opportunità del genere in tutta la stagione.

L’aver segnato in più della metà delle situazioni in Iso (50.9%) lo posiziona dietro al solo MVP in carica James Harden in questa classifica. Un dato che non ha fatto granché le fortune degli Hawks, tra le ultime dieci squadre in NBA per possessi in isolamento (solo 23esimi con il 5.6% dei possessi di squadra sviluppatisi su un uno-contro-uno). Un dato che però, se ripetuto, potrebbe fare le fortune dei Thunder, secondi solo agli Houston Rockets per possessi in Iso nell’ultima stagione.

Considerando che i 3.2 possessi a partita in Iso di Schröder sono pressoché pari alla quantità di quelli di Anthony nella scorsa stagione (3.1) ma con maggiore efficienza, questo dato può fornire una prima indicazione del potenziale buon fit del giocatore tedesco nel sistema di Donovan.

Nel soprannome affibbiato al leader del post-Nowitzki nella nazionale tedesca, German Rondo, vi è un altro motivo per cui il neo-arrivato in casa OKC potrebbe rivelarsi un fit migliore del previsto: pur non avendo mai registrato medie assist strabilianti, quando svestito di responsabilità da prima e principale opzione offensiva, Schröder è giocatore cui piace aprire il campo in transizione con passaggi anche spettacolari e tendenzialmente efficaci.

Calato nel giusto mind-set di una realtà vincente, l’ex Hawks ha già dimostrato di saper interpretare in maniera indubbiamente interessante la tipologia di responsabilità e compiti che si aspettano da lui coach Donovan e il coaching staff dei Thunder. Le sue più che buone abilità di passatore non si traducono soltanto nell’aprire il campo con passaggi spettacolari, ma anche nel funzionare da buon giocatore di pick-and-roll.

La sua capacità di aprire il campo potrebbe essere importante non soltanto nel generare tiri da fuori ad alta percentuale (e i Thunder non difettano di giocatori in grado di realizzarli), ma anche situazioni in cui un altro attaccante -anche lo stesso Westbrook- potrebbe ricevere il pallone dietro l’arco dei 3 punti e penetrare a canestro prendendo in controtempo il suo marcatore diretto.

Queste caratteristiche potrebbero servire come il pane a una squadra come i Thunder, enormemente limitati nelle ultime stagioni dal rendimento della squadra senza la presenza sul parquet di Russell Westbrook: da +5.7 a -5.2 di net rating nell’ultima stagione, da +3.3 a -8.9 nella stagione da MVP del prodotto di UCLA.

Schröder, però, non funzionerà soltanto come back-up del leader dei Thunder, ma per una buona porzione delle partite opererà come compagno di reparto sul parquet, con la possibilità di esporre un ulteriore -potenziale- punto di contatto tra i due che verosimilmente detterà il successo dell’aggiunta del tedesco al roster.

Riuscirà Schröder a “alleggerire” il ball handling di Westbrook, riducendone lo Usage rate e di conseguenza aumentando l’efficienza offensiva di Mr. Triple Double?

Perché no

La domanda precedente è quella attraverso cui passerà buona parte del successo della trade. È indubbio che Schröder sia qualitativamente superiore ai giocatori che si sono alternati di recente prima di lui nel ruolo, probabilmente anche dello stesso Reggie Jackson che rappresenta il benchmark di riferimento.

Avere il nativo di Pordenone come punto di riferimento per valutare e correggere l’esperienza in Oklahoma del giocatore tedesco potrebbe essere molto importante, pur considerando che rispetto ad allora i Thunder hanno cambiato guida tecnica (Donovan per Brooks) e core (con la partenza di Kevin Durant).

Una prima issue potrebbe riguardare la difesa di Schröder, in realtà poco capace di rispettare le aspettative in cinque anni di carriera NBA: soltanto al terzo anno, quello che poi convinse la dirigenza Hawks a firmare un estensione da 70 milioni di dollari affidandogli le redini della franchigia, Schröder ha infatti registrato un Net Rating positivo con, contemporaneamente, un Defensive Rating di tutto rispetto (95.7; per fare un parallelo, nell’ultima stagione è stato pari a 110.2).

Quella stagione seguì quella in cui gli Hawks potevano vantare 4 All Star e una Regular Season da 60 vittorie (prima di infrangersi contro LeBron James in finale di Conference), ed è importante notare anche come Atlanta riuscì a giocare a un ritmo più alto, con il giovane tedesco in grado di garantire un maggior rendimento difensivo.

Nell’ultima stagione, con il tedesco in panchina gli Hawks avevano un Defensive Rating decisamente migliore (4.2 punti meglio su 100 possessi), con Schröder che veniva superato in peggio soltanto da Marco Belinelli, poi emigrato alla volta dei Philadelphia 76ers.

In origine il giovane play teutonico veniva considerato un simil-Rondo anche nella metà campo difensiva, capace di disturbare continuamente il suo diretto avversario con le sue leve longilinee. Qualcosa di intravisto nei primi tre anni di carriera, ma quasi del tutto assente nelle ultime due annate.

Riabituarsi a un ambiente vincente è il primo passo, e la riabitudine è un modus operandi che non deve esercitare soltanto Schröder. A fare un passo in avanti dovrà essere anche Russell Westbrook: negli ultimi due anni anche lo stesso Russ si è disabituato ad avere “polli più grossi” nel suo pollaio.

Decentralizzare le responsabilità offensive potrebbe fare la fortuna di OKC, ma allo stesso tempo creare una situazione caotica e da verificare attentamente con i due giocatori coinvolti: nelle due stagioni in tripla doppia di media, Russell Westbrook ha toccato livelli di Usage Rating altissimi (oltre 33 nell’ultima, addirittura oltre quota 40 due stagioni fa), un aspetto che ha poi provocato momenti di appannamento e stanchezza.

Un contesto positivo e vincente, oltre allo stile di gioco più adatto a fare emergere le migliori caratteristiche di German Rondo: prima di tutto quella difesa vista solo a tratti, poi le capacità balistiche anche sulla metà campo difensiva e un’attitudine positiva a sua volta, lontana anni luce dai rumors negativi letti sul tedesco in questa stagione.

La scommessa per OKC è indubbiamente interessante, e potrebbe anche pagare quei dividendi ulteriori a rendere i Thunder una mina vagante sempre più imprevedibile a Ovest, con o senza alcune trade minori preannnciate nei giorni scorsi.

Dennis Schröder tende a apparire più futuribile e più promettente -oltre che forte- di quanto non lo fosse, ai tempi, Reggie Jackson. I pregi tecnici/tattici sono tanti, e starà a Billy Donovan incalanarli nel modo giusto, evitando che la spirale “negativa” che parla di stagioni da ball-hogger e conclusioni, fuori dagli Iso, che non brillavano certo per efficienza.

È verosimile che tutto questo, in larghissima misura, dipenderà da Schröder in prima persona. Motivo per cui deve essere proprio il giocatore tedesco ad andare all-in, rinunciando alle sirene individualiste vissute nelle ultime due stagioni.