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NBA 2018-2019, tutto quello che c'è da sapere sulla Southeast Division

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Una division livellata verso il basso: Washington e Miami si contendono un posto ai playoff e la testa della Southeast, con Charlotte che cerca la formula giusta per rientrare tra le prime otto della Eastern Conference. Per Orlando e Atlanta, invece, le prospettive sono di un altro anno di Lottery

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Se l’Atlantic è senza ombra di dubbio la division più forte di tutta la Eastern Conference, tra la Southeast e la Central sarà una “bella” lotta a chi raccoglierà meno vittorie nel corso della prossima regular season. Le due migliori squadre, Washington e Miami, sembrano avere al massimo le possibilità di puntare al quarto posto (ma c’è Milwaukee di mezzo), mentre Charlotte dovrà trovare una chimica di squadra eccellente ed evitare gli infortuni per poter strappare un posto per la post-season. Sul fondo, invece, per Orlando e Atlanta si prospetta una stagione di sviluppo per i tanti giovani a disposizione, e per quanto possa intrigare lo sviluppo dei vari teenagers a disposizione, di solito a tanta gioventù non corrispondono molte vittorie. Nello scorso anno furono i Miami Heat a chiudere con il miglior record precedendo di un vittoria gli Washington Wizards, lo stesso distacco che ha separato Orlando da Atlanta: i rapporti di forza, visto anche il mercato pressoché immobile delle cinque squadre, dovrebbero rimanere gli stessi anche nella prossima stagione, sempre al netto degli infortuni o degli scambi che possono sempre cambiare le prospettive di qualsiasi franchigia a stagione in corso.

La novità: JIMMY BUTLER?

Proprio un possibile scambio – pur non essendosi ancora concretizzato – si propone come la novità più importante di una division che altrimenti avrebbe da proporre solamente l’arrivo di Dwight Howard nella capitale. Lo scambio che Miami sta cercando di portare avanti con i Minnesota Timberwolves per Jimmy Butler stenta a decollare per le richieste esose dei T’Wolves, ma il suo eventuale passaggio in Florida lo renderebbe quasi automaticamente il miglior giocatore della division – oltre a rilanciare le prospettive degli Heat, che nella scorsa stagione sembrano aver raggiunto un po’ il limite del loro sviluppo con l’attuale nucleo di giocatori, per quanto sia ampiamente da zona playoff. Butler si inserirebbe alla grande in una cultura di squadra basata sul lavoro e sul sacrificio senza se e senza ma, oltre a essere circondato da un gruppo di veterani che hanno voglia di vincere subito senza aspettare la maturazione dei giovani. Esattamente quello che Butler cerca per lasciare Minneapolis, rendendo già nota la sua preferenza per South Beach (che lo rifirmerebbe al massimo salariale tra un anno): la vera domanda è se le dirigenze riusciranno a trovare la quadra giusta per chiudere lo scambio.

La superstar: JOHN WALL

In attesa che si risolva la situazione legata a Butler, il miglior giocatore della division gioca a Washington e risponde al nome di John Wall. Il cinque volte All-Star è reduce da un’annata negativa con gli Wizards, giocando solo la metà delle partite e peggiorando in quasi tutte le voci statistiche, ma rimane comunque una delle migliori point guard della lega – specialmente quando sano. Da quest’anno non ci sarà più Marcin Gortat a portargli i blocchi ma Dwight Howard, e questa convivenza – tanto tecnica quanto, soprattutto, caratteriale – determinerà il successo della stagione di Wall nella capitale e all’interno della conference.

La sorpresa: GLI ATIPICI DI ORLANDO

In una division che non propone moltissimo in termini di evoluzioni tattiche, a Orlando potrebbe svilupparsi una strutturazione di particolare interesse. I giovani che compongono il front-court – Aaron Gordon, Jonathan Isaac e Mo Bamba – rappresentano un terzetto di lunghi tanto atipico quanto intrigante: tutti e tre possiedono caratteristiche peculiari sia fisiche che tecniche, e se coach Steve Clifford riuscirà a farli coesistere in una combinazione sostenibile in attacco (fondamentalmente dipenderà dalle loro percentuali al tiro), nella metà campo difensiva potrebbero comporre un mostro a tre teste difficilissimo da superare, visto che tutti hanno le potenzialità per essere difensori ben sopra la media e, soprattutto, versatilissimi. Ci sono comunque altri giocatori di mezzo a partire da Nikola Vucevic e Jonathon Simmons, ma tenere d’occhio come si comporteranno quei tre è uno dei (pochi) motivi per cui seguire i Magic quest’anno.

Il rookie: TRAE YOUNG

Forse l’unico motivo per guardare gli Atlanta Hawks è seguire l’impatto alla sua prima stagione in NBA di Trae Young, uno dei giocatori più elettrizzanti a essere usciti dal college nelle ultime annate. Il suo gioco “Steph Curryiano” e le sue visioni dal palleggio promettono highlight su highlight, ma i tifosi degli Hawks dovranno prepararsi anche a tante partita con percentuali scadenti e difficoltà difensive diffuse, perché il fisico ha bisogno di parecchio lavoro per essere presentabile e sostenibile a livello NBA. A suo favore ci sarà la mancanza pressoché assoluta di pressioni, perché Atlanta è al primo anno di un nuovo corso ed è pronosticata da molti come la peggior squadra dell’intera lega, non solo della conference o della division. Detto questo, un occhio ogni tanto conviene darlo.

Il ranking

1.       Miami Heat

2.       Washington Wizards

3.       Charlotte Hornets

4.       Orlando Magic

5.       Atlanta Hawks