I Celtics vincono la gara d’esordio al TD Garden contro Philadelphia, guidati dai 23 punti di Jayson Tatum e felici di ritrovare sul parquet Kyrie Irving e soprattutto Gordon Hayward. I Sixers restano in partita per tre quarti, ma alla fine perdono 105-87
Boston Celtics-Philadelphia 76ers 105-87
Finisce con una tripla dall’angolo – la prima in maglia Celtics – e la standing ovation del pubblico di Boston la partita di Gordon Hayward, l’osservato speciale della prima gara ufficiale della regular season NBA 2018-19. “È stata una sensazione unica, i primi due minuti ero in preda a mille emozioni diverse”, racconta a fine match. L’ex giocatore degli Utah Jazz chiude con dieci punti e soprattutto 25 minuti trascorsi sul parquet, alla ricerca di una condizione che è ancora lontana dall’essere ottimale. Discorso simile per Kyrie Irving, incapace in tutto il primo tempo di trovare il fondo della retina (0/8 dal campo, 0/5 da tre, eguagliata la sua peggior performance personale al tiro nei primi due quarti di un match NBA) e ancora in fase di rodaggio. A trascinare i Celtics ci hanno pensato quindi i reduci della passata regular season, a partire da Jayson Tatum, protagonista con 23 punti e nove rimbalzi, a cui si aggiunge la doppia doppia da 16+10 di papà Marcus Morris (che ha aggiunto la dicitura “Sr.” sulle sue spalle) e la solita immensa partita di Al Horford, decisivo sia in attacco che a protezione del ferro. Boston infatti tiene Philadelphia a soli 87 punti segnati, realizzati con meno del 40% dal campo, del 20% dall’arco e del 60% a cronometro fermo. Una miseria, giustificata soltanto in parte dal ritmo forsennato a cui è stato condotto in particolare il primo tempo (55 possessi a testa per le due squadre) e merito del lavoro difensivo fatto da Boston. Un gruppo profondo e pieno di alternative quello a disposizione di Brad Stevens, con ben nove giocatori che restano sul parquet almeno per 19 minuti (quelli giocati da Aron Baynes che mette a segno un paio di triple che ben raccontano la capacità di fare progressi in casa Celtics). Una rotazione ben diversa da quella dei Sixers, ridotta all’osso già in questa gara d’esordio dall’infortunio di Wilson Chandler e da una varietà di scelta inferiore.
Philadelphia si gode Simmons, cercando la giusta collocazione per Fultz
A prendersi la scena in casa Sixers è soprattutto Ben Simmons, l’ultimo ad arrendersi e solito tuttofare nei 43 minuti trascorsi sul parquet (nei cinque in cui si è seduto, -10 Philadelphia). Alla sirena finale sono 19 punti, 15 rimbalzi, otto assist e quattro rubate, il migliore per distacco insieme a Joel Embiid che segna i primi due punti della stagione NBA e chiude con 23 e dieci rimbalzi, dimostrando già ulteriori sprazzi e margini di miglioramento in un gioco offensivo che sembra avere davvero pochissimi limiti. Discorso a parte invece va fatto per Markelle Fultz che, come accaduto già in preseason, parte titolare a inizio gara per poi entrare dalla panchina dopo l’intervallo. La prima scelta al Draft 2017 cerca poco il canestro, esita più del dovuto in alcune occasioni e conclude i suoi 24 minuti in campo con un eloquente -16 di plus/minus, confermando le difficoltà nel trovare il fondo della retina nonostante la meccanica di tiro appaia molto più convincente. Philadelphia però dura letteralmente tre quarti, incapace di tenere il passo dei Celtics senza trovare continuità al tiro. A questo si aggiungono 16 sanguinose palle perse che scoraggiano qualsiasi tentativo di rimonta: gli ultimi due punti di Embiid nella sfida portano lo svantaggio degli ospiti in singola cifra a meno di cinque minuti dal termine, ma la spia della benzina era già accesa da un pezzo.