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NBA, la serata speciale dell’ex Jonas Jerebko contro gli Utah Jazz

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I suoi due punti arrivati a tre decimi dalla sirena hanno deciso la gara in favore di Golden State, al termine di un match particolare per lo svedese contro i compagni della passata stagione: “Con questo canestro è diventato uno di noi”

GOLDEN STATE VINCE SULLA SIRENA CONTRO UTAH

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La vendetta è un piatto che va servito freddo e Jonas Jerebko aveva cerchiato in rosso sul calendario la seconda partita stagionale dei suoi Warriors; la prima al Vivint Smart Home Arena, il palazzetto di casa nella passata stagione. A inizio luglio i Jazz si sono ritrovati di fronte a un bivio: decidere se garantire a Jerebko i 4.2 milioni di dollari del suo contratto per la stagione 2018/19 o tagliarlo dal roster. Alla fine però l’ex giocatore dell’Angelico Biella, liberato del suo accordo, ha trovato spazio a San Francisco firmando al minimo salariale. Un’occasione particolare per dimostrare di meritare un posto nel roster più ambito al mondo. Prima della palla a due, durante il riscaldamento e negli spogliatoi i compagni hanno compreso la sua situazione emotiva, la voglia di riscatto e hanno iniziato a gettare benzina sul fuoco. Una consuetudine introdotto da David West nelle ultime due stagioni in casa Warriors, quella di caricare i compagni e creare dell’attrito e delle rivalità con gli avversari prima dell’inizio della gara. “Loro non ti hanno voluto”, era il mantra che risuonava nelle orecchie dello svedese. Questa una delle ragioni per cui Steve Kerr ha scelto di puntare su di lui, nonostante le difficoltà nella preseason e l’esordio incolore contro OKC. E Jerebko ha risposto presente non appena ha messo piede sul parquet a metà primo quarto, vestendo i panni del lungo che può allargare il campo e garantire minuti preziosi in uscita dalla panchina. Due triple in quattro minuti che lo hanno reso osservato speciale della difesa della Utah Jazz. “Penso di essere stato abbastanza solido nell’approccio”, racconta a fine partita. Non avesse segnato il canestro più importante della sfida, sarebbe stata lo stesso una prova convincente. Ma poi Rudy Gobert ha deciso di non tagliarlo fuori a rimbalzo e di spingerlo dopo l’errore di Durant verso il pallone, favorendo così la possibilità di raccogliere il rimbalzo d’attacco e realizzare il bersaglio del +1.

L’abbraccio dei compagni e la provocazione davanti la panchina avversaria

“Dimenticate la vittoria, dimenticate la partita. La mia parte preferita sono state le sue urla in faccia alla panchina avversaria”. Il commento sorridente di Draymond Green fine gara racconta bene l’euforia scatenata dalla sua giocata in spogliatoio, arrivata al termine di una partita in cui Jerebko si è trovato più volte a battibeccare in maniera ironica con gli ex compagni. Dopo la tripla a fine terzo quarto sulla sirena di Ingles ad esempio, l’australiano è finito sullo slancio verso lo svedese a cui ha sussurrato qualcosa nell’orecchio. Un altro scambio molto particolare è arrivato nel primo quarto, non appena Jerebko ha messo piede sul parquet e portato un blocco per favorire l'uscita di un tiratore. Donovan Mitchell prova a forzarlo nonostante l’ingombrante presenza dell’ex compagno e i due vanno allo scontro. Scintille? Faccia a faccia? Nulla di tutto questo, un cinque tra amici che si rispettano e proseguono per la propria strada. Il canestro finale però ha fatto saltare completamente gli schemi, con Andre Iguodala – fuori causa infortunio – schizzato di corsa fuori dallo spogliatoio a torso nudo per festeggiare assieme al gruppo: “Andre può permetterselo”, ironizza Steve Kerr. “Questo è il momento in cui Jonas diventa uno di noi. Ogni volta che sei il nuovo arrivato nello spogliatoio, cerchi in tutti i modi di lasciare il segno, partendo dal duro lavoro in allenamento. Certo, segnare subito un canestro del genere rende sicuramente più solide le tue certezze”. Con buona pace dei Jazz, che per una sera hanno pensato di aver preso la decisione sbagliata tre mesi fa.