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NBA, di nuovo rissa: tra Westbrook e Beverley sono sempre storie tese

NBA

La point guard dei Thunder provoca fin dall'inizio il suo avversario, con cui coltiva un'aspra rivalità fin dall'incidente dei playoff 2013. Poi l'ennesimo intervento al limite di Beverley scatena la reazione di Westbrook. "Niente di male se due giocatori si detestano", dice coach Rivers

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Canestri in una serata da 13/25 al tiro e 32 punti Russell Westbrook ne ha fatti tanti. E spesso e volentieri ha fatto seguire i due o tre punti appena segnati da una strana esultanza. Le due braccia protese verso l’esterno, mosse a dondolo, quasi a voler indicare il gesto di una culla. La point guard dei Thunder ha una coppia di gemelle in arrivo ma interrogato nel dopo partita ha chiarito subito che la sua imminente paternità non aveva nulla a che fare con il gesto: “No. C’erano dei bambini in campo, dovevo metterli a dormire. Quando sono marcato da gente più piccola, devo fargliela pagare”, ha spiegato. Dei bambini può essere con ogni probabilità tradotto in un bambino, con un nome e un numero preciso: Patrick Beverley, maglia n°21 degli L.A. Clippers. Una sorta di nemico storico per Westbrook, in una rivalità accesa che ormai ha assunto toni anche personali e che va indietro fino a gara-2 della serie di primo turno dei playoff 2013 tra i suoi Thunder e gli Houston Rockets, nei quali al tempo militava Beverley. Il famoso intervento della guardia dei Rockets a cronometro fermo – con Westbrook che si sta dirigendo al tavolo per chiamare un time-out – provoca al n°0 di OKC un infortunio al ginocchio destro che lo manda ko per tutti i playoff, vanificando così le speranze di titolo dei Thunder (eliminati infatti in cinque gare al secondo turno da Memphis). Da allora tra i due non c’è mai stata simpatia, anzi. E così già dal primo quarto della sfida tra Thunder e Clippers, il duello Westbrook-Beverley è tornato a essere d’attualità. Alle esultanze dell’All-Star di OKC la point guard di L.A. ha reagito replicando lo stesso gesto dopo un canestro messo a segno su Dennis Schröder, facendo salire ulteriormente il livello di testosterone in campo ma anche sugli spalti, con i tifosi dei Thunder a ricordare in maniera rumorosa le colpe passate di Beverley. “Sono passati 7 anni, fatevene una ragione”, la risposta urlata verso gli spalti dal n°21 di coach Rivers. Poi – nel quarto quarto, con 6’20” da giocare – il fattaccio che fa deflagrare una situazione divenuta ormai quasi insostenibile: di nuovo a cronometro fermo, attimi dopo il fischio di un arbitro, Beverley si lancia in tuffo tra le gambe di Westbrook nel tentativo di scippargli il pallone. La superstar di OKC ha subito da ridire sull’ennesimo intervento al limite dell’avversario e quando coach Donovan chiama time-out per cercare di sedare la tensione, Westbrook va deciso verso la panchina di L.A. a confrontarsi con Beverley. Volano parole, i due devono essere separati e gli arbitri assestano un fallo tecnico a parte. Poi, rivisto l’episodio al monitor, Beverley viene punito con un Flagrant 1, per l’intenzionalità e la violenza del contatto. “Giusto – il giudizio (di parte?) di Donovan – perché Russell aveva il controllo del pallone, non è che quella fosse una palla vagante”.

Doc Rivers: “Niente di male se due giocatori si detestano”

Episodio chiuso qui? Neppure per idea, ovviamente, perché in spogliatoio i media vogliono assolutamente tornare sull’argomento. Con poca soddisfazione da parte di Westbrook (“No comment. So solo che abbiamo vinto”, taglia corto il leader dei Thunder) e qualche parola seccata di commento anche da parte di Beverley: “Io mi sono semplicemente tuffato su una palla vagante, cos’altro pensate sia successo? Caso mai è qualcun altro che ha iniziato a fare gesti strani rivolti alla nostra panchina dopo ogni canestro. Non ho idea di cosa fosse. Continuava a fare questo gesto… e da lì in poi la tensione è un po’ salita. Siamo due giocatori che amano la competizione, nessuno di noi vuol fare un passo indietro, ci siamo presi due tecnici e abbiamo continuato a giocare”. Tutto (quasi) normale, nella visione di Beverley, ma è il suo stesso allenatore ad ammettere che non sia proprio così. “C’è cattivo sangue tra i due, ma finché non vanno oltre il limite non c’è nulla di male in questo”, la posizione del coach dei Clippers. “Credo siano rimasti dentro i confini dello scontro agonistico. Tante parole ma nulla di più. Non c’è niente di male se qualcuno detesta qualcun altro, in questa lega. Oggi come oggi è ancora permesso, basta giocare duro ma corretto. Un po’ quello che succedeva 20 anni fa: va tutto bene”. Diversa - e singolare - l'opinione di Paul George ("A Russ quando in campo non è simpatico nessuno. Gioca con aggressività indipendentemente dall'avversario ma di sicuro non aiuta se quell'avversario è Pat", ammette PG13) ma a pensarla diversamente sono soprattutto i tifosi dell'Oklahoma, dove la buona fede di Beverley è spesso messa in discussione. La sensazione è che il suo intervento sul ginocchio di Westbrook in quel lontano 2013 abbia finito per privare i Thunder di una delle migliori chance di arrivare al titolo NBA, ed ecco perché alla Chesapeake Arena il n°21 dei Clippers è il cattivo. La cosa al diretto interessato non sembra dispiacere troppo.