I Celtics perdono la terza partita in fila cedendo in casa contro i Knicks e aprendo la crisi. Joel Embiid ha la meglio nella sfida contro Anthony Davis, che sbaglia il libero del pareggio. Toronto e Milwaukee continuano la loro marcia in testa alla Eastern Conference, Houston vince la quinta consecutiva. Vittorie per Charlotte, Chicago, Denver, Dallas e Sacramento
LA STANDING OVATION PER LEBRON JAMES AL SUO RITORNO A CLEVELAND
Boston Celtics-New York Knicks 109-117
La vittoria dei Celtics contro i Toronto Raptors di settimana scorsa sembrava potesse rappresentare il punto di svolta della stagione di Boston, ma si è rivelata solo un fuoco di paglia. La terza sconfitta consecutiva arrivata per mano dei New York Knicks apre ufficialmente la crisi dei biancoverdi, messi in discussione dal loro stesso allenatore Brad Stevens: “Non giochiamo più con la stessa personalità dello stesso anno, e questo è il modo semplice per descrivere i 50.000 problemi che ci stanno dietro. Semplicemente non so se siamo forti. Forse non è una ‘sveglia’ se continui a essere battuto”. Sotto anche di 20 punti nel primo tempo e fischiati dal proprio pubblico, i Celtics hanno tentato più di una volta di tornare sotto i 10 punti di svantaggio, arrivando fino al -4 grazie a una tripla di Gordon Hayward. Un paio di canestri di Trey Burke — miglior marcatore della sfida con 29 punti — hanno permesso agli ospiti di tenersi a distanza di sicurezza, interrompendo una striscia di sei sconfitte consecutive grazie anche ai 21 di Tim Hardaway Jr. Ai padroni di casa non sono serviti i 22 punti con 13 assist di Kyrie Irving, che dopo la partita si è allontanato dagli spogliatoi rispondendo in malo modo a chi gli augurava di passare una buona Festa del Ringraziamento: “F**k Thanksgiving” è stata la sua replica.
Philadelphia 76ers-New Orleans Pelicans 121-120
Dieci partite interne e dieci vittorie per i Sixers, unica squadra imbattuta della lega tra le mura amiche. Questa volta, però, c’è stato davvero da sudare: sopra di 9 a due minuti e mezzo dalla fine, ancora una volta la squadra di coach Brett Brown si è fatta rimontare, permettendo a Anthony Davis la possibilità di cancellare una serata storta da soli 12 punti e 16 rimbalzi (ma con un raro 5x5 nel tabellino, il primo degli ultimi tre anni). Dopo le triple di Nikola Mirotic e E’Twaun Moore che hanno riportato a contatto le due squadre, la stella dei Pelicans ha subito fallo da Joel Embiid su un tiro da tre punti, presentandosi in lunetta con la possibilità di pareggiare. Dopo aver segnato i primi due liberi, Davis ha però sbagliato il terzo per il pareggio a 2.5 secondi dalla fine, pur riuscendo a recuperare il rimbalzo. Anche il suo ultimo tentativo per vincerla non è andato però a buon fine, chiudendo una serata da 4/13 al tiro a cui hanno sopperito di 30 punti a testa di Jrue Holiday e Moore insieme ai 22+10 di Julius Randle. In casa Sixers invece si fa in fretta a sapere chi ha dominato la partita: Embiid ha mostrato tutto il suo repertorio anche contro un candidato MVP come Davis, chiudendo con 31 punti e 19 rimbalzi (pur con 7 palle perse) guidando un quintetto tutto in doppia cifra, seguito dai 22 con 8 rimbalzi e 7 assist (e 6 palle perse) di Ben Simmons. “Se vinciamo 50-55 partite e mantengo questi numeri, penso di avere una buona chance di vincere l’MVP” ha detto il camerunense. Considerando il terzo posto raggiunto a Est, non si può che dargli ragione.
Atlanta Hawks-Toronto Raptors 108-124
Al primo posto della conference rimangono però i Raptors, che hanno vita facile contro gli Hawks tenendo a riposo Kawhi Leonard. Basta e avanza la prima tripla doppia stagionale di Kyle Lowry (21 punti, 12 rimbalzi e 17 assist) a spingere i canadesi al successo, ispirato anche dai 24+13 di Jonas Valanciunas, i 22 di Pascal Siakam e i 19 di Serge Ibaka dalla panchina. Per Atlanta, guidata dai 26 punti di Jeremy Lin, si tratta della nona sconfitta in fila, ma la notizia in casa Hawks è un’altra: tutti gli ultimi minuti di una partita ormai finita sono stati dedicati al tentativo di far segnare a Vince Carter i punti necessari per raggiungere quota 25.000 (22° giocatore a riuscirci nella storia NBA). Alla fine il 41enne ci è riuscito proprio allo scadere, realizzando una schiacciata a centro area e venendo festeggiato da compagni e avversari, visto che ci è riuscito proprio quella franchigia — i Raptors — con i quali ha segnato la maggior parte dei suoi punti. “Sono grato a tutte le squadre per cui ho giocato, ma nessuna è come la tua prima” ha detto dopo la gara.
Milwaukee Bucks-Portland Trail Blazers 143-100
A tallonare i Raptors in cima alla Eastern Conference ci sono i Milwaukee Bucks, che nella notte hanno dato vita a una vera e propria prova di forza contro una delle squadre col miglior record a Ovest. Giannis Antetokounmpo ha pareggiato il suo massimo stagionale da 33 punti a cui ha aggiunto anche 16 rimbalzi e 9 assist passando sopra come un treno ai Blazers, travolti dai Bucks complici i 21 di Khris Middleton e i 16 a testa di Eric Bledsoe e Malcom Brogdon. Nonostante i 22 punti a testa di Damian Lillard e C.J. McCollum la gara non è mai stata in discussione, seguendo un andamento lineare nel punteggio: +11 per i Bucks dopo il primo quarto, +22 all’intervallo, +30 dopo il terzo e +43 alla fine, con Antetokounmpo che a metà gara era già a quota 25 con 11/14 al tiro prima di prendersi una ripresa di sostanziale relax, con tutto l’ultimo quarto passato in panchina.
Houston Rockets-Detroit Pistons 126-124
I due migliori realizzatori della notte NBA sono andati in scena a Houston, dove James Harden ha dovuto pareggiare il suo massimo in carriera da 43 punti per avere la meglio sui 37 con 11 rimbalzi di Blake Griffin. Proprio il numero 23 dei Pistons si era reso protagonista della rimonta che da -14 a cinque minuti dalla fine aveva riportato gli ospiti a contatto, ma una palla persa e un fallo di sfondamento hanno permesso ai Rockets di gestire il vantaggio grazie anche a un Harden perfetto dalla lunetta (19/19). Insieme a lui ci sono anche i 27 punti con 15 rimbalzi di Clint Capela e i 20 di Chris Paul, con i Rockets che sono riusciti a vincere l’ottava partita nelle ultime dieci partite, portandosi definitivamente sopra quota 50% con un record di 9-7. Le due squadre si incontreranno di nuovo — questa volta a Detroit — nella notte tra venerdì e sabato, dopo la pausa per la Festa del Ringraziamento.
Charlotte Hornets-Indiana Pacers 127-109
C’è una grande notizia a Charlotte: gli Hornets possono battere una squadra da playoff anche senza una prestazione mostruosa da parte di Kemba Walker. Con la difesa dei Pacers totalmente concentrata su di lui, il resto dei suoi compagni hanno potuto approfittare degli spazi a disposizione segnando la bellezza di 127 punti, con sette giocatori in doppia cifra guidati dai 21 di Jeremy Lamb. Walker, da par suo, si è limitato a 16 punti ma ha distribuito 11 assist, suo massimo stagionale, propiziando una serata da 18/29 (62%) da tre punti dei suoi, abili a chiudere la sfida praticamente in tre quarti. “Era ora che cominciasse a passare la palla” ha scherzato coach Borrego dopo la sfida, lodando la capacità della sua stella di leggere il gioco. Di certo ha influito anche l’assenza di Victor Oladipo in casa Pacers, che hanno avuto anche loro sette giocatori in doppia cifra con i 20 di Bojan Bogdanovic come top-scorer.
Chicago Bulls-Phoenix Suns 124-116
Per una sera i Bulls sono riusciti a incrociare una difesa persino peggiore della loro, interrompendo una striscia di quattro sconfitte in fila. Il 56.% dal tiro rappresenta il massimo stagionale per Chicago, guidata dalla tripla doppia sfiorata da Jabari Parker (20 punti, 13 rimbalzi e 8 assist) e i 29 di Zach LaVine, seguiti da altri quattro giocatori in doppia cifra. Ce ne sono invece cinque per i Suns, che oltre ai 23 di Devin Booker e i 21 di T.J. Warren hanno anche la doppia doppia da 18+12 di Deandre Ayton, ma non sono riusciti a rimanere a contatto dopo aver trovato il pareggio a quota 97 ad inizio ultimo quarto.
Minnesota Timberwolves-Denver Nuggets 101-103
Seconda sconfitta in fila per i T’Wolves, superati in casa dai Denver Nuggets che invece avevano perso sei delle precedenti otto gare. Il merito va a Paul Millsap, che nonostante una ferita al volto ha chiuso come miglior realizzatore a quota 25 punti, seguito dai 18 di Jamal Murray che hanno chiuso la porta in faccia alla rimonta dei padroni di casa, propiziata dai 22 punti di Karl-Anthony Towns e dai 20 dalla panchina di Derrick Rose. I T’Wolves erano riusciti a cancellare uno svantaggio di 13 lunghezze grazie a un parziale di 12-0 in apertura di ultimo quarto, ma l’unica tripla di serata di Nikola Jokic (in doppia doppia con 12 rimbalzi e 10 assist, ma con soli 7 punti a segno) a tre minuti dalla fine ha spento ogni possibilità.
Dallas Mavericks-Brooklyn Nets 119-113
Per una sera non è Luka Doncic il protagonista in casa Mavericks: il massimo stagionale da 28 punti di Harrison Barnes e un parziale di 8-0 firmato interamente da Devin Harris (autore di 18 punti alla fine) hanno permesso ai padroni di casa di battere Brooklyn e di conquistare la quinta vittoria consecutiva. Sia chiaro, Doncic ha comunque chiuso con 21 punti e 9 rimbalzi, seguito dai 18 dalla panchina di J.J. Barea, ma è comunque una buona indicazione per coach Carlisle. A coach Atkinson, invece, non è bastato il massimo stagionale da 27 punti di Allen Crabbe, autore di due triple in fila per riportare i Nets a contatto nel finale in una serata da 7/11 dall’arco. “Queste prime 18 partite sono state difficili per me, sono stato solido forse in due di queste” ha ammesso dopo la gara. “Ma i tiratori tira, perciò sapevo che le cose sarebbero cambiate”. Durante l’intervallo Dirk Nowitzki ha ricevuto le chiavi della città dal sindaco Mike Rawlings: il suo rientro dovrebbe avvenire a dicembre.
Sacramento Kings-Utah Jazz 119-110
Era da 13 anni che Sacramento non superava il primo mese di stagione con un record superiore al 50% di vittorie. L’ultima volta che ci sono riusciti sono anche tornati ai playoff, obiettivo che a questo punto – nonostante la grande concorrenza – non sembra neanche così irrealistico per la squadra di coach Joerger. A decidere la sfida sul campo dei Jazz è stato un parziale di 16-1 nell’ultimo quarto che ha definitivamente distanziato le due squadre, con i padroni di casa incapaci di fermare un Willie Cauley-Stein da 23 punti e 11/15 dal campo contro il difensore dell’anno in carica Rudy Gobert. Insieme a lui anche i 18 punti a testa di Bogdan Bogdanovic e Nemanja Bjelica, mentre De’Aaron Fox ha chiuso un’altra doppia doppia con 17 punti e 13 assist. In casa Jazz non sono serviti i 35 punti di Donovan Mitchell per svegliare una squadra in difficoltà in questo inizio di stagione, ferma a un record di 8-10 che li pone al terz’ultimo posto nella conference – pur rimanendo a sole due partite di distanza dall’ottavo posto occupato da Houston.