Il n°0 dei Thunder chiude con 23 punti, 19 rimbalzi e 15 assist nel successo contro Cleveland e raggiunge Jason Kidd al 3° posto all-time per triple doppie in carriera (107). La super prestazione del Barba (25 punti - 11 rimbalzi - 17 assist) non basta ai Rockets, sconfitta in casa nel derby texano contro Dallas
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GALLINARI TRASCINA I CLIPPERS: 28 PUNTI E 10 RIMBALZI, PHOENIX KO
RISULTATI DELLA NOTTE: 10 TRIPLE E 41 PUNTI PER LILLARD, MOSTRUOSO ANTETOKOUNMPO
Oklahoma City Thunder-Cleveland Cavaliers 100-83
Nonostante non siano più frequenti come una volta, le triple doppie di Russell Westbrook non possono certo dirsi una novità. Almeno non quelle contro squadre abbordabili e in chiara difficoltà come i Cleveland Cavaliers. A far notizia per una volta però non è la singola prestazione, ma il traguardo raggiunto: quota 107. Il n°0 dei Thunder aggancia così Jason Kidd, a pari merito sul terzo gradino del podio della classifica di recordman all-time di triple doppie. Sono “bastati” i 23 punti, 19 rimbalzi (uno in meno rispetto al suo massimo in carriera) e 15 assist messi a referto nella vittoria comoda contro i Cavs (quarta partita da 15-15-15 in carriera, superato Magic Johnson in questa particolare graduatoria), in quella che è stata la sua 760esima gara in carriera. All’ex point guard degli allora New Jersey Nets servirono 1247 gare per metterne insieme così tante, rimasto comunque alle spalle di Magic Johnson (138 triple doppie) e Oscar Robertson (181). Non solo Russell Westbrook nel successo dei Thunder, a cui si aggiungono infatti i 21 punti di Jerami Grant (8/12 al tiro e a un passo da sul record personale), a conferma dell’inversione di tendenza dei Thunder – partita 0-4 in stagione e vincenti in 13 delle 16 partite successive. OKC va sotto anche di 11 punti nel secondo quarto, prima di riprendere in mano la gara, tenere a soli 15 punti segnati nel terzo quarto gli ospiti e ribaltare una partita senza storia nel quarto periodo. Dall’altra parte invece non bastano i 25 punti di Jordan Clarkson, a cui si sommano le doppie doppie di Collin Sexton (21 punti e dieci rimbalzi) e Cedi Osman (14 punti e dieci rimbalzi). Rotazione ridotta quella dei Cavaliers, che hanno salutato nelle scorse ore Kyle Korver, ritornato a Salt Lake City 8 anni dopo la sua precedente esperienza con i Jazz e ponendo fine a un tormentato inizio di stagione in cui la sua intenzione - vincere e provarci – non sempre è coincisa con quella di Cleveland. Ad Alec Burks il compito di provare a invertire la tendenza.
Houston Rockets-Dallas Mavericks 108-128
Non c’era modo migliore per i Rockets di dimostrare di aver risolto (almeno in parte) i problemi in trasferta, battendo a domicilio una Houston alla quale non basta un James Harden in versione extra-lusso. Chris Paul non c’è e allora il Barba fa per due, protagonista con 25 punti, 17 assist, 11 rimbalzi e sei recuperi in una partita in cui Houston ha inseguito invano gli ospiti per 40 minuti. Merito di un Luka Doncic sempre più maturo (e non abbiamo toccato neanche le 20 gare in carriera in NBA), autore di 20 punti in 24 minuti e di un paio di giocate finite nella già ricca galleria di highlights della sua stagione. Alla sirena sono sette i giocatori in doppia cifra – tutto il quintetto titolare più i soliti Devin Harris e soprattutto JJ Barea in uscita dalla panchina (13 punti e 12 assist) – che permettono ai Mavericks di mettere in fila tre vittorie consecutive. “Stiamo migliorando ogni giorno di più, difensivamente e non solo. Ci siamo finalmente lasciati alle spalle il pessimo avvio di stagione”. Discorso ben diverso per Houston, che sperava di aver risolto i suoi problemi e invece è tornata a perdere quattro partite in fila. Per Mike D’Antoni la mancanza principale è quella legata alla profondità di un roster che ha perso alternative, diventando non in grado di cambiare le cose a gara in corso (contro Dallas è 65-25 il conto totale di punti dalla panchina): “Ovviamente è una questione importante per noi, so che il front office sta provando a trovare una soluzione. Faranno il massimo, non posso certo lamentarmi. Va solo preso atto di una situazione in cui mancano chiaramente alternative. Stiamo chiedendo a dei rookie di giocare da sesto o settimo uomo, quando dovrebbero essere almeno la decima opzione. Può andar bene una volta, ma quando ti affidi a loro di continuo diventa dura sperare di farcela. Non è di certo una colpa loro, stanno crescendo. Ma una soluzione bisogna trovarla”. Chiedere di più al Barba sembra eccessivo. Bisognerà inventarsi in fretta qualcosa.