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NBA, Kyle Lowry non ha digerito l'addio di DeMar DeRozan: "Una scelta di Masai Ujiri"

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Dello scambio con Leonard che ha allontanato il suo miglior amico in squadra DeMar DeRozan, dice: "Mi sono sentito tradito perché lui si è sentito tradito". E del suo rapporto con il presidente aggiunge: "Ha fatto quello che ha fatto, io mi limito a giocare"

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Il record è il migliore della lega (21-5), le statistiche incoronano Kyle Lowry come il miglior passatore NBA (l’unico oltre i 10 assist a sera), Kawhi Leonard è ai suoi massimi in carriera per punti (ottavo in tutta la lega) e rimbalzi, idem per Serge Ibaka (16.5 e 7.4 rimbalzi di media) mentre Pascal Siakam è esploso oltre ogni aspettativa. A Toronto non sembrano esserci motivi di preoccupazione, eppure le parole rilasciate da Lowry – prima al sito The Athletic, poi ai microfoni di Rachel Nichols di ESPN – non sono passate inosservate, generando parecchie discussioni e anche la reazione diretta del presidente della squadra Masai Ujiri. “Se mi sono sentito tradito dalla cessione di DeMar [DeRozan]? Mi sono sentito tradito perché lui si è sentito tradito”, le parole della point guard dei canadesi, grandissimo amico della guardia oggi ai San Antonio Spurs. Che poi è tornato sul momento esatto, quest’estate, in cui la notizia dello scambio tra Toronto e San Antonio ha di fatto separato la coppia di giocatori e amici in maglia Raptors. “Non sai cosa dire, come reagire. Mi ha chiamato sul cellulare in mezzo alla notte, DeMar era il mio miglior amico, eravamo molto vicini anche emotivamente. Per cui sì, in un certo senso la notizia mi ha colpito in maniera personale. La gente spesso non capisce: Toronto per noi e per le nostre famiglie vuol dire qualcosa di importante dal punto di vista tanto emotivo quanto professionale – e poi scopri in un attimo che ti hanno scambiato. È un business, e a volte le decisioni che vengono prese ti lasciano a bocca aperta: ‘Wow, che schifo’. Poi però capisci che è il tuo lavoro, devi comunque andare in campo e dare il massimo, trade o non trade”. Che Lowry stia dando il massimo non è neppure in discussione, da vero professionista, e i risultati sono lì a dimostrarlo: con Kawhi Leonard al posto di DeRozan, i Raptors sono oggi la miglior squadra NBA e Lowry il miglior passatore della lega. Ciò nonostante il n°7 di Toronto prima di ogni partita si scambia ancora un immaginario saluto con l’ex compagno come rituale prepartita, prima di imboccare il tunnel e scendere in campo. “Gone but not forgotten”, dicono negli Stati Uniti: DeRozan se n’è andato ma non è stato dimenticato. Soprattutto da Lowry, le cui parole a proposito della decisione di Masai Ujiri di scambiare il suo migliore amico hanno fatto rumore: “Ah, lui è il presidente: punto e basta. Io vengo qui e faccio il mio lavoro. Lui fa il suo, io faccio il mio. Giusto? Si fa così, no?”. Ammettendo di non aver mai parlato con il suo dirigente dell’ormai famosa trade estiva, Lowry non sembra neppure avere intenzione di farlo a breve: “Ora non ha senso. Ha fatto quello che ha fatto, ha preso una decisione. È stata una sua scelta. Tutto quello che posso fare io è scendere in campo e giocare. Prendete queste mie parole come volete”, ha anche aggiunto, immaginandosi probabilmente una certo eco a queste dichiarazioni. 

La reazione di Masai Ujiri

Eco che difatti non è mancata, portando lo stesso Ujiri a intervenire pubblicamente sulla questione. “Tutto quello che ho fatto è stato scambiare Kawhi. Se questo è sbagliato, allora ho fatto qualcosa di sbagliato. Ho deciso di effettuare questa trade, nient’altro. Ci sono due aspetti davvero difficili in questo lavoro: veder partire qualcuno – così come a San Antonio hanno visto partire Kawhi – e scambiare un giocatore. Per il ruolo che ricopriamo noi gm, è a noi che tocca gestire le varie trade, ed è quello che facciamo. Non sempre la comunicazione è ottimale, dobbiamo parlare con gli agenti dei giocatori e non si può semplicemente liquidare il tutto con un semplice: ‘Oh, presto sarai scambiato’”. Ujiri è tornato a motivare la propria decisione nel modo più semplice e ovvio possibile (“Pensavamo di dover migliorare, perché vogliamo e dobbiamo vincere”) e sullo stato del suo rapporto personale con la propria point guard è stato molto diplomatico: “Non abbiamo mai avuto un litigio, mai un confronto: la nostra è sempre stata una relazione professionale, fin dall’inizio. Lo conosco, gli voglio bene davvero, gioca a basket come va fatto, dà sempre tutto, si vede che è un bravo ragazzo”, dice. Per poi aggiungere: “Sento di non aver mai fatto nulla di sbagliato nei suoi confronti. E non l’ho mai ceduto”.

Lowry, un po’ di delusione ma anche tanto riconoscimento

Un dettaglio che lo stesso Lowry non ha dimenticato: pur senza nascondere la delusione di non aver più vicino DeRozan, la point guard ex Villanova sa che è stato Ujiri a dargli il primo grande contratto della sua carriera, nel 2014; e ancora Ujiri a investire su di lui (100 milioni di dollari per 3 anni) tre anni dopo, anche se non sembravano esserci tante altre squadre decise a spendere quelle cifre per lui: “Non c’erano molti soldi in giro, ma hanno voluto comunque impegnarsi nei miei confronti in maniera importante, garantendomi più soldi di quelli che avrei mai potuto immaginarmi. Credo di essermeli meritati quei soldi, non voglio dirlo in maniera arrogante, ma ho giocato per anni a un certo livello e li ho messi nelle condizioni di dover scegliere se tenermi o no a certe condizioni. Non erano obbligati a farlo e invece hanno scelto di darmi fiducia, e io lo apprezzo”.