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Costacurta: "La Juventus come Golden State, vi spiego perché"

NBA

Lo storico difensore del Milan ha messo in relazione l'atteggiamento difensivo degli Warriors con quello dei pluri-campioni d'Italia: "Golden State è la più forte, ma fanno a gara quando si tratta di difendere. In casa Juventus il discorso sembra essere lo stesso"

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Qualche settimana fa Steve Kerr, imbeccato da un cronista italiano, aveva spiegato come per gli Warriors fosse impensabile vincere per sette (o magari otto) anni di fila il titolo NBA. La Lega non è pensata per permettere un dominio del genere, a causa del mix tra salary cap e scelte al Draft che mettono in continua discussione l’egemonia di una franchigia. Questo però non vieta alle squadre italiane di poter prendere spunto dalla bellezza e dalla resa dei campioni NBA in carica, abili nel mostrare spirito di sacrificio e applicazione difensiva nonostante il talento smisurato a disposizione. Nel basket si attacca in cinque e si difende in cinque, ma anche il calcio ormai si sta muovendo sempre più in questa direzione. Chi vince di solito coinvolge gli 11 giocatori in campo in entrambe le fasi, come fatto in maniera esemplare da Mario Mandzukic; la prima punta bianconera che veste per 90 minuti i panni del primo difensore una volta persa palla. Una tendenza sottolineata anche da Billy Costacurta durante Sky Calcio Club: “La squadra che sta facendo da guida e da esempio in questo senso sono i Golden State Warriors: lì ci sono cinque stelle in campo, ma sono dei grandi campioni che si fanno un mazzo tanto per correre in difesa e cercare di fare bene. Fanno la gara a chi difende meglio e stiamo parlando dei migliori attaccanti di basket al mondo. Quello che accade alla Juventus mi sembra qualcosa di simile: i bianconeri in questo momento, anche grazie ai cambi molto forti, seguono questa linea. Immagino gli allenamenti della Juventus: si daranno delle botte che noi neanche ci immaginiamo. L’obiettivo è quello di performare sempre al 100%, bisogna dare tutto: perché altrimenti non riesci a correre così in difesa in campo”. Non uno scenario nuovo per un campione come lui, abituato già 20 anni fa a condividere lo spogliatoio con talenti di primissimo livello: “Ho giocato in una squadra con 24 giocatori di primo livello: tutti ambivano a un posto da titolare e a spazio in campo. Sapevamo però che se fosse arrivata l’occasione di entrare a gara in corsa non avremmo dovuto farci scappare l’occasione”.