I primi hanno vinto le ultime sette gare in fila, i secondi sono in striscia positiva di cinque: se a Indianapolis è protagonista la difesa, è invece l'attacco a trascinare i newyorchesi. Riflettori puntati sui momenti d'oro di due squadre protagoniste senza ricevere troppe attenzioni
Qui Indiana: tanta difesa e un calendario favorevole
Toronto ha sempre il miglior record, della Eastern Conference e dell’intera NBA; Philadelphia, ora che ha riaccolto in squadra Jimmy Butler, rimane una squadra che punta senza mezzi termini al bersaglio grosso; Boston ha vinto otto delle ultime nove partite, e sembra aver trovato la quadratura dopo un normale periodo di assestamento per reinserire in squadra Kyrie Irving e Gordon Hayward. Classifiche alla mano, però, oggi le due squadre che possono vantare le strisce più lunghe di vittorie aperte sono due franchigie poco abituate a fare notizia: gli Indiana Pacers e addirittura i Brooklyn Nets. Dopo la vittoria nella notte contro i New York Knicks, i primi stanno cavalcando una striscia di 7 successi consecutivi, avendo perso l’ultima volta all’inizio del mese contro i Sacramento Kings. La squadra di coach Nate McMillan ha sicuramente sfruttato un calendario favorevole, che li ha visti disputare cinque di queste sette gare davanti al pubblico di casa, contro squadre nella maggior parte dei casi – Chicago, Orlando, Washington e New York – dal record perdente (la sfida in arrivo, in casa contro Cleveland, completa il filotto favorevole). Quello che però può far ben sperare i tifosi dei Pacers è che quattro di queste sette sconfitte sono arrivate senza la superstar della squadra, Victor Oladipo, e in queste quattro uscite Indiana ha sempre avuto un diverso top scorer (Darren Collison contro Chicago, Bojan Bogdanovic contro Orlando, Thaddeus Young contro Sacramento e Myles Turner contro Washington). Tornato poi in campo Oladipo, il n°4 dei Pacers è apparso realmente se stesso solo nella sfida contro i Knicks: “Mi sento quasi al 100% - ha ammesso la guardia di Indiana, che l’anno scorso ha vinto il premio di giocatore più migliorato dell’intera lega e che sembra continuare un’ascesa verso uno status di autentica superstar – ci sto arrivando, mi manca ancora un po’ di condizione fisica”. Se contro New York si è vista una delle migliori versioni di Oladipo della stagione (non solo 26 punti, ma anche 8 rimbalzi, 7 assist e 5 recuperi), è proprio questa capacità di contribuire in tutti gli aspetti del gioco a mettere un sorriso sul volto di coach McMillan. Lo testimoniano i 9 assist mandati a referto nella gara precedente contro i Sixers (quando il tiro lo ha tradito, 5/16) piuttosto che i 10 rimbalzi e 6 assist della sfida contro i Bucks. “Gioco in maniera aggressiva, che non vuol dire cercare il canestro a tutti i costi. Posso anche fare il passaggio che porta all’assist, l’importante è impattare sulla partita in tanti modi diversi”. Anche difensivamente, ad esempio, perché nella serie di 7 gare vinte consecutivamente dai Pacers non è l’attacco a essersi messo in mostra (solo il 15° per efficienza offensiva) quanto la difesa, di gran lunga la migliore della lega in questo periodo: il dato di 97.4 punti concessi ogni 100 possessi è di quasi 4 punti migliore rispetto alla seconda difesa NBA nel periodo indicato (quella degli Orlando Magic), superando anche quelli fatti registrare da Boston, Milwaukee, OKC e Memphis, da inizio campionato tra le migliori della lega. Contro Indiana è diventato difficilissimo andare a segnare, soprattutto nei dintorni del canestro grazie alla presenza (spesso alternata) di Myles Turner e Domantas Sabonis. Nelle ultime sette gare i Pacers concedono solo il 41.6% dal campo e il 28.7% da tre punti, dati che piazzano la squadra al primo posto NBA. Anche l’immediato futuro sembra sorridere alla squadra di Indianapolis: con l’eccezione di un doppio duello contro Toronto, a questo punto fondamentale nel misurare le ambizioni dei Pacers, e di una sfida contro i Detroit Pistons (titolari attualmente di 14 vittorie e 13 sconfitte) Oladipo e compagni hanno davanti sette delle prossime dieci sfide contro squadre dal record perdente, un calendario che potrebbe portarli a inizio 2019 con legittime ambizioni di vertice a Est.
Qui Brooklyn, attacco esplosivo con Dinwiddie e Crabbe
Se Toronto, titolare del miglior record NBA, è oggi il metro di paragone obbligato per ogni squadra della Eastern Conference, proprio da una insperata e per certi versi addirittura clamorosa vittoria contro i Raptors (giunta in overtime davanti al pubblico del Barclays Center) è iniziato il momento magico dei Brooklyn Nets. Se si ascoltano il gm Sean Marks e l’allenatore dei newyorchesi Kenny Atkinson, i due giustamente ci tengono a sottolineare come anche durante la precedente striscia di otto ko consecutivi la squadra fosse arrivata a un passo da poter mettere a referto una vittoria invece di una sconfitta (solo 2 lo scarto finale che li ha condannati contro OKC, Cleveland e Philadelphia, ko contro Memphis arrivato soltanto in doppio overtime, -6 contro Dallas). Presa fiducia dopo la prestigiosa vittoria contro Leonard e compagni, ai Nets è come girato qualcosa, in coincidenza anche all’estensione contrattuale concessa dalla dirigenza a uno dei giocatori più positivi della squadra, quello Spencer Dinwiddie tra i candidati al premio di sesto uomo dell’anno. Dopo il successo sui Raptors, infatti, sono arrivate altre quattro vittorie in fila contro altrettante avversarie della Eastern Confence come New York, Philadelphia, Washington e Atlanta e quattro delle prossime cinque gare vedranno ancora i Nets scendere in campo davanti al proprio pubblico (dove però quest’anno il record è meno incoraggiante che in trasferta). A differenza di Indiana, a guidare la rinascita di D’Angelo Russell e compagni è l’attacco e non la difesa: nelle ultime cinque gare, infatti, nessuno nella NBA viaggia oltre i 119.2 punti per 100 possessi di Brooklyn, al top anche quando si tratta di percentuali al tiro, tanto dal campo (50.2%, fa meglio solo San Antonio) che da tre punti (sopra il 40%, dietro unicamente a Spurs e Warriors). Detto della stagione da assoluto protagonista di Dinwiddie e del contributo finalmente all’altezza delle aspettative di Russell, le gare più recenti hanno visto l’esplosione di un tiratore come Allen Crabbe, che dopo aver iniziato con non poche difficoltà ha ritrovato la sua mortifera mano e sta viaggiando con oltre il 57% da tre punti su 7 tentativi a sera. Nelle ultime cinque gare sia il dato di percentuale effettiva (57.5%) che quello della percentuale reale (appena sotto il 62%) piazzano i Nets al primo posto nella lega, primato bissato anche alla voce rimbalzi grazie alle ottime annate di Ed Davis (lo specialista dei rimbalzi d’attacco, primo nella NBA nel dato parametrato sui 36 minuti) e di Jarrett Allen: nell’arco della striscia di cinque vittorie, è la loro attività sotto i tabelloni a dare ai Nets la miglior percentuale di rimbalzo di tutta la lega, che vede i giocatori dei Nets catturare il 55.6% dei rimbalzi disponibili. Prima di Natale Brooklyn ha in programma sfide più che abbordabili contro Chicago e Phoenix ma sarà dal doppio scontro contro un’avversaria come Charlotte (che affronterà due volte prima della fine dell’anno) che si potrà capire se i Nets possono anche puntare a rientrare nel giro delle squadre playoff o invece considerare le recenti vittorie solo un incoraggiante segnale per un futuro migliore.