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NBA, nella testa di Anthony Davis: "La mia eredità è più importante dei soldi"

NBA

La stella dei New Orleans Pelicans ha fatto intendere tra le righe che sul suo futuro non peseranno le cifre sul contratto, quanto le prospettive di competere per il titolo. Un brutto segnale per le speranze di rinnovarlo dei Pelicans, mentre potrebbe rivelarsi un assist per i Los Angeles Lakers. Intanto, dopo la gara di venerdì è uscito a cena con LeBron James, con cui condivide l'agente

LEBRON SOGNA DAVIS A LOS ANGELES: "SAREBBE FANTASTICO"

Il mercato della NBA, almeno quello in grado di cambiare i destini della lega, gira attorno a un solo nome: quello di Anthony Davis. La recente visita della stella dei New Orleans Pelicans allo Staples Center di Los Angeles ha scatenato le voci sul suo futuro, visto che già nell’estate del 2019 — se rimarrà ai Pelicans prima di febbraio — si troverà davanti a un bivio cruciale per la sua carriera: accettare l’estensione di contratto da 239.5 milioni di dollari che di sicuro gli offrirà New Orleans, oppure rifiutarla e di fatto mettersi sul mercato. Nel caso scelga la seconda opzione, infatti, si ritroverebbe a un solo anno dal poter diventare free agent nel 2020, ma per i Pelicans — avendo già vista respinta la miglior offerta possibile, quella che possono fare solamente loro in termini di anni e di milioni complessivi — sarebbe difficile pensare di poterlo tenere nel 2020, cominciando a esplorare l’opzione di poterlo cedere per evitare che se ne vada a zero. La vera domanda è: cosa vuole Anthony Davis? Quali sono le sue aspirazioni per il futuro? Cosa è davvero importante per lui?

AD: "I titoli e come la gente si ricorderà di me sono la cosa più importante"

Una risposta sicura su quale sia la sua volontà non c’è, ma si può leggere tra le righe di quello che ha dichiarato al giornalista Chris Haynes di Yahoo Sports dopo la prestazione da 30+20 (con sconfitta) a Los Angeles. "La mia eredità è più importante dei soldi" ha detto AD. "E voglio avere un’eredità importante. Tutte le persone che si ispirano a me, i ragazzini, voglio che abbiano un certo ricordo di me: i titoli, le cose che ho fatto nella comunità, l’essere un buon compagno di squadra, l'aver giocato forte. Queste sono le cose più importanti per me. Non fraintendetemi: i soldi sono fantastici. Ma se devo scegliere tra le due, eredità e soldi, la prima vince sempre". Davis ha poi corretto un po' il tiro quando gli è stato chiesto dell’ovazione ricevuta dai tifosi dei Lakers nella gara di venerdì ("È bello avere tifosi ovunque tu vada, ma il mio lavoro è pensare ai Pelicans adesso. Amo la città, i miei compagni, i tifosi, il loro slang e il cibo”), ma un altro scoop di Yahoo non deve aver fatto piacere ai tifosi di New Orleans: rimanendo in città per una notte prima di andare a Sacramento, dopo la gara Davis — che a inizio anno ha comprato casa a Westlake Village, nella contea di L.A. — è uscito a cena con LeBron James, aumentando ancora di più le speculazioni sul suo futuro. Anche perché i due dallo scorso settembre condividono lo stesso agente, Rich Paul di Klutch Sports.

La fretta di LeBron James e dei Lakers

Le parole di James, che siano tampering oppure no, sono state chiare: "Sarebbe bellissimo giocare con Anthony Davis". Verrebbe da dire che non avrebbe potuto dichiarare altrimenti — messaggio che ha ribadito lui stesso dopo la gara coi Pelicans, citando altri nomi di stelle della lega con cui "sarebbe bellissimo giocare" —, ma è la tempistica di quando è stata rilasciata la dichiarazione a fare la differenza. James conosce e manipola il mondo dei media come nessun altro (lui stesso ha detto "La gente si affanna sperando di controllare quello che dico, ma non possono farlo per niente. E io rispetto le regole") e sapeva che le sue parole alla vigilia della sfida contro i Pelicans avrebbero innestato il circolo di articoli, voci e speculazioni che danno vita alla discussione del possibile passaggio di Anthony Davis al suo fianco.

Ma perché farlo proprio adesso e non, per dire, a luglio o tra un anno? Il motivo è semplice: i Lakers hanno un vantaggio nel scambiare subito per Anthony Davis perché le due principali concorrenti, i Boston Celtics e i Golden State Warriors, non possono farlo subito. I primi sono fermati dalle regole del contratto collettivo, che impediscono a una squadra di scambiare per due giocatori sotto contratto come “Designated Player”, avendolo già fatto per Kyrie Irving nel 2017 con i Cleveland Cavaliers. L’unica opzione per prendere subito AD sarebbe quella di scambiarlo proprio per Irving, ma l’intenzione dei Celtics è quella di metterli assieme nella stessa squadra, non di sacrificarne uno per l’altro. Potranno offrire il loro miglior pacchetto quest’estate, quando Irving firmerà un nuovo contratto, ma non ora. Gli Warriors, invece, da tempo stanno considerando la possibilità di cedere uno o due pezzi grossi per prendere Davis, ma di sicuro non lo farebbero a metà stagione mettendo a repentaglio un titolo per i quali sono i favoriti assoluti, per di più con la free agency di Kevin Durant che incombe su di loro a fine anno.

La resistenza di New Orleans: il rinnovo prima di ogni altra cosa

I Lakers hanno quindi tutto l’interesse a fare subito lo scambio, anche perché il prime di LeBron James non può durare per sempre e ogni sua stagione va sfruttata al massimo, ma lo stesso non si può dire dei New Orleans Pelicans, che in qualsiasi caso tengono il coltello dalla parte del manico. Coach Alvin Gentry ha ripetuto fino alla nausea che Davis non verrà scambiato per nessuna ragione al mondo ("Neanche per Beyoncé" ha detto per enfatizzare il concetto), e di sicuro i Pelicans possono impuntarsi e tenerselo fino alla scadenza del 2020. Ma se Davis dovesse dare chiare indicazioni che non firmerà neanche il cosiddetto "super max" — e un report di Sam Amick di The Athletic dice che gli 87.3 milioni extra non sono un fattore decisivo per la sua decisione — e che vuole andare solamente ai Lakers, allora si ritroverebbero costretti a sedersi al tavolo delle trattative pur di non perderlo a zero. Tutto questo, ovviamente, nel caso in cui i Pelicans non invertino la rotta di questa stagione e non diventino una squadra competitiva, ma viene difficile pensare che con il roster costruito in questa maniera possano davvero essere in grado di lottare per il titolo da qui al 2020 e per gli anni a venire. Giocare al fianco di LeBron James, uno che comunque ha una striscia aperta di otto Finali NBA consecutive, sarebbe un’altra storia: e se la cosa importante è giocare per il titolo piuttosto che per i soldi, allora i suoi giorni a New Orleans potrebbero già essere contati.