L'MVP in carica sta vivendo un momento magico, viaggiando a quasi 40 punti di media nelle ultime nove partite, con otto vittorie per i suoi Houston Rockets tornati in corsa per i playoff a Ovest. E la sua candidatura per confermarsi miglior giocatore della lega prende forma: "Ci sono altri giocatori che potrebbero rientrare nella conversazione per l’MVP, ma realisticamente? Il premio tornerà qui"
HARDEN CONTINUA A DOMINARE: 45 PUNTI E CELTICS KO
Se pensavate che James Harden fosse appagato dopo la scorsa stagione, o che non fosse più in grado di migliorarsi dopo un’annata da MVP, forse dovete ricredervi. Il numero 13 degli Houston Rockets sta andando perfino meglio rispetto allo scorso anno in cui venne votato come Most Valuable Player, e con le sue ultime prestazioni ha trascinato di peso la sua squadra di nuovo in zona playoff, forte di otto vittorie nelle ultime nove partite. Le medie a cui sta viaggiando in questo lasso di gare fa semplicemente spavento: 39.2 punti, 5.6 rimbalzi, 8.2 assist e 2 recuperi di media con il 44.7% dal campo su oltre 25.3 tiri, il 40.7% su 13 tiri da tre e l’88% ai liberi su quasi 13 tentativi. Il suo Usage Rate (il numero di possessi che chiude con in prima persona con un tiro, assist, palla persa o fallo subito) è a quota 38.6, con il secondo – Joel Embiid – che si ferma sei punti più sotto, la stessa distanza tra il secondo e il 30° posto occupato da C.J. McCollum. Con lui in campo i Rockets viaggiano a 116.2 punti segnati su 100 possessi (l’attacco migliore della NBA, quello dei Toronto Raptors, si ferma a 112.6 su base stagionale), e fa ancora più paura considerando che molte di queste partite sono state affrontate senza poter contare su un All-Star del calibro di Chris Paul. Dopo che i Rockets hanno raggiunto il punto più basso della stagione con un record di 11-14, buono solo per il penultimo posto nella Western Conference, Harden si è rimboccato le maniche e si è chiuso in palestra, migliorando la sua condizione fisica e facendosi carico da leader di tutte le responsabilità offensive della squadra. E i risultati sono lì da vedere.
Un rendimento incredibile nelle triple in step-back
Quello che rende ancora più incredibile la produzione offensiva di Harden è che è auto-sufficiente. Il Barba non ha bisogno di nulla per mandare in crisi le difese avversarie se non il pallone tra le mani in punta, un dato testimoniato dai suoi numeri al tiro da tre. Basti pensare che nella partita contro stanotte con i Boston Celtics ha pareggiato il suo massimo in carriera con 9 triple a segno su 18 tentativi, e nessuna di queste è arrivata da un assist di un compagno. Su base stagionale sono 123 le sue triple non assistite contro le sole 16 derivanti da un passaggio di un compagno, ma soprattutto secondo i dati raccolti da ESPN sono 88 i tiri da tre punti segnati dopo il suo classico step-back. Quanto è irreale questo numero? Basti pensare che in tutta la scorsa stagione da MVP ne ha segnate 96, solo 8 in più di quelle realizzate nelle 31 partite disputate quest’anno, e che il suo totale è pari a quelle di Luka Doncic, LeBron James, Blake Griffin, Kemba Walker e Mike Conley – ovverosia coloro che lo seguono in questa classifica – messi assieme. Nelle sole ultime nove partite ne ha messe 31 su 69 tentativi, più delle 24 segnate dal secondo in classifica Doncic in 32 partite.
Harden di nuovo MVP? "Il premio tornerà qui"
Il suo rendimento personale e il prorompente ritorno in zona playoff dei Rockets hanno riaperto il dibattito: ma non è che l’MVP della lega è ancora Harden? "Certo che dovrei essere in quella conversazione" ha detto lui dopo la gara di stanotte, mettendosi a ridere dopo la domanda come se non fosse neanche in discussione dopo il brutto inizio di stagione della sua squadra. "So che in tanti mi odiano, ma non mi fermeranno dall’andare in campo e fare fuori chiunque mi trovo davanti ogni singola sera, nell’essere il ‘cagnaccio’ che sono. Ci sono altri giocatori che potrebbero rientrare nella conversazione per l’MVP, ma realisticamente? Il premio tornerà qui". Parole che trasudano fiducia per un giocatore che, anche quando commette degli errori in fila come successo anche stanotte, non perde mai la sicurezza nei suoi mezzi, continuando a giocare la sua pallacanestro fatta di isolamenti, improvvisazioni e un ritmo del tutto diverso rispetto al resto della lega. Perché nessuno può giocare il basket di James Harden con l’efficienza e la resistenza fisica con cui lo fa James Harden, e su questo nessuno può davvero dirgli nulla. "Ha una maestria del gioco, un controllo e una facilità unica nel modo in cui si muove" ha detto il suo allenatore Mike D’Antoni. "È divertente da vedere. O almeno, da questa parte della barricata, è divertente". Anche da osservatori neutrali, non si può far altro che applaudire.