Non c’è pace per il n°9 giallo-viola, costretto di nuovo a operarsi alla mano destra: un intervento che lo terrà lontano dal campo almeno per un altro mese, in un passaggio molto delicato della stagione dei Lakers
GALLINARI VINCE IL DERBY SENZA LEBRON, SPURS BATTUTI A DENVER
Le difficoltà prima o poi sarebbero arrivate. Non quelle delle prime partite, in cui era importante imparare a conoscersi sul parquet e non preoccuparsi del risultato. Adesso invece i Lakers devono trovare il modo di far tornare i conti, senza LeBron James e costretti a rinunciare nel prossimo mese di nuovo a Rajon Rondo. L’anima del successo di Natale contro Golden State, l’unica guida con l’esperienza necessaria per raccogliere lo scettro lasciato dal n°23 giallo-viola, è di nuovo alle prese con un problema alla mano destra. Quella con cui tira e passa come pochissimi il pallone. Un infortunio all’anulare destro che verrà operato nelle prossime ore; il secondo intervento in questa stagione, sempre nella stessa zona. Un infortunio subìto nel terzo quarto della sfida contro gli Warriors, che non ha limitato il suo impatto in un’ultima frazione da incorniciare: “Rondo ha provato a continuare a giocare, a convivere con il dolore, ma questo lo stava logorando. A quel punto doveva prendere una decisione: o continuare a combattere, con il rischio di aggravare il fastidio, oppure fermarsi per recuperare al 100% il prima possibile”, dettaglia coach Walton, che sa bene quanto pesi la sua assenza in questa fase della stagione. Una beffa per un giocatore ritornato a disposizione soltanto lo scorso 21 dicembre, costretto a saltare le precedenti 17 partite dopo una frattura al terzo metacarpo. Un rientro in grande stile, giusto per assaporare cosa voglia dire poter contare sulla sua esperienza. Al suo posto coach Walton ha ovviamente puntato su Lonzo Ball, delegando all’occorrenza anche ad altri (Brandon Ingram su tutti) il compito di gestire i possessi di un quintetto tanto promettente quanto inesperto.
E coach Walton chiede ai suoi ragazzi di restare uniti
In fondo, sono passati soltanto quattro giorni dalla vittoria più importante della stagione dei Lakers e lo scenario è già totalmente cambiato: due partite senza LeBron, due sconfitte. La prima arrivata sulla sirena a Sacramento dopo aver sperperato un cospicuo vantaggio nell’ultimo quarto. La più recente invece, incassata in un derby che i Clippers hanno conquistato grazie al 22-0 di parziale a cavallo tra terzo e quarto periodo. Un fase della gara che ha fatto arrabbiare non poco lo stesso Walton, deluso dall’atteggiamento dei suoi ragazzi: “Ho visto la squadra che ha iniziato a dividersi, ognuno andava per conto proprio in quel passaggio della gara. È una cosa che non può succedere. Possiamo uscire sconfitti dal campo, ma le partite le perderemo insieme. Così come le vittoria arriveranno soltanto in maniera corale. Non mi interessa cosa succede in campo, dobbiamo continuare a essere uniti e a lavorare insieme per migliorare le cose”. Un richiamo necessario in un momento in cui lo spogliatoio è svuotato di buona parte dei suoi leader (tra gli altri, manca anche JaVale McGee, alle prese da settimane con una misteriosa influenza). “È stato un passaggio frustrante del match - sottolinea Lonzo Ball - chiunque subisca un parziale del genere non può che esserlo. Adesso però dobbiamo tornare a fare gruppo, senza rinfacciarci nulla. Siamo tutti sulla stessa barca”. Uno stimolo raccolto anche da Kyle Kuzma, il miglior realizzatore dei Lakers nel derby di Los Angeles: “Non possiamo pensare di essere felici e uniti solo se le cose vanno bene. Tutti sono costretti ad attraversare momenti di calo, ma siamo i primi a renderci conto di quanto spesso gli infortuni possano colpire. In questa stagione ci è capitato di dover cambiare di frequente il quintetto titolare, di cambiare rotazione. Non possiamo farci influenzare e condizionare dalle assenze”.
La maledizione LeBron e le provocazioni di Harrell e Williams
I Lakers però non hanno fatto i conti con la maledizione LeBron: dal marzo 2016 infatti, in tutte e 13 le gare in cui James è rimasto a guardare i suoi compagni causa infortunio, la sua squadra ha sempre perso. Una “dipendenza” che Magic Johnson ha più volte sottolineato a parole di voler evitare, ma che inevitabilmente sta colpendo (anche) i Lakers, ritornati a essere molto rumorosi in città; tanto da silenziare i Clippers, già poco considerati. Anche per questo Montrezl Harrell, come segno di rivincita durante l’ultimo quarto, si è rivolto al pubblico dello Staples Center (giocavano “in casa” i Lakers) facendo degli ampi gesti con le mani e ricevendo in risposta soltanto fischi: “Adoro situazioni del genere, perché questa gente ancora non riconosce il fatto che davanti al nostro nome ci sia scritto L.A., nessuno sembra preoccuparsene. Ma il nostro compito adesso è quello di far sapere al mondo che noi siamo gli L.A. Clippers, bisogna ricordare a tutti che ci sono due squadre a Los Angeles”. Harrell prosegue: “Cercano di imporsi come l’unica franchigia della città, continuano a parlare del giallo-viola, della loro storia e tutto il resto. Rispetto una squadra così blasonata, ma questo non significa un c***o - scusate il francesismo. Non vuol dire nulla. Quando scendo in campo penso ai miei compagni, non alla storia dei miei avversari. E alla fine saranno costretti a darci il giusto merito. Troveremo il modo di fargli capire di che pasta siamo fatti”. A guardare le ultime annate, non sembrano esserci molti dubbi: 22 degli ultimi 25 successi li hanno portati a casa i Clippers, molti firmati da Lou Williams; ispirato e decisivo anche oggi. Dopo la tripla segnata in faccia a Lance Stephenson, ha ripagato il suo avversario diretto con una moneta che conosce molto bene: una bella schitarrata in faccia a tutto lo Staples: “Era un gioco, sono sicuro che Lance non si arrabbierà”. Coach Walton magari spera che possa essere la scintilla giusta.