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NBA, Los Angeles Lakers: buon compleanno LeBron James, MVP anche a 34 anni

NBA

Stefano Salerno

Il n°23 dei Lakers si sta godendo da protagonista l'ennesima sfida di una carriera già lunghissima, restando al vertice nonostante l'età che avanza e riportando in alto una delle franchigie più importanti della storia della Lega 

LEBRON JAMES L'INDISPENSABILE: SENZA DI LUI 13 SCONFITTE CONSECUTIVE

Si può pensare di restare al vertice a 34 anni, continuando a essere il migliore di tutti dopo oltre 15 stagioni passate a lottare in ogni singola gara su un parquet NBA? Sì, se ti chiami LeBron James e hai deciso di rilanciare la tua carriera accettando non solo i tanti milioni di dollari offerti dai Lakers, ma anche la sfida più affascinante che potesse capitargli. L’obiettivo è far crescere attorno a sé un gruppo di talento e riportare in alto la franchigia più glamour della Lega, con il n°23 pronto a vestire i panni del veterano che deve tracciare la strada da seguire. Il tutto con il rischio di ricascare (come spesso gli è accaduto in passato) nello stesso errore commesso a Cleveland: creare un mondo che ruota solo ed esclusivamente attorno a LeBron e che perde forza propulsiva ogni volta che è costretto a rifiatare. O a fermarsi per infortunio, come accaduto cinque giorni fa nella sfida poi vinta contro Golden State il giorno di Natale. L’unico modo per tirare il fiato dopo 156 gare consecutive (playoff inclusi) e un banco di prova importante per i suoi Lakers, che sperano di poterlo riabbracciare presto e sfatare una maledizione che nelle ultime 13 occasioni ha sempre condannato alla sconfitta la squadra di James quando lui non c’era. Difficile rinunciare a un presenza totalizzante come la sua, con buona pace di Magic Johnson e Luke Walton; entrambi convinti della necessità di costruire una squadra che si muova in maniera corale e che non si affidi soltanto al talento del singolo. A guardare le cifre però le cose sembrano andare in un’altra direzione. James infatti è primo in squadra per punti segnati (27.3), rimbalzi catturati (8.3) e assist distribuiti (7.1), oltre che per impatto nei finali di gara in cui continua a colpire con chirurgica precisione. Quando serve, ci pensa lui a togliere le castagne dal fuoco. Il tutto continuando a sbriciolare ogni tipo di record di longevità, nonostante sulla carta d’identità ci sia scritto 30 dicembre 1984: auguri, a lui e a chi vuole deve provare a fermarlo.

La corsa all’MVP con Antetokounmpo, Leonard e Harden

Si può pensare di diventare MVP a 34 anni? Sì, se ti chiami LeBron James e questo forse sorprende ancora di più dell’impatto avuto sui Lakers. Il n°23 giallo-viola infatti non solo sposta decine di vittorie quando sceglie di cambiare maglia (basta chiedere ai Cleveland Cavaliers, ripiombati nei bassifondi della Eastern Conference proprio come successo otto anni fa), ma riesce a mantenere una resa personale invidiabile. Le sue cifre sono in linea con quelle dello scorso anno (soltanto il conto degli assist è passato dai nove ai sette di media, ma quello spesso dipende dalla capacità di far canestro dei compagni) dimostrando come per un talento rodato come il suo non ci sia bisogno di lunghi periodi d’adattamento. Il tutto, riducendo il tempo trascorso sul parquet e aumentando l’intensità dello sforzo: LeBron gioca oltre due minuti in meno di media, ma non ha cambiato il numero di conclusioni totali dal campo (19.3, esattamente come 12 mesi fa). Una presenza che non si è fatta più ingombrante perché i Lakers giocano a un ritmo ben più alto dei compassati Cavaliers guidati nelle ultime stagioni da James. Cleveland lo scorso anno giocava poco più di 98 possessi parametri su 48 minuti, cinque in meno rispetto ai 104 abbondanti che invece stanno spingendo i suoi Lakers. L’ennesima sfida per un vecchietto nel corpo di un 25enne, che lancia la sua candidatura al titolo di MVP ai suoi maggiori avversari: i Rockets rodati e guidati da un James Harden straripante a dicembre in fondo hanno vinto soltanto mezza partita più dei Lakers; Giannis Antetokounmpo è in netta crescita come i suoi Bucks, ma non ha ancora l’impatto del n°23 giallo-viola, mentre Kawhi Leonard è comparabile a lui per capacità d’adattamento e di resa in un nuovo contesto (anche se i Raptors erano già squadra di vertice, mentre i Lakers mancano ai playoff da cinque anni). Tutti e tre dunque sono avvisati: quest’anno nella corsa al premio di MVP c’è pure lui.

I record polverizzati e quelli aggiornati ogni volta che scende in campo

Si può pensare di battere decine di record a 34 anni? Sì, se ti chiami LeBron James e riesci ormai da oltre un decennio a non abbassare mai il livello del tuo rendimento. In questi primi due mesi abbondanti di regular season il n°23 giallo-viola ha superato Wilt Chamberlain per punti totali realizzati in NBA, raggiungendo il 5° posto all-time che presto diventerà quarto con tanto di sorpasso su Michael Jordan. Nel frattempo, dopo i 51 punti realizzati da ex a Miami che hanno sfatato uno dei suoi peggiori tabù (erano otto anni che non vinceva da avversario a South Beach), è diventato uno dei cinque giocatori ad aver messo a referto almeno un cinquantello con tre squadre diverse. Talmente infallibile da fare notizia anche quando qualcuno riesce a stoppare una sua schiacciata, come accaduto a Jarrett Allen nella sfida vinta dai Nets: soltanto otto giocatori in oltre 15 anni possono vantare il fatto di essere riusciti a fermarlo mentre cercava di inchiodare al ferro. Con le tre triple doppie in maglia Lakers invece è già adesso quello ad averne raccolte di più in una singola regular season alla sua età (superati Kobe Bryant e Jason Kidd), mentre continua imperterrito da oltre 11 anni a portare avanti quello che resta il più impressionante di tutti i primati: segnare almeno dieci punti ogni volta che scende in campo. L’ultima volta che non è riuscito ad arrivare in doppia cifra risale a una partita tra Cleveland Cavaliers e Milwaukee Bucks datata 5 gennaio 2007. Sì, non c’è refuso, per un giocatore che in carriera ha disputato 1177 partite, non riuscendo ad arrivare a quota dieci soltanto in otto occasioni. Pensare di diventare il miglior realizzatore all-time con queste medie e quel fisico non è un’utopia.

Gli obiettivi futuri: vincere il più possibile con i Lakers

Si può pensare di avere ancora stimoli e obiettivi da raggiungere dopo 15 anni del genere? Sì, se ti chiami LeBron James e sai che i traguardi più belli sono quelli condivisi - come l’aver chiuso una gara in doppia tripla doppia assieme a Lonzo Ball, uno dei suoi allievi preferiti. Con i Lakers infatti non basterà ritornare ai playoff per saziare un pubblico che è tornato a sognare, ma toccherà spingere sull’acceleratore, facendo crescere la fiducia in un gruppo che il prossimo giugno potrebbe essere nuovamente rivoluzionato dal mercato estivo. I contratti in scadenza sono volutamente tanti e lasciano porte aperte agli All-Star che il prossimo giugno potrebbero scegliere di andare a fare compagni a LeBron. In fondo anche i più scettici, quelli che dubitano nell’ennesimo miracolo del n°23 giallo-viola, hanno già iniziato a ricredersi vedendo questi Lakers lottare da subito al vertice della Western Conference, potendo disporre di una delle migliori versioni offerte dall'ex giocatore dei Cavaliers negli ultimi anni. Ma come, si può pensare di migliorare... va be', lo avete capito: sì, se ti chiami LeBron James.