Il n°11 degli Heat è rientrato dopo 85 partite di regular season, saltate a causa dei gravi problemi alla caviglia: "Continuo a essere convinto nei miei mezzi e penso positivo. Avrei voluto giocare di più oggi e prendere le mie responsabilità"
Mancava dal 22 dicembre 2017, reduce da un’operazione alla caviglia che lo ha tenuto fuori dal campo per oltre un anno. E non vedeva l’ora di incidere, di lasciare il segno. Sul parquet ci ha messo pochi secondi Dion Waiters a dare una mano agli Heat, armando la mano di Derrick Jones Jr. con i piedi oltre l’arco e poi mandando a segno una tripla - diventata un long-two dopo aver rivisto il tiro al replay (e per ripartire involontariamente da dove aveva lasciato). Smorfie verso la panchina, le tre dita della mano messe in mostra dopo il bersaglio dalla lunga distanza: un ritorno teatrale, a modo suo insomma, ma un impatto utile a Miami. Anche grazie a lui, la squadra della Florida piazza il parziale da 21-10 nel primo tempo contro i Cavaliers. Sette minuti che hanno cancellato un anno d’attesa: “È stato positivo per me aver segnato i primi due canestri, c’era tantissimo lavoro dietro quel ritorno sul parquet. Giorno dopo giorno, una riabilitazione portata avanti sempre con la stessa grinta. Lo avevo detto ai miei compagni che quei tiri sarebbero entrati”. La presunzione e la capacità di credere nei propri mezzi non è mai mancata a Waiters, che all’impatto del primo tempo ha fatto seguire cinque minuti finali costellati da quattro errori al tiro. Ma a quel punto la sfida era già saldamente nelle mani degli Heat: “Mi sono fatto il c**o, sono pronto. Se pensi negativo, le cose andranno male. La mia intenzione è quella di essere propositivo, segnare e soprattutto prendere dei tiri. Devi scommettere su te stesso: mentalmente ero pronto e avevo una grande voglia di divertirmi. Essere in mezzo al campo circondato dai miei compagni è stata sempre la mia situazione preferita”. Il tutto con il solito atteggiamento tra l’annoiato e lo svogliato, quasi a dire che per lui era normale tornare a giocare dopo aver perso 85 partite di regular season. Anzi, lamentando uno scarso utilizzo: "Voglio giocare, voglio stare più tempo in campo", lo ripete come un mantra durante l'intervista post-partita. Per questo quei sette punti in 11 minuti hanno un sapore molto particolare. “È un combattente”, sottolinea Tristan Thompson, felice di aver riabbracciato il suo vecchio compagno. L’obiettivo per Waiters adesso è soltanto uno: ritornare a incrociare le braccia dopo uno dei canestri che gli piacciono tanto.