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NBA, i risultati della notte: i Celtics perdono ancora, Spurs battuti dall'ex Tony Parker

NBA

Brooklyn torna a vincere dopo tre anni contro Boston, grazie ai 34 punti di D'Angelo Russell, e condanna i Celtics al terzo ko in fila. Grande festa per Tony Parker a San Antonio, alla prima partita in carriera da avversario contro gli Spurs conclusa con un importante successo. Mitchell-Gobert trascinano Utah contro Detroit

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LA RINASCITA DI HAYWARD

Brooklyn Nets-Boston Celtics 109-102

Brooklyn-Boston è sempre stato un incrocio particolare, soprattutto negli ultimi anni, in cui le disgrazie di una parte sono coincise con le fortune dell’altra. Per quello il successo conquistato dai Nets – che interrompe una striscia di dieci ko consecutivi contro i Celtics – ha il sapore della rivincita. Come quella di D’Angelo Russell, scaricato senza troppi problemi dai Lakers e definitivamente sbocciato in questa regular season: 18 punti nel solo terzo quarto (quello da 44-21, che ha spaccato in due la sfida) e 34 totali, tirando 13/26 dal campo, 7/13 dall’arco e aggiungendo sette assist. Una vittoria che mancava contro i bianco-verdi dal 2 gennaio 2016 e che condanna Boston alla terza sconfitta in fila, in uno sfortunato giro di trasferte. E non basta l’assenza di Kyrie Irving – fermato da un problema al quadricipite destro – a giustificare l’ennesima battuta d’arresto di una squadra che già nel primo possesso aveva manifestato chiara distrazione. Una palla persa banale, seguita da una tripla di Russell che aveva fatto arrabbiare coach Stevens; costretto a chiamare timeout dopo soli 29 secondi. Alla sirena finale sono 34 punti anche per Jayson Tatum (12/19 al tiro, cinque rimbalzi e un ottimo impatto offensivo), oltre ai 22 realizzati da Jaylen Brown, tirando con il 50% dal campo. I due giovani più volte invitati a “tirare fuori gli attributi” in questo momento complicato per Boston, sia in campo che fuori. Sul +27, quando i Nets hanno smesso di spingere sull’acceleratore (tanto da riportare gli avversari sul -7 negli ultimi 60 secondi), il pubblico del Barclays Center ha iniziato a cantare “Kyrie sta andando via!”, quasi a esorcizzare un senso di inferiorità e a porre l’accento sulle tensioni dello spogliatoio di Boston. Per una volta quelli che devono farsi delle domande sono gli altri.

San Antonio Spurs-Charlotte Hornets 93-108

Tony Parker non poteva chiedere di più dalla sua prima partita a San Antonio da avversario: il ritorno da trionfatore, salutato dal pubblico degli Spurs che più volte gli ha manifestato affetto, concluso con una vittoria inattesa che interrompe la striscia di sette successi casalinghi dei nero-argento. Marco Belinelli non c’è sul parquet, alle prese fermato da una contusione al ginocchio, ma assiste come tutti a San Antonio ai due minuti di video tributo proiettati prima della palla a due e accompagnati dalle urla emozionate degli appassionati texani. “Tony, Tony, Tony!”, cantano sugli spalti dell’AT&T Center, seguito poi dall’enorme boato al suo ingresso sul parquet a metà primo quarto. Nel finale i tifosi di San Antonio invocano un suo ritorno sul parquet a giochi ormai conclusi e coach Borrego – anche lui ex salutato con affetto – accontenta tutti, regalando a Parker l’ultima standing ovation. Una gara speciale per il franco-belga, diventato assieme a Michael Jordan l’unico giocatore della storia NBA ad aver disputato una partita contro la squadra con cui ha vinto quattro titoli (nel caso di MJ erano sei). Alla sirena finale per il grande ex di giornata sono otto punti, quattro assist e tre rimbalzi, a cui si aggiungono i 19 di Jeremy Lamb, gli 11 di Marvin Williams e soprattutto i 33 decisivi di Kemba Walker, con un 7/13 dall’arco che rappresenta più della metà del bottino raccolto dagli Hornets dalla lunga distanza. Una celebrazione che ha fatto passare in secondo piano la pessima gara degli Spurs, incapaci di evitare in più fasi della sfida di incassare parziali risultati poi decisivi, nonostante i 28 punti e dieci rimbalzi di LaMarcus Aldridge.

Utah Jazz-Detroit Pistons 100-94

Donovan Mitchell segna 28 punti (alla sesta partita consecutiva oltre quota 26, la più lunga della sua carriera), a cui si aggiungono i 18 punti e i 25 rimbalzi (massimo in carriera) raccolti da Rudy Gobert, decisivi per battere i Detroit Pistons – giunti all’ultima tappa di un lungo e faticoso giro di trasferte a Ovest. Per Utah è il sesto successo nelle ultime sette partite, il quinto in fila contro i Pistons battuti in 22 degli ultimi 26 incroci. Un avversario con cui i Jazz si trovano particolarmente a loro agio, come dimostrato anche da Joe Ingles che nel finale manda a segno la tripla della staffa a 24 secondi dal termine, quella che chiude i conti, voltandosi poi verso il pubblico a cui manda un bacio di ringraziamento. Non pesano le assenze di Ricky Rubio, Dante Exum e Raul Neto, a differenza delle 18 palle perse raccolte dagli ospiti che soffiano nelle vele di Utah; scivolata anche sul -12 nel primo tempo, prima di andare a riprendere la testa del match. Inutili i 19 punti di Blake Griffin – meno motivato rispetto alla sfida di Los Angeles di due giorni fa – e i 15 con 13 rimbalzi di Andre Drummond. Detroit continua a perdere: così diventa complicato sognare e conquistare un posto ai playoff.

Sacramento Kings-Portland Trail Blazers 115-107

È De’Aaron Fox a firmare la tripla decisiva a 90 secondi dalla sirena, quella che regala ai Kings un successo pesantissimo in ottica playoff contro un avversario diretto come Portland. Una vittoria di ritmo e di squadra, come è ormai consuetudine nella capitale californiana, con ben sei giocatori in doppia cifra guidati dai 19 punti realizzati da Buddy Hield. Il 50% sfiorato dal campo di squadra fa il resto, nonostante i Blazers facciano di tutto per restare attaccati e non perdano mai contatto con i padroni di casa. Damian Lillard è il migliore dei suoi, autore di 35 punti nonostante i tanti errori al tiro, ma nessuno riesce a stargli dietro, con le due spalle Nurkic e McCollum che si fermano a soli sei punti realizzati a testa. L’essere reduci da un back-to-back, a 24 ore di distanza dalla sfida in quota contro i Nuggets, ha poi fatto il resto, rendendo poco lucida l’esecuzione dei Blazers nel finale. Una sconfitta che porta la squadra dell’Oregon al 5° posto in classifica, scavalcata come i Clippers dai Rockets che sono gli unici a vincere nel mucchione all’interno della zona playoff a Ovest. Sacramento invece raggiunge i Lakers e continua a sognare un posto al sole il prossimo aprile: già così è un gran bel risultato.