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NBA, i risultati della notte: Paul George decisivo contro i Bucks, Harden fa 40 e non si ferma

NBA

Il n°13 di OKC chiude con 36 punti e segna i canestri che regalano il successo ai Thunder contro Milwaukee. Il Barba riabbraccia Chris Paul, domina e realizza 40 punti nella vittoria in rimonta contro Orlando. Mitchell trascina Utah contro Minnesota, i Lakers sorridono contro i Suns. Miami passa a New York, Cleveland batte a domicilio Chicago

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Oklahoma City Thunder-Milwaukee Bucks 118-112

Alla fine a vincere la sfida per i Thunder ci ha pensato ancora una volta Paul George. Selezionato tra i dieci titolari del prossimo All-Star Game, il n°13 di OKC segna sette punti cruciali negli ultimi 75 secondi della delicata gara vinta contro Milwaukee. Un test importante, superato a pieni voti dall’ex Pacers che, una volta in lunetta per scrivere la parola fine a pochi istanti dal termine, viene travolto dal coro del pubblico di casa: “MVP, MVP, M-V-P!”. Il canto che fino a qualche tempo fa veniva dedicato a Westbrook (13 punti, 13 rimbalzi e 11 assist, 16^ tripla doppia in stagione e numero 120 in carriera) adesso è tutto suo: per George sono 36 punti, 13 rimbalzi, tre assist e le solite tre rubate, con un chirurgico 8/12 dalla lunga distanza che spezza in due la resistenza dei Bucks: “Ha fatto di tutto sul parquet – sottolinea Antetokounmpo, che rende merito all’avversario – nel finale sapevamo bene a chi sarebbe stato affidato il pallone, ma nonostante questo ci ha continuato a punire. Ha deciso di vincere e lo ha fatto”. Per il talento greco una sfida in altalena, iniziata in modo pessimo al tiro, senza segnare mai dal campo raccogliendo soltanto tre punti nei primi due quarti. Poi il ritorno di forza, in una gara chiusa con 27 punti e 18 rimbalzi; alla guida di un quintetto tutto in doppia cifra, che riceve poco supporto dalla panchina. Sono 22 punti per Middleton, 19 per Brook Lopez (14 con quattro triple nel primo quarto), 18 per Malcolm Brogdon, in una sconfitta che interrompe la striscia di sei successi consecutivi. Milwauekee mantiene così le due sconfitte potenziali in meno in classifica, dovendo però giocare ancora ben quattro partite in più rispetto a Toronto che resta attaccata.

Houston Rockets-Orlando Magic 103-98

Quando un giocatore sa di essere MVP, continua a esserlo anche quando arrivano i rinforzi. James Harden non smette di segnare neanche nella gara in cui ritrova al suo fianco Chris Paul, chiudendo con 40 punti, 14/27 al tiro, 11 rimbalzi e sei assist una sfida che Houston ha seriamente rischiato di perdere contro un avversario modesto. Determinanti più di ogni altra cosa però sono le stoppate del Barba, sempre più coinvolto anche a livello difensivo, mentre la striscia di partite oltre quota 30 punti segnati arriva a 23 (la terza messa insieme da Wilt Chamberlain di 25 gare è ormai a un passo). Canestri fondamentali per i Rockets, sprofondati a inizio partita sul -16 e mai più tornati in vantaggio fino a quattro minuti dal termine, con Harden che spezza l’ennesima parità con una tripla a 75 secondi dalla sirena. Terrence Ross sbaglia il tentativo successivo, mentre Harden piazza altri due punti e permette ai texani di allungare. A chiudere i conti è sempre il Barba, per un volta in difesa dove respinge il tentativo di Fournier, permettendo a Paul di andare in lunetta, arrotondare a 12 punti il suo bottino complessivo e regalare a Houston il 13° successo nelle ultime 18. “James continuerà a essere sé stesso, a prescindere dalla mia presenza in campo. Questo è il motivo per cui merita il premio di MVP”, sottolinea CP3. Difficile dargli torto.

Minnesota Timberwolves-Utah Jazz 111-125

Donovan Mitchell ci mette un tempo per mettere a posto la mira, tira 2/12 dal campo prima dell’intervallo lungo, ma poi inizia a bersagliare il canestro dei T’wolves assieme a tutti i suoi compagni; infallibili in una seconda parte di gara da 72 punti totali, raccolti tirando 27/38 dal campo complessivo (71%). Colpa della connivente difesa di Minnesota che non oppone resistenza, battuta per la seconda volta in tre giorni da una delle squadre più in forma del momento. I Jazz sono reduci da nove vittorie nelle ultime dieci gare, guidati da un Mitchell che anche ha giocato da protagonista: alla sirena finale sono 29 punti per lui, a cui si aggiungono i 18 e otto assist di Ricky Rubio, i 17 di Rudy Gobert e la doppia doppia da 11+11 i Derrick Favors. Dall’altra parte oltre ai soliti Wiggins e Towns, da sottolineare il massimo in stagione di un redivivo Jerryed Bayless, titolare viste le tante assenze e autore di 19 punti (ce ne sono anche 15 per Luol Deng, ma in NBA può succedere davvero di tutto).

Los Angeles Lakers-Phoenix Suns 116-102

Successo fondamentale per i Lakers nonostante le assenze contro Phoenix, il sesto nelle 16 gare in cui LeBron James è rimasto a guardare. A vestire i panni del leader in casa giallo-viola è Brandon Ingram, autore di 22 punti con un semi-perfetto 9/11 al tiro, a cui si sommano i 24 e 16 rimbalzi di Ivica Zubac (anche quattro stoppate) e protagonista come racconta l’eloquente +18 di plus/minus. Ventiquattro sono anche i punti messi a referto da Caldwell-Pope, altro titolare in un quintetto sperimentale e disegnato più dagli infortuni di Ball e Kuzma, che dalla scelte di coach Walton. A chiudere la questione ci ha poi pensato Lance Stephenson, che alla solita scarica di energia e follia aggiunge anche 17 punti in 22 minuti, con 7/10 al tiro, 3/5 dall’arco e una bella schitarrata celebrativa che manda in delirio lo Staples Center. I Lakers rifiatano e aspettano LeBron.

New York Knicks-Miami Heat 97-106

Alla festa di Dwyane Wade al Madison Square Garden hanno voluto partecipare tutti. Anche Carmelo Anthony, presente in prima fila ad applaudire il suo grande amico e più volte omaggiato dalla squadra di casa e dal pubblico che per anni ha fatto il tifo per lui. Sul parquet invece a fare la differenza è Wayne Ellington, autore di 19 punti nella ripresa e decisivo nel parziale da 29-12 che spacca in due il match nel terzo quarto. New York non è in grado di opporre alcun tipo di resistenza e così gli Heat mandano sette giocatori in doppia cifra, con Wade che chiude la sua penultima esibizione newyorchese in carriera con 15 punti, dieci assist e cinque rimbalzi. I Knicks incassano la 17^ vittoria nelle ultime 18 giocate, con Enes Kanter che resta ancora a guardare polemico il disastroso rendimento dei compagni sul parquet.

Chicago Bulls-Cleveland Cavaliers 101-104

Nella gara a chi non voleva vincere, a chi cercava di scansarsi meglio per portare a casa l’ennesima sconfitta, hanno avuto la meglio i Bulls, battuti in casa dalla controfigura dei vice-campioni NBA, guidati dai 18 punti a testa di Clarkson e Burks; uno in più di quelli di un ispirato Cedi Osman, reduce dal suo massimo in carriera e ancora protagonista con i suoi 17 punti e otto rimbalzi. Un successo arrivato in volata nonostante i 21 punti e 15 rimbalzi di Lauri Markkanen e i 17 e 12 di Zach LaVine: Chicago avvicina così Cleveland all’ultimo posto a Ovest. 39 sconfitte per i Bulls, 41 quelle già incassate da Cavaliers. Una gara al contrario molto avvincente e ancora lunga.