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NBA, Rajon Rondo, il colpo dell'ex: canestro sulla sirena, Boston ko

NBA

Al termine di una sessione di mercato tribolata - e priva di soddisfazioni - i Lakers ripartono con un successo fondamentale al TD Garden. Il canestro decisivo lo firma l'ex di giornata, che allo scadere punisce la squadra di cui è stato leader e trascinatore per molti anni

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Boston Celtics-Los Angeles Lakers 128-129

Come spesso accade in NBA, bisogna partire dalla fine. Dagli ultimi minuti combattuti di una sfida che da sempre rappresenta la rivalità per eccellenza e che questa notte aveva molti altri significati più o meno nascosti. A Boston hanno vinto i Lakers (e questa è già una notizia), tornati al successo dopo la disastrosa imbarcata incassata a Indianapolis, grazie a un canestro sulla sirena di Rajon Rondo. Il beniamino del pubblico di Boston che punisce la sua ex squadra al TD Garden, in grado dopo 11 errori di riuscire a trovare per la prima volta il fondo della retina quando più conta (questa è la prima conclusione a segno in carriera di Rondo per passare in vantaggio a meno di dieci secondi dalla sirena di quarto periodo e overtime). Un bersaglio arrivato dopo che il n°9 è stato il più lesto a raccogliere il pallone stoppato da Al Horford sul tentativo di Brandon Ingram. Un movimento unico, terminato sul fondo di una retina che Rondo conosce davvero molto bene. La sua è soltanto una delle tante storie di una partita giocata poche ore dopo la chiusura del mercato degli scambi, che ha visto i gialloviola uscire come i grandi delusi (per non dire sconfitti) da una trattativa asfissiante con New Orleans per provare a mettere le mani su Anthony Davis. No, i Pelicans hanno preferito aspettare luglio, e quindi assecondare le richieste di Boston che a questo punto torna in corsa per il n°23 di New Orleans. I Celtics hanno vinto la battaglia di mercato (ma non la guerra) e i Lakers quella sul parquet. Merito come al solito del miglior condottiero della NBA, LeBron James, che chiama a raccolta attorno a sé i suoi e chiude con 28 punti, 12 rimbalzi e 12 assist: il terzo giocatore nella storia gialloviola dopo Elgin Baylor e Magic Johnson ad aver chiuso in tripla doppia contro Boston. “Sto meglio, sto cercando di ritrovare il mio gioco: so di dover incidere su ogni quarto, ogni azione, ogni possesso”. A dargli una mano in attacco è Kyle Kuzma, autore di 25 punti e di una delle triple decisive - 22 totali, massimo di franchigia per gli ospiti - in un finale in volata che riporta i Lakers più vicini ai Kings, ai Clippers e soprattutto alla zona playoff. Obiettivo minimo di una stagione in cui il mercato di febbraio non ha portato la rivoluzione sperata, per colpa (anche) dei Celtics.

Boston si ferma a cinque e si gode (almeno) le parole di Rondo

Dall’altra parte c’è Kyrie Irving, che ingaggia negli ultimi minuti di partita un testa a testa a distanza con James, rispondendo un paio di volte in prima persona ai suoi canestri in una partita chiusa con 24 punti, otto rimbalzi e sette assist. Un leader convincente anche lui, tanto che LeBron ha deciso di selezionarlo per la sua squadra di All-Star (piena zeppa di giocatori che diventeranno free agent il prossimo luglio, un segnale anche questo?), al cui fianco ci sono i 22 punti e dieci rimbalzi di Jayson Tatum, i 20 in 23 minuti con 9/11 dal campo di un sorprendente Daniel Theis, 19 e sei assist per Terry Rozier e 18 punti per Jaylen Brown. Un bel contributo di squadra che non è servito per prolungare a sei la striscia di successi consecutivi. A fine partita Rondo è ovviamente il più ricercato dai giornalisti, assiepati attorno a lui che sottolinea come il TD Garden resti sempre un’arena speciale, anche quando giochi con la squadra avversaria: “Il canestro non mi ha sorpreso, era quello che dovevo fare: siamo rimasti in corsa grazie al lavoro a rimbalzo d’attacco di Chandler, ai canestri pesanti di Kuzma e io ho soltanto concluso un lavoro di squadra. Mi alleno spesso su quel tipo di conclusioni. Metterlo a segno davanti a questo pubblico è surreale, incredibile, soprattutto dopo l’affetto che la gente di Boston continua a manifestare nei miei confronti dopo tanti anni”.