Il presidente dei Los Angeles Lakers ha rivelato che la point guard dei Phildelphia 76ers gli ha chiesto un incontro in estate per "rubare" i suoi segreti da point guard sopra i due metri. Johnson aveva posto come condizione l'ok dei Sixers per non incorrere nel tampering, ma il GM Elton Brand l'ha negato subito
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Con la presenza di Magic Johnson a Philadelphia, era inevitabile che arrivasse una domanda anche su Ben Simmons. Proprio come Magic ai suoi tempi, anche l’australiano è una point guard "atipica" dall’alto dei suoi 2.10 di altezza, facendo diventare pressoché automatico il paragone con Johnson ai suoi tempi. "Simmons mi ha contattato, anche se non direttamente" ha rivelato Magic prima della partita. “Ha contattato i Lakers per capire se possiamo lavorare insieme durante l’estate. Io ho risposto 'Ehi, per prima cosa devi parlarne con la NBA' e se tutte le parti in causa – i Sixers, noi e la lega – sono d’accordo, allora lo faremo. Ma fino a quando non succede, non si può fare". In realtà queste parole hanno fatto nascere un piccolo caso diplomatico tra le parti: la richiesta infatti risale a oltre un mese fa da parte del camp di Simmons (ma non si tratta dell'agente Rich Paul), che aveva indicato una serie di Hall of Famer con il quale gli sarebbe piaciuto parlare durante l'estate. Tra questi c'era anche Magic, e il giro di Simmons ha contattato il GM dei Lakers Rob Pelinka per chiedergli la sua disponibilità. A quel punto Pelinka ha chiamato Elton Brand, suo collega dei Sixers, per chiedergli il benestare ma ha ricevuto un "no" che ha chiuso sul nascere la questione. Almeno fino a quando Magic non ha tirato di nuovo fuori la questione, per quanto si fosse mosso con estrema cautela per non voglia incorrere in un’altra multa per tampering dopo averne già ricevuta una lo scorso anno per aver discusso pubblicamente di Giannis Antetokounmpo. Una situazione intricata - e complicata anche da parole aggressive di Brand in un programma radio, anche se poi si è scusato con Magic - sulla quale la NBA ha annunciato di volerci vedere chiaro, facendo partire un'investigazione.
La richiesta di Simmons e i timori dei Sixers
Dal canto suo, Simmons ha ammesso di essere interessato a incontrarlo anche se non in questo momento, quanto piuttosto nella prossima estate. "Lui è stato in tante situazioni in cui ha dovuto giocare da 5, ci ha vinto anche un titolo in quella posizione" ha detto l’All-Star da bravo studente della storia del gioco. "E poi è un Hall of Famer, uno che è stato nella posizione che attualmente occupo io… Penso che possa darmi una mano". I Sixers però non hanno dato l'ok a questo incontro, evitando di far nascere un rapporto "privilegiato" tra la loro point guard e il capo della dirigenza di una squadra come i Lakers, sempre attraenti sul mercato dei free agent. Per loro fortuna, la prospettiva è da scongiurare almeno per i prossimi anni: Simmons potrà estendere il suo contratto al massimo salariale già nell’estate che sta per arrivare, legandosi per cinque anni (a partire dal 2020 fino al 2025) con la squadra che lo ha scelto il Draft. E se anche così non andasse, i Sixers avranno la possibilità di pareggiare qualsiasi offerta nell’estate del 2020, anche se non c’è alcuna indicazione che le parti siano scontente della rispettiva situazione. Insomma, i Sixers potevano dormire sonni tranquilli. Ma come si suol dire: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. "Non c'è alcuna questione: ho un grande rapporto con Ben e il suo agente, e mi aspetto che rimanga ai Sixers per molto tempo" ha dichiarato Brand per gettare acqua sul fuoco. "Ha espresso un interesse nel parlare con i più grandi di sempre che noi sosteniamo. Ho avuto un breve colloquio con Rob Pelinka, che conosco da molto tempo, ma nulla verrà programmato. Il nostro obiettivo è fare bene ai playoff: questa storia non ci crea problemi, per noi è finita qui".