Il miglior giocatore dell'All-Star Game di Charlotte loda la "next generation" dei fenomeni NBA, da Ben Simmons a D'Angelo Russell fino a Karl-Anthony Towns. Ma una menzione speciale la merita la superstar dei Bucks: "Continua a migliorare, spaventa pensare dove possa arrivare"
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Il quarto quarto di Charlotte è tutto quello che serve a Kevin Durant per ricordare al mondo che l’MVP delle ultime due finali NBA gradisce essere inserito, sempre e comunque, nella conversazione su chi sia il miglior giocatore al mondo. Segna tutti i 4 tiri che si prende, con un micidiale 3/3 dall’arco, e aggiunge 11 punti a una prestazione che alla sirena ne conta 31 con anche 7 rimbalzi, 2 assist e 2 stoppate. Ma non è per le cifre che si gioca l’All-Star Game, quanto per mandare un messaggio a compagni (di serata) e avversari. Lo aveva già fatto a chi gli chiedeva una reazione per essere stato la prima scelta di LeBron James al Draft per la sua squadra: “E chi altro avrebbe dovuto chiamare?”. Non è arroganza, ma la convinzione di essere – se non il miglior giocatore al mondo – l’unico a potersi giocare quel titolo con la superstar dei Lakers. Ora, dopo la domenica di Charlotte, la bacheca di Kevin Durant accoglie un altro trofeo, l’ennesimo riconoscimento di una carriera già leggendaria, e ancora lontana dalla fine. “Sempre una bella soddisfazione vincere il premio di MVP – dice – anche perché non ero certo sceso in campo con questo obiettivo. Ma è successo, ed è sempre bello, anche se la prima volta – nel 2012 – forse rimane la più dolce. Mi ricordo che quell’anno ho iniziato a pensare di poter appartenere all’élite di questa lega, per tutto quello che era successo [con anche la prima apparizione in finale NBA, persa in maglia OKC contro Miami, ndr]. Ora che sono un veterano fa comunque piacere aggiungere un altro premio in bacheca”. Un premio che per Durant, nato e cresciuto appena fuori Washington, ha un significato speciale, perché la partita delle stelle del 2001, giocata nella capitale USA, è tra i ricordi a cui è più legato il giocatore degli Warriors: “Mi ricordo benissimo di essere stato in auto con mia madre e mio fratello e di aver ascoltato alla radio la super rimonta della Eastern Conference guidata da Stephon Marbury e Allen Iverson, da uno svantaggio anche di 20 punti fino alla vittoria in overtime”.
“Il futuro della lega è in ottime mani, Antetokounmpo spaventoso”
Le parole più belle poi Durant le dedica ai giocatori più giovani in campo con lui sul parquet di Charlotte: “Il futuro della lega è in grandi mani. Ci sono tantissimi giocatori già capaci di essere qui all’All-Star Game a un’età giovanissima, e hanno appena iniziato la loro carriera: Ben Simmons è al suo secondo anno, ma anche D’Angelo Russell e Karl-Anthony Towns hanno poco più di 20 anni”. Due parole a parte le merita Giannis Antetokounmpo, anche lui solo 25 primavere sulla carta d’identità: “Il suo potenziale è pazzesco. È già nell’élite di questa lega per quello che produce in campo, ma fa ancora più paura pensare a dove potrà arrivare. Il suo gioco sta prendendo forma, sta continuando a migliorare, è giovanissimo ma è già tra i primi 5, forse 3 candidati MVP. È un’autentica gioia vedere il modo in cui sta progredendo”. Il talento greco dei Bucks è ancora sotto contratto a lungo per Milwaukee ma sul parquet dello Spectrum Center – tra compagni di squadra e avversari – accanto a Durant c’erano tanti futuri free agent: “Bello giocare assieme a ciascuno di loro”, ha risposto diplomaticamente al riguardo. “Per certi versi siamo simili, veniamo dagli stessi background, è facile essere sulla stessa lunghezza d’onda. Vale anche in campo: c’è tantissimo talento, quasi ogni giocatori ormai sa giocare quattro ruoli per cui diventa facile mettersi in un angolo di campo e aspettare che ti arrivi il pallone perfetto. Quando giochi con campioni del genere, puoi limitarti a fare quello che ti viene meglio, perché per il resto ci pensano i tuoi compagni”. E Durant – che a Golden State può contare su un quintetto con 4 altri All-Star – non deve necessariamente aspettare il weekend delle stelle per provare una sensazione simile.