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NBA, risultati della notte: cadono Boston e OKC, Milwaukee sempre prima a Est

NBA

I Celtics perdono a Chicago sotto i colpi di Zach LaVine e Lauri Markkanen, entrambi ai massimi in carriera. Sacramento approfitta della stanchezza di Oklahoma City per vincere in trasferta nonostante i 41 di Westbrook. Milwaukee continua a correre vincendo su Minnesota. Successi per Indiana, Brooklyn, Detroit, Cleveland, Atlanta e Utah

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TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

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Chicago Bulls-Boston Celtics 126-116

L’ultima volta che si erano affrontate Chicago e Boston, i Bulls erano usciti dal campo con la peggior sconfitta nella storia della franchigia, un 133-77 dai contorni imbarazzanti. Le cose sono cambiate, eccome: grazie ai massimi in carriera da 42 punti di Zach LaVine e da 35 con 15 rimbalzi di Lauri Markkanen, la squadra di coach Boylen è riuscita a vendicare quella sconfitta in grande stile. LaVine e Markkanen sono la prima coppia di Bulls a segnarne 35 o più nella stessa partita addirittura da Michael Jordan e Scottie Pippen nel 1996, quando entrambe le leggende ne segnarono 37 contro Phoenix (il commento di LaVine? “Ne avremo ancora molte altre così”). Merito di un parziale da 18-3 nel corso del secondo quarto che ha ribaltato la partita, aumentando il vantaggio nel terzo quarto e resistendo a tutti i tentativi di rimonta dei Celtics nell’ultima frazione di gioco. Per i biancoverdi l’ultimo ad arrendersi è stato Kyrie Irving, autore di 37 punti e 10 assist ma senza riuscire a evitare la quarta sconfitta nelle ultime sei gare. “Preoccupato in ottica playoff? No” ha risposto seccamente quando interpellato dopo il match. “Perché ci sono qui io”.

Oklahoma City Thunder-Sacramento Kings 116-119

È raro che sia la squadra in trasferta a essere più riposata rispetto a quella che gioca in casa, eppure è quello che è successo tra OKC e Sacramento per via del doppio supplementare dei Thunder giusto 24 ore prima della sfida con i Kings. E i californiani ne hanno approfittato, cavalcando un grande Buddy Hield che — dopo aver fatto visita alla sua vecchia università nella partita contro Texas — ha realizzato 34 punti con 12/22 dal campo, mettendo a ferro e fuoco una grande difesa come quella dei Thunder. “È una vittoria importantissima perché Russ e PG stanno giocando alla grande. Siamo stati resilienti” ha detto il numero 24 dei Kings, graziati dall’errore sulla sirena di Paul George che ha trovato a malapena il ferro sul tiro che avrebbe potuto dare la parità ai suoi, forzando l’ennesimo supplementare. Per una volta George non ha giocato in maniera straordinaria, chiudendo con 14 punti e tirando solo 4/19 dal campo; non è bastato neanche lo sforzo extra di Westbrook, autore di 41 punti per la terza partita in fila a cui ha aggiunto anche 10 rimbalzi, ma soli 4 assist contro 7 palle perse, di cui una decisiva commettendo sfondamento su Willie Cauley-Stein a 11.5 secondi dalla fine dopo aver pareggiato a quota 116 poco prima. Il numero 0 però non ha voluto fare polemica dopo la gara: “Era sfondamento, così hanno chiamato e così è. Non sono io ad arbitrare. È andata così”.

Milwaukee Bucks-Minnesota Timberwolves 140-128

I Bucks si confermano la migliore squadra NBA, non solo per record, trascinata dalla coppia di All-Star a disposizione di coach Budenholzer; l’artefice del rilancio di un gruppo che travolge qualsiasi avversario e che adesso sembra non volersi più fermare. Giannis Antetokounmpo chiude con 27 punti e dieci rimbalzi la solita gara piena zeppa di giocate e atletismo, a cui si aggiungono i 28 punti di un ispirato Khris Middleton da 10/18 dal campo e quattro triple. Milwaukee conquista così la decima delle ultime 11 partite giocate, la 16esima delle ultime 18, salendo ben 31 gare oltre la soglia del 50% di vittorie (perdendo le prossime 30 partite – che in realtà sono soltanto 23 – comunque i Bucks avrebbero conquistato più successi che sconfitte). Con la vittoria contro Minnesota, Milwaukee ha già superato il totale raccolto la scorsa regular season. Una vera e propria corazzata, che ha dovuto aspettare il quarto periodo per sbarazzarsi dei T’wolves, rimasti aggrappati al match fino al 113-113: da lì in poi 16-2 di parziale Bucks e gara chiusa, a coronamento di una quarta frazione da 33-19 che condanna Minnesota alla prima sconfitta degli ultimi quattro anni senza Karl-Anthony Towns – ancora alle prese con i problemi post-incidente stradale di tre giorni fa.

Cleveland Cavaliers-Memphis Grizzlies 112-107

La stagione dei Cleveland Cavs è ormai andata dove doveva andare, ma se non altro il ritorno di Kevin Love permette ai tifosi sugli spalti di godersi un giocatore di livello superiore rispetto agli altri. Al numero 0 dei Cavs sono bastati meno di 26 minuti per mettere assieme 32 punti e 12 rimbalzi, il suo massimo stagionale in entrambe le voci frutto di un ottimo 9/15 dal campo e di ben 6 triple a segno su 9 tentativi. Nonostante fosse caldissimo, Love è stato tenuto seduto negli ultimi cinque minuti di gara da coach Larry Drew, visto che aveva già raggiunto il limite di minuti previsto dal suo programma di recupero (e per di più si trattava di un back to back). Ciò nonostante i Cavs sono riusciti a chiudere la gara grazie ai 20 punti di Collin Sexton, i 18 di Ante Zizic e una tripla fondamentale di Cedi Osman — tre giocatori sui quali la franchigia dovrà rifondare. A Memphis, arrivata alla quarta sconfitta in fila e alla 16^ nelle ultime 20 gare, non sono serviti i 25 punti e 11 rimbalzi di Jonas Valanciunas, i 18 di Mike Conley e i 16 di un Joakim Noah fischiatissimo dai tifosi di Cleveland.

Charlotte Hornets-Brooklyn Nets 115-117

La settimana da sogno di D’Angelo Russell inizia e finisce a Charlotte, parte dal parquet calcato durante la sua prima apparizione in carriera all’All-Star Game e termina con 40 punti decisivi realizzati in faccia agli Hornets che tengono i Nets avanti nella serrata lotta per il sesto posto a Est. Il modo miglior per festeggiare il suo 23° compleanno, pareggiando il suo massimo in carriera e realizzando i canestri decisivi in un finale tirato e sofferto per Brooklyn. Russell firma con l’ultima tripla della sua serata a 39 secondi dalla sirena il bersaglio che riporta avanti i Nets (ben oltre la doppia cifra di vantaggio nella prima parte di gara, poi buttata via per strada nella ripresa), lasciando però tutto il tempo ai padroni di casa per poterla pareggiare. Il tentativo dall’arco di Kemba Walker però viene stoppato da Caris LeVert allo scadere, generando un bel po’ di polemiche da parte dei padroni di casa, convinti che ci fosse un fallo commesso da parte del giocatore dei Nets. “Loro hanno visto il replay e sanno giudicare, io ho guardato l’azione live e non ho dubbi sul fatto che Kemba abbia subito un colpo”, sottolinea coach Borrego, consapevole di aver sciupato una grande occasione per avvicinare i newyorchesi in classifica.

Miami Heat-Detroit Pistons 96-119

La corsa agli ultimi due posti della Eastern Conference non sta necessariamente scaldando gli animi dell’intera NBA, ma se non altro Detroit ha aggiunto un mattone importante alla sua candidatura. Battendo una diretta avversaria come i Miami Heat, la squadra di coach Casey si è portata in solitaria al settimo posto nella conference, ringraziando la grande prestazione di una panchina capace di battere 66-35 quella degli avversari. Merito dei 22 punti di Ish Smith e dei 15 di Langston Galloway a inizio ultimo quarto, trasformando una partita tirata in una facile vittoria grazie a un parziale da 25-8. Ad accompagnarli i 20 punti di Blake Griffin e i 17 di Luke Kennard, mentre in casa Miami continua la maledizione casalinga: dal 12 gennaio a oggi gli Heat hanno perso tutte le cinque gare disputate a South Beach, con un record complessivo di 5-12. Nonostante i 22 punti di Josh Richardson e i 17 di Dion Waiters, la squadra di Erik Spoelstra è ora decima a Est e non ha neanche avuto buone notizie dall’infermeria. Per un Goran Dragic rientrante dopo due mesi, infatti, c’è un Justise Winslow alle prese con un ginocchio dolorante, così come James Johnson e Rodney McGruder hanno dei problemi fisici. “È difficile da spiegare” ha commentato dopo la gara. “Ma è solo una partita, e continueremo a spingere per quanto sia dura”.

Atlanta Hawks-Phoenix Suns 120-112

Questa volta gli Hawks non hanno permesso agli avversari di uscire dalle proprie difficoltà. Due settimane fa la squadra di coach Pierce aveva permesso ai New York Knicks di interrompere la loro striscia di 18 sconfitte in fila, mentre stavolta ne hanno aggiunta un’altra a quella da 17 dei Phoenix Suns, complice un quintetto tutto in doppia cifra guidato dai 23 punti a testa di Trae Young e Kent Bazemore. “Significa che stiamo crescendo: non lasciamo che il passato influisca sul nostro futuro” è stato il commento di Taurean Prince, autore di 21 punti insieme ai 19+14 di John Collins e i 18 con 6 stoppate di Dewayne Dedmon. Ai Suns non sono serviti i 29 punti di Tyler Johnson e i 26 di Devin Booker per interrompere una spirale negativa che dura ormai da settimane. “Non abbiamo giocato in maniera intelligente e non abbiamo avuto abbastanza disciplina per chiudere la partita” ha dichiarato coach Igor Kokoskov. “È un peccato perché abbiamo dato il nostro meglio. Ma l’impegno purtroppo da solo non basta”. Servirà anche il talento, ma quello arriverà dal Draft.

Washington Wizards-Indiana Pacers 112-119

A differenza di molte altre squadre nella Lega, gli Indiana Pacers hanno imparato alla perfezione a fare tutto ciò che serve per vincere più partite possibile. L’importante è non lasciarsi sfuggire l’occasione di battere avversarie con dei limiti evidenti, sfruttando al meglio gli errori che gli Washington Wizards di questo mondo concederanno. Arriva così l’ottava vittoria nelle ultime nove partite raccolta dai Pacers, con 22 punti di Thaddeus Young (9/11 al tiro), a cui si aggiungono i 18 di Bojan Bogdanovic, la doppia doppia d’ordinanza da 13 e 12 rimbalzi di Domantas Savonis e i 15 punti di Darren Collison – molti dei quali realizzati nel quarto e decisivo periodo. Indiana resta così saldamente al terzo posto a Est nonostante l’infortunio di Oladipo, affossando ancora di più le speranze playoff degli Wizards: un gruppo in enorme difficoltà, in cui il solo Bradley Beal prova a caricarsi il gruppo sulle spalle. Per lui sono 35 punti e sei assist, con il solo Thomas Bryant a ruota con 23 e 12 rimbalzi. Davvero troppo poco per sperare di conquistare l’accesso alla post-season.

Utah Jazz-Dallas Mavericks 125-109

Ricky Rubio e Donovan Mitchell segnano 25 punti a testa nel comodo successo casalingo dei Jazz contro Dallas, che sembra aver deciso di alzare bandiera bianca in questo finale di stagione. C’è gloria anche per Jae Crowder con i suoi 22 punti, oltre ai 18 di Joe Ingles e i 15 con 11 rimbalzi di Rudy Gobert. Dall’altra parte Luka Doncic resta a riposo per la seconda sfida consecutiva, lasciando spazio ai Tim Hardaway Jr. e i Tret Burke di questo mondo: 21 punti il primo e 20 il secondo, che arrotondano le cifre di una regular season sulle montagne russe per giocatori che probabilmente dovranno trovare una nuova collocazione in estate. Utah invece pensa al presente: il sesto posto è realtà, Houston non è poi così lontana e la post-season è un obiettivo possibile.