Il n°13 dei Rockets gioca l'ennesima super partita della sua stagione, trascinando i texani al successo dopo aver toccato il -21 nel terzo quarto. Per il Barba sono 58 punti, sette rimbalzi, dieci assist e otto triple per Houston il quarto successo in fila
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Houston Rockets-Miami Heat 121-118
Una gara d’assenza causa infortunio vinta contro Golden State e due sfide incolore al tiro (chiuse comunque con 28 e 30 punti) avevano illuso i Rockets di potercela fare anche senza di lui. Poi, nel momento del bisogno, James Harden ha indossato di nuovo i panni di Superman, regalando al pubblico di Houston l’ennesimo imperdibile spettacolo di questa regular season da incorniciare. Il Barba trascina i padroni di casa nella sfida contro Miami, rimonta da solo o quasi le 21 lunghezze di svantaggio accumulate nel terzo quarto e chiude con 58 punti, dieci assist, sette rimbalzi, otto triple e quattro recuperi una gara che sembrava persa. Per Harden è la sesta partita stagionale oltre quota 50 – leader assoluto in NBA, con gli altri otto giocatori in grado di riuscirci quest’anno che ne hanno messa a referto al massimo una. “Non mi sono mai preoccupato più di tanto del fatto che il mio tiro vada dentro oppure non trovi il fondo della retina – commenta il n°13 dei Rockets – l’importante è continuare a prendere le conclusioni su cui sto lavorando da tempo. Con quelle ci sono più speranze di portare a casa dei punti: poi posso chiudere con 2/30 dal campo una volta o con 15/30 l'altra, ma continuerò a pensare che quelli sono i tiri che devo prendere”. Per il Barba è la settima gara in carriera con almeno 50 punti e dieci assist – più del doppio di quanto fatto da ogni altro giocatore nella storia NBA. Un vero e proprio marchio di fabbrica che lo ha portato a raccogliere il 14° cinquantello della sua carriera, facendolo salire al quinto posto all-time alle spalle di Wilt Chamberlain (118, e non c’è refuso), Michael Jordan (31), Kobe Bryant (25) ed Elgin Baylor (17). In stagione invece è la 23^ volta oltre quota 40, il terzo miglior bottino nella singola stagione degli ultimi 50 anni alle spalle dei soli Jordan del 1986/87 (che ne raccolse 37) e Bryant 2005/06 (con 27 totali). Harden però ha ancora a disposizione 20 partite per ritoccare le sue cifre e soprattutto per dimostrare a Houston di non poter fare a meno di lui. Auguri a chi dovrà cercare di limitarlo.
Il resto della gara: l'ultima di Wade a Houston, le assenze dei Rockets
Fatta la lunga e doverosa premessa sulle cifre da record del Barba, resta comunque da raccontare il resto del match. Harden infatti è stato costretto a rimboccarsi le manica a causa delle diverse assenze in casa Houston, che a Charlotte poteva disporre per la prima volta di tutto il roster e a 24 ore di distanza è stata costretta a rinunciare a Kenneth Faried, Eric Gordon e Iman Shumpert. A quel punto, per non rendere troppo corta la rotazione delle guardie in uscita dalla panchina, Mike D’Antoni ha deciso di lanciare in quintetto Gary Clark (Lo ricordate? Il carneade che all’inizio di novembre ha preso il posto di Carmelo Anthony), alla prima da titolare in carriera (dopo aver giocato al massimo due minuti nelle ultime 14) e autore di 14 punti – suo nuovo massimo in carriera. Oltre agli infortunati i texani si sono ritrovati a dover fare a meno anche di PJ Tucker negli ultimi 20 minuti scarsi di partita; allontanato con un doppio tecnico dopo le plateali proteste nei confronti degli arbitri (a nulla sono serviti i richiami dei compagni, che di forza hanno provato invano a trascinarlo via). Tante difficoltà che non hanno impedito a Houston di raccogliere il quarto successo in fila, condannando Miami alla sconfitta 24 ore dopo aver gustato il momento più iconico dell’anno con il canestro di Wade sulla sirena contro Golden State. Per il n°3 degli Heat è stata l’ultima partita in carriera a Houston - 12 punti in uscita dalla panchina, meglio di lui Goran Dragic con 21 a gara in corso - salutato dai tifosi avversari durante il primo timeout e dall’amico Chris Paul a fine gara. Una sfida terminata con il rammarico di aver sfiorato un successo importante, meritato nella prima mezz’ora (37-22 di parziale nel secondo quarto) e poi sfuggito a causa della prestazione di Harden. Anche questa volta Wade ha avuto tra le mani il pallone e i tre punti del possibile pareggio: stavolta però il suo tentativo si è fermato soltanto sul ferro.