Dopo il successo su Boston, gli Houston Rockets vantano la striscia di vittorie più lunga in NBA e sembrano essere finalmente tutti in salute. “Stiamo entrando in ritmo nel momento perfetto” ha detto James Harden, che finalmente non deve più fare tutto da solo
A vedere la classifica della Western Conference e a vederli solamente al quinto posto, non si penserebbe che gli Houston Rockets siano in un grande momento. Eppure basta vederli sul parquet per capire che qualcosa è cambiato: la vittoria sul campo dei Boston Celtics non è stata solamente la quinta consecutiva – striscia aperta più lunga attualmente in NBA –, ma è anche arrivata con un’autorità straordinaria, andando anche sul +28 contro una delle pretendenti al trono della Eastern Conference. “È davvero una bella sensazione avere un roster al completo ed entrare in ritmo nel momento perfetto per farlo” ha dichiarato James Harden, ancora una volta decisivo con 42 punti, 7 rimbalzi e 4 assist per il successo dei suoi. “Finora non abbiamo avuto l’opportunità di spingere, spingere, spingere. Ora però è il momento perfetto per farlo e trovare il nostro ritmo in vista dei playoff”. La possibilità di salire fino al terzo posto, peraltro, non è per nulla remota: dopo essere stati anche quattordicesimi a inizio stagione (11-14 il record dopo le prime 25 gare), la risalita spinta dalla straordinaria striscia da 32 partite sopra quota 30 di Harden ha riportato i texani a una sola partita di distanza dal terzo posto, attualmente occupato dagli Oklahoma City Thunder insieme ai Portland Trail Blazers. Chiudere terzi permetterebbe loro non solo di avere il fattore campo al primo turno, ma probabilmente anche di evitare i Golden State Warriors fino alle finali di conference: il miglior scenario possibile, visto anche come si era messa la stagione a inizio anno. “Tutti sapevano che non avremmo chiuso al 14° posto” ha dichiarato PJ Tucker, l’anima di una squadra che ha migliorato nettamente il suo rendimento difensivo nelle ultime settimane e che a Boston ha disputato probabilmente la miglior gara difensiva dell’anno. “Dovevamo solo trovarci: nuova squadra, nuovo roster, un sacco di cose diverse. Ma non ci interessa in quale posto finiamo: vogliamo solo giocare la nostra miglior pallacanestro all’arrivo dei playoff”.
Il ritorno di Chris Paul e il margine di manovra di D’Antoni
E dire che i Rockets non sono neanche al loro massimo, dato che Clint Capela sta ancora lavorando sulla sua forma fisica dopo aver saltato 15 partite per un infortunio al pollice che lo ha costretto all’operazione chirurgica. Considerando che anche due arrivi a metà stagione come Kenneth Faried e Iman Shumpert sono alle prese con qualche problemino fisico (all’anca il primo, al polpaccio il secondo), c’è ancora margine per coach Mike D’Antoni per trovare la rotazione perfetta in ottica playoff. Di sicuro però aver ritrovato un Chris Paul ad alto livello – si nota anche solo dal modo in cui attacca i lunghi dopo i cambi difensivi, ritrovando la sadica ferocia a cui ci ha abituato in questi anni: chiedere a Kelly Olynyk per informazioni – fa tutta la differenza del mondo, per una squadra che si è dovuta aggrappare in tutto e per tutto a James Harden per evitare di affogare nel momento più difficile della stagione e ha fatto ruotare ben 18 quintetti base differenti nel corso della regular season. “Siamo in salute, stiamo vincendo, tutti sanno qual è il loro ruolo, stiamo eseguendo difensivamente, ci parliamo” ha detto James Harden, alle prese con qualche infortunio minore che non lo sta rallentando più di tanto. “Nel corso dell’anno abbiamo avuto dovuto affrontare infortuni e alti e bassi di ogni tipo, ma finalmente stiamo entrando in ritmo su entrambe le metà campo, ed è bellissimo”. Finalmente il Barba non deve più fare tutto da solo, e i Rockets sono tornati a fare paura a tutti.