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La NBA è davvero riuscita a eliminare definitivamente l'Hack-a-Shaq?

NBA

In questa stagione sono stati 33 i falli intenzionali commessi su cattivi tiratori di liberi; una cifra ben al di sotto dei 420 di tre anni fa che hanno portato a un cambio drastico delle regole. É diventato poco conveniente commettere fallo su un avversario con basse percentuali a cronometro fermo?

LONZO BALL FUORI PER TUTTO IL RESTO DELLA STAGIONE?

Fare fallo su un avversario che non sa tirare bene i liberi sembra non essere più una strategia redditizia come in passato. Almeno a guardare i dati, in netta controtendenza nell’ultimo biennio e sintomo di come la NBA spera di essere riuscita a sconfiggere una metodologia che spesso rendeva molto noiose intere fasi di partita. Don Nelson, negli anni ’90 allenatore dei Dallas Mavericks, è stato il primo a utilizzare questa tecnica (seguito poi da molti altri) per limitare i Chicago Bulls commettendo intenzionalmente fallo su Dennis Rodman - molto meno pericoloso e produttivo dei vari Michael Jordan e Scottie Pippen. In quella partita a suo modo storica del 1997 in cui i Mavericks applicarono tale strategia, il centro dei Bulls tirò 9/12 a cronometro fermo, rendendo perdente la scommessa del coach dei texani e condannando Bubba Wells a detenere il triste primato come il giocatore che più rapidamente è stato costretto ad abbandonare la partita per raggiunto limite di falli (sei in poco più di tre minuti). L’apice fu raggiunto contro Shaquille O’Neal - per anni l’unico modo per rallentare la produzione del giocatore più esplosivo della Lega - ma ormai tutto questo sembra far parte del passato. A guardare i dati appare evidente che la tendenza si sia non solo invertita, ma ormai punti decisamente verso l’annullamento. In questa regular season infatti il numero totale di falli ritenuti chiaramente “intenzionali” sanzionati (definiti “away-from-the-play”) è sceso a soli 33 - in media per chiudere la regular season attorno ai 45 totali. Valori al di sotto dei 77 della stagione 2017/18 e ben più bassi dei 126 di due anni fa e dei mostruosi 420 falli intenzionali segnalati nel 2015/16; il dato che portò la NBA a cambiare le regole e cercare in qualche modo di disincentivare una strategia che rendeva interminabili alcune fasi di partita. La scelta di punire questa tipologia di falli lasciando il possesso del pallone alla squadra che lo subisce negli ultimi due minuti di ogni singolo quarto ha reso ancora meno conveniente pensare di applicare tale metodologia, anche perché al momento la vera inversione sembra esserci stata nella capacità di conversione della maggior parte dei giocatori NBA. Ci sono ancora quelli contro cui conviene davvero fare fallo?

Infortuni e buone percentuali: mancano i giocatori su cui commettere fallo?

L’inversione di tendenza infatti è anche figlia della mancanza di avversari “da battezzare”: Dwight Howard e Andre Roberson ad esempio - due dei giocatori con la peggior percentuale di conversione a cronometro fermo dell’intera NBA - sono rimasti fuori per buona parte di questa regular season a causa degli infortuni, mentre Andre Drummond e DeAndre Jordan hanno risolto il problema alla radice. I due lunghi infatti hanno migliorato sensibilmente il loro rendimento a cronometro fermo, portando le loro cifre al di sopra del 60% (la quota che porta un possesso a produrre più di 1.2 punti, mediamente la capacità realizzativa tenuta da un attacco NBA che funziona) e rendendo così non più conveniente una scommessa contro di loro. Il centro dei Knicks, aggregando le cifre raccolte a New York e a Dallas in questa regular season, raggiunge la ragguardevole percentuale del 68.9% - ben lontana dal 43% dell’anno 2015/16, quando si parlava spesso e volentieri di Hack-a-DJ. Discorso simile per Drummond, che già lo scorso anno aveva quasi raddoppiato il suo rendimento a cronometro fermo, fissato quest’anno di poco al di sotto del 60% complessivo. Difficile prevedere un’impennata nelle prossime settimane, visto che Lonzo Ball probabilmente resterà fuori per il resto della stagione (e il suo 41% dalla lunetta lo rendeva un target appetibile), mentre i vari DJ Wilson, OG Anunoby e Steven Adams dovranno cercare un modo di evitare di avere un problema del genere, soprattutto durante i playoff (e al momento non sono stati mai presi come riferimento in questo senso). In una stagione complicata sotto molti aspetti si era provocatoriamente parlato di commettere intenzionalmente fallo contro LeBron James, ai minimi in carriera con il suo 66% su quasi otto tentativi a partita, ma vista la pessima conclusione verso cui si avvia questa stagione per lui e per i Lakers non ci sarà bisogno di metterlo alla prova. Il numero totale di falli intenzionali potrebbe dunque restare davvero ai minimi da diverse stagioni a questa parte.