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NBA, da Kobe a Bird fino agli MVP: la lega va matta per i biscotti di The Cookie Mom

NBA
Foto Diane Simon/The Athletic

Da oltre 40 anni una signora di Cleveland prepara strepitosi biscotti e altri dolci per le più grandi stelle della lega, senza chiedere nulla in cambio se non due chiacchiere dopo la partita. Una tradizione a cui tutti si sono sottoposti, da Kobe Bryant a Larry Bird fino agli All-Star di oggi

La NBA è un business che muove svariati miliardi di dollari l’anno, con i migliori giocatori che finiscono per guadagnare anche centinaia di milioni nel corso delle loro carriere e le franchigie che valgono (e vengono gestite) a tutti gli effetti come delle grandi aziende. Eppure per certi versi la NBA rimane una grande famiglia, specialmente quando si tratta di tradizioni che vanno avanti da tantissimo tempo. E come ogni famiglia che si rispetti, c’è sempre una persona di riferimento che sa fare i dolci. Per la NBA, quella persona si chiama Diane Simon e da oltre 40 anni prepara cookies, brownies e cupcakes per le più grandi stelle della lega. Tutto gratis e senza chiedere nulla in cambio, solo per il piacere di fare qualcosa di bello. "Mi piace fare cose per le altre persone" ha spiegato lei in un bellissimo articolo pubblicato su The Athletic raccontando la sua storia. "Mi piace incontrare le persone, mi fa piacere che vengano da me per salutarmi e chiedermi se ho dei cookies per loro. Perché a tutti piace un buon biscotto".

La storia di Diane Simon, da babysitter a "The Cookie Mom"

Una tradizione cominciata negli anni ’70, quando Simon – che ha 64 anni, vive da sola senza figli e attualmente lavora come manager nella AT&T di Cleveland, la sua città natale – faceva da babysitter ai figli dei giocatori dei Cavaliers, tra cui Jim Cleamons. Mantenendo il rapporto con i giocatori anche dopo il loro trasferimento in altre squadre, la Simon ha cominciato a farsi conoscere per i suoi straordinari cookies, ricevendo telefonate su telefonate ogni volta che i suoi famosi conoscenti tornavano in città, contattandola per ricevere una scatola dei suoi meravigliosi biscotti in albergo e mantenere vivo il rapporto. Nel 1989 Cleamons, diventato assistente allenatore di Phil Jackson per i Chicago Bulls, la chiamò per farle portare i suoi cookies non più per lui, ma per i membri di quei Bulls – quindi Michael Jordan e Scottie Pippen, giusto per dirne due. Il resto, come si suol dire, è storia: da lì in poi la Simon è diventata "The Cookie Mom", come è conosciuta da tutti nei circoli della NBA. E ad ogni passaggio nel Midwest le più grandi stelle della NBA fanno la fila per i suoi biscotti.

Da Kobe Bryant a Larry Bird, tutti impazziscono per i biscotti

Nel pezzo viene raccontato l’incontro tra la signora Simon e due membri dei Minnesota Timberwolves, il veterano Taj Gibson e il rookie Josh Okogie, introdotto dal più anziano al "culto" dei biscotti della "Cookie Mom". "Quando gliela ho presentata, il suo atteggiamento era del tipo ‘È solo una signora che fa i cookies?'" ha raccontato Gibson, che per anni ha giocato a Chicago. "E io ho risposto: ‘Sì, è una signora molto gentile e i suoi biscotti sono grandiosi’. Dopo che siamo tornati sul pullman, nel giro di 20 minuti ha spazzato via la scatola che gli aveva dato e ha detto ‘I suoi cookies sono una bomba, pazzeschi!’. E io: ‘Sì, lo fa ogni volta'". Tra gli altri che sono intervenuti nel pezzo ci sono Joakim Noah ("Ce l’ho salvata nel telefono come ‘Cookie Mom’, le lascio sempre i biglietti per la partita"), Jabari Parker ("Li fa morbidi dentro ma con il bordo croccante, sono i migliori"), Reggie Jackson ("All’inizio non mi fidavo, poi ho visto come la trattavano Kevin Durant e Russell Westbrook e sono entrato in confidenza. La conoscono tutti, è una persona genuina") e Bobby Portis ("Nessuno sa perché ci si possa fidare di lei, o forse qualcuno lo sa, ma non mi interessa: so solo che i suoi cookies sono morbidissimi"). Ma anche Doc Rivers, che ha detto di conoscerla da oltre 20 anni e si fa preparate i cupcakes da lei, mentre le fotografie della collezione privata della Simon testimoniano i suoi incontri con Hall of Famer del calibro di Kobe Bryant o Larry Bird e altri All-Star come Rasheed Wallace, James Harden e Derrick Rose.

I segreti della Cookie Mom: amore e gentilezza

Il segreto della sua ricetta? "Non ce n’è nessuno, solo l’amore. La mattina prima della partita compro gli ingredienti, faccio l’impasto, poi metto 25 gocce di cioccolato per ogni biscotto e poi 10-15 minuti nel forno. E via così, in base a quanti giocatori sa che incontrerà la sera della partita – che sia alla Quicken Loans Arena quando giocano i Cavs o nella vicina Detroit, spingendosi al massimo fino a Chicago che dista cinque ore di macchina. Tutto senza mai chiedere niente in cambio e facendo tutto a proprie spese, ricevendo al massimo i biglietti per la partita da parte dei suoi affezionati "clienti" e una chiacchiera prima della consegna dei pacchetti. "A volte mi hanno offerto di pagarmi, ma ho detto a tutti che non lo faccio per soldi – e poi non voglio finire nei guai con l’arena" ha spiegato lei. "I giocatori sono abituati che le persone vogliano sempre qualcosa da loro – che sia un autografo o un biglietto. Io voglio solo che sappiano che c’è qualcuno che farebbe qualcosa per loro senza chiedere niente in cambio, e i biscotti sono sempre un regalo ben accetto".

Oltre a quello, però, è Gibson a spiegare cosa la rende speciale: "Parlando con lei, mi chiede sempre come sto e anche dopo una brutta partita ha sempre una buona parola per tirarti su di morale, oltre ai biscotti. È una faccia familiare in un business in cui non vedi le stesse facce anno dopo anno. Lei invece c’è da sempre, ed è sempre capace di rallegrarti la giornata". Ed essendo a Cleveland, spesso i giocatori ospiti uscivano sconfitti da LeBron James e le sue squadre sempre molto forti in casa, specialmente nella sua prima incarnazione. "I giocatori mi dicevano che non vedevano l’ora di venire per i biscotti, visto che probabilmente sarebbero usciti sconfitti da James. Se non altro, sarebbero potuti tornare a casa con dei buoni biscotti" ha spiegato con un sorriso.