Gli Warriors mandano un segnale alla lega vincendo contro Denver grazie ai 28 punti di DeMarcus Cousins, blindando il primo posto a Ovest. Vince anche Houston contro Sacramento con 36 punti e 10 assist di James Harden e le 26 triple di squadra
Golden State Warriors-Denver Nuggets 116-102
È in partite come queste che si capisce la differenza tra i Golden State Warriors e tutti gli altri. Impegnati nel “big match” contro la seconda forza della Western Conference, i campioni in carica hanno dato una lezione ai loro giovani avversari mostrando di cosa sono capaci — specialmente ora che hanno aggiunto anche DeMarcus Cousins nel quintetto. Il centro ha chiuso con il suo massimo stagionale da 28 punti e 12 rimbalzi, a cui ha aggiunto anche 5 assist e due stoppate tirando 12/17 dal campo: una prestazione a tutto tondo anche per lanciare un messaggio a Nikola Jokic, che con ogni probabilità si giocherà il primo quintetto All-NBA con Joel Embiid per essere considerato il miglior centro di questa stagione. Nonostante le motivazioni per prendersi due gare di vantaggio e sostanzialmente blindare il fattore campo per tutti i playoff a Ovest, gli Warriors hanno proseguito la loro lotta con gli arbitri nella persona di Kevin Durant, che dopo una gara da 21 punti e 6 assist è stato espulso ad inizio terzo quarto per una veemente protesta nei confronti Zach Zarba, reo di non aver fischiato un fallo a Paul Millsap su una sua conclusione da tre punti. Durant ha guadagnato così in rapida successione i tecnici numero 14 e 15 della sua stagione (il prossimo gli varrà una sospensione automatica), ma prima di quel momento aveva spadroneggiato in campo, realizzando schiacciate in successione per mandare i suoi all’intervallo avanti di 16 (59-43). Nonostante l’uscita del due volte MVP delle Finals, ci ha pensato poi Steph Curry (17+5+5) a chiudere i conti, superando anche Chris Mullin al quarto posto nella classifica marcatori all-time della franchigia (16.236 punti) e salendo a 340 triple in stagione, seconda miglior prestazione di sempre dopo quella storica da 402 nell’anno del suo secondo MVP.
Per i Nuggets si tratta di una sconfitta pesante più in termini di morale che di classifica: l’unico a salvarsi è stato Jamal Murray, che ha chiuso con 17 punti pur essendo tenuto in campo meno di 30 minuti, mentre Nikola Jokic ha chiuso con 10 punti, 5 rimbalzi, 5 assist e 4 recuperi in 28 minuti, ma tirando 4/10 dal campo, 0/3 da tre punti e commettendo ben sei palle perse con -10 di plus-minus. Nessun altro Nugget è andato oltre gli 11 punti di Paul Millsap, complice un brutto 7/31 dalla lunga distanza: per coach Malone il record in trasferta contro le squadre della Western Conference scende a 12-12.
Sacramento Kings-Houston Rockets 105-130
Questa volta non è servita una tripla doppia da 50 punti a James Harden per avere ragione dei Sacramento Kings. Dopo la prestazione mostruosa del weekend, il candidato MVP si è “limitato” a 36 punti e 10 assist per i compagni, insieme ai quali ha pareggiato il record stagionale di 26 triple a segno in una gara, vincendo la 17^ partita nelle ultime venti. Sono invece quattro su quattro quelle in stagione contro i Kings, che hanno subito dal Barba la bellezza di 156 punti in tutto (39 di media) con 24 rimbalzi e 29 assist, capace di segnarne 23 nel primo tempo e poi di amministrare anche in una serata in cui Chris Paul non ne aveva (7 punti con 3/12 dal campo, pur con 12 assist). Ad accompagnare Harden sono stati allora i 19 a testa di Eric Gordon e Danuel House, che con nove triple combinate hanno contribuito al 42% dalla lunga distanza che ha contrassegnato il 26/61 dei Rockets con i piedi dietro l’arco, salendo a quota 50 vittorie in stagione (quinta volta negli ultimi sei anni) e riprendendosi mezza partita di vantaggio sui Portland Trail Blazers. Ai Kings, usciti sconfitti in quattro delle ultime sei gare, non sono serviti i 20 punti con 7 rimbalzi di Buddy Hield e i 19 di Marvin Bagley, andando all’intervallo sotto di 16 lunghezze e crollando nella ripresa sotto i colpi del Barba.