James Harden guida i Rockets al successo casalingo nella sfida che apre la serie contro i Jazz: 29 punti, dieci assist e otto rimbalzi per il Barba; uno dei sette giocatori in doppia cifra tra le fila dei texani, che scappano via nel finale e travolgono Utah nel quarto periodo
Houston Rockets-Utah Jazz 122-90
Ventinove punti, dieci assist e otto rimbalzi. Una normale giornata in ufficio, durata 33 minuti effettivi sul parquet di casa per James Harden – il volto del successo in gara-1 dei Rockets contro i Jazz. Il Barba è uno dei motori della squadra, che resta in vantaggio ben oltre la doppia cifra per buona parte del primo tempo, prima di tornare a sole cinque lunghezze di distanza da Utah a metà terzo quarto. A quel punto, nel momento in cui molti si aspettavano il testa a testa finale, la squadra di coach Snyder si è sciolta come neve al sole, incapace di trovare il fondo della retina e travolta nell’ultimo quarto d’ora abbondante da Houston (39-19 il parziale dell’ultima frazione). La spinta conclusiva la dà, neanche a dirlo, il solito Harden, ma sono ben sette i giocatori in doppia cifra alla sirena: 16 punti e 12 rimbalzi per Clint Capela, 14 con sette assist per Chris Paul, 17 con 3/5 dall’arco per Eric Gordon, 11 punti a testa per PJ Tucker, Kenneth Faried e Danuel House Jr. in uscita dalla panchina. Un avvio che ricorda molto la serie che meno di 12 mesi fa costrinse i Jazz ad abbandonare le proprie speranze playoff in sole cinque partite, anche se questa volta i mormoni possono disporre di Ricky Rubio; il grande assente dell’incrocio dei playoff 2018. Per lo spagnolo sono 15 punti e sei assist, a cui si aggiungono i 22 punti e 12 rimbalzi di un Rudy Gobert meno dominante rispetto alle attese (i Rockets hanno comunque aperto l’area in attacco, con 41 tentativi e soprattutto 15 bersagli da tre punti) e i 19 con 18 tiri di un non sempre lucido e preciso Donovan Mitchell.
D'Antoni torna in panchina, l'attacco dei Rockets fa paura
Il modo migliore per far tornare a sorridere, esultare e coinvolgere Mike D’Antoni; tornato in panchina dopo aver saltato le ultime tre sfide di regular season a causa di problemi intestinali che l’hanno costretto al ricovero. La sua Houston ha in parte perso la rotta (in realtà, ha soltanto incassato il canestro da tre punti di Paul George contro OKC che ha cambiato la fisionomia del tabellone playoff), scivolando al quarto posto a Ovest e lasciando così a Portland e Denver la strada spianata verso le finali di Conference evitando il pericolo Golden State. Per il momento, all’ex giocatore e allenatore dell’Olimpia Milano sono arrivate indicazioni incoraggianti: la sfida tra Houston e Utah infatti è quella tra il secondo miglior attacco e la seconda miglior difesa NBA, stravinto almeno in questo primo episodio dai texani. L’obiettivo degli ospiti infatti era quello di limitare il più possibile il Barba – in grado, come già dimostrato più volte, di mettere a referto anche 50 punti – sottovalutando però il possibile impatto di tutti gli altri. I sette giocatori in doppia cifra, senza tenere conto dei nove punti di Gerald Green e il modesto impatto di Austin Rivers, sono le note liete per una squadra a caccia di alternative al solo Harden. Che questi giocatori dispongano della capacità di avere un impatto offensivo importante, ci sono pochi dubbi. Il problema sarà quando bisognerà – più avanti – tirare fuori il coniglio dal cilindro in difesa.