L’addio di Anthony Davis a New Orleans non è poi così scontato. Il nuovo capo della dirigenza David Griffin ha un lungo rapporto con l’agente Rich Paul e promette grandi cambiamenti: una tattica o c’è la possibilità che resti fino alla scadenza del contratto?
Se pensate che l’addio di Anthony Davis ai New Orleans Pelicans sia scontato, forse è utile sapere che qualcosa in Louisiana è cambiato. Per carità, una separazione a inizio luglio rimane lo scenario, ma non più così scontato come sarebbe potuto essere solo poche settimane fa. Il motivo ha un nome e un cognome: David Griffin. Il nuovo capo della dirigenza dei Pelicans è un uomo con le idee molto chiare, ma soprattutto uno che ha un rapporto che va avanti da anni con l’agente di Davis, il potente e temuto Rich Paul. E nella conferenza stampa che ha aperto la sua era a NOLA, ha aperto alla possibilità di una permanenza di Davis: “Parlando con Rich, penso che ci sia una certa apertura da parte loro” ha spiegato. “Francamente, penso che Anthony sia interessato al potenziale di quello che possiamo fare. Allo stesso tempo però noi dobbiamo capire se è dentro o fuori questo progetto. Non può esserci un impegno a metà. La speranza è che sia di vedute aperte come lo sono la dirigenza e la proprietà”. Ovviamente Griffin ha creato il suo rapporto con Paul nei suoi anni a Cleveland, dove ha costruito attorno all’assistito più famoso di Klutch Sports – tale LeBron James – una squadra capace di fare tre finali in fila, prima dell’addio nell’estate del 2017 per divergenze con il proprietario Dan Gilbert. La posizione di Griffin, comunque, è che la situazione attorno a Davis non sia diventato troppo tossica per essere salvata: “Tutto l’opposto, in realtà: Rich è genuinamente eccitato per questa situazione. Lui ha visto da vicino il modo in cui LeBron si è impegnato in quello che volevamo fare a Cleveland e il rispetto che ha per il nostro lavoro”.
Il messaggio di Griffin e la conferma di coach Gentry
Insomma, il messaggio di Griffin per Davis è chiaro: ho vinto insieme a LeBron James, dammi una possibilità. D’altronde non potrebbe fare altrimenti: presentarsi a New Orleans senza provare nemmeno a convincere un giocatore del calibro di Anthony Davis a rimanere sarebbe un autogol in partenza, e non è da escludere che le sue parole di ieri siano semplicemente una tattica in vista dell’estate. D’altronde, “minacciando” la possibilità di tenere Davis – che potrà diventare free agent solo nel 2020 – il valore sul mercato dello stesso si alza, senza auto-imporsi la necessità di venderlo a tutti i costi che invece l’abbasserebbe. Ed è anche un messaggio da lanciare a Davis: il coltello dalla parte del manico ce l'abbiamo noi, quindi devi venire qui a parlarne. Quello che è certo, infatti, è che i Pelicans sotto Griffin non cercheranno di vincere subito a tutti i costi, ma contano di costruire un progetto sul lungo periodo – continuando a lavorare con Alvin Gentry, confermato come allenatore anche per la prossima stagione. “Il mio stile di leadership è quello di costruire una famiglia in cui ciascuno vuole il bene dell’altro, anche dicendo cose scomode al momento giusto” ha spiegato Griffin, che ha un rapporto con Gentry che risale a un decennio fa a Phoenix. “Alvin e io possiamo avere questo rapporto: lui è uno dei motivi per cui ho accettato questo lavoro”. E non solo: Griffin ha avuto il semaforo verde dalla proprietà per rifondare completamente la dirigenza, circondandosi di persone a lui fidate (pare che il General Manager possa diventare Trent Redden, che ha lasciato Cleveland anche lui nel 2017) in quelle che lui stesso scherzosamente ha definito come “richieste oltraggiose” alla proprietaria Gayle Benson. La quale, però, pare intenzionata a investire nei Pelicans come fa per i Saints della NFL, da sempre considerati i “fratelli maggiori” all’interno della proprietà delle franchigie di New Orleans. Tenere Anthony Davis, da questo punto di vista, è il primo banco di prova per la nuova dirigenza di David Griffin.