Houston protegge il suo vantaggio nell’ultimo minuto grazie alla difesa, tenendo gli avversari al 37% al tiro e al 24% da tre punti. I Rockets guidati dai 26 punti di James Harden eliminano i Jazz per il secondo anno in fila, con Donovan Mitchell disastroso con 4/22 al tiro
La serie tra Houston e Utah ci lascia un’eredità importante per il proseguo dei playoff: questi Rockets sanno vincere anche in una serata storta del loro leader. Lo hanno dimostrato in gara-3 di questa serie e lo hanno anche stanotte, resistendo al tentativo disperato dei Jazz di riaprire la serie. Sia chiaro, James Harden ha chiuso comunque come miglior marcatore con 26 punti a referto, ma ha avuto bisogno di 26 tiri per riuscirci (segnandone solo 10) ed è andato in lunetta solo 5 volte in tutta la partita, complice l’ottima difesa di Utah. Quella di Houston, però, è stata semplicemente migliore, realizzando una doppia doppia in recuperi (12) e stoppate (12) che ai playoff non si vedeva dalle finali di conference del 1994, l’anno in cui i texani vinsero il loro primo titolo. Paradossalmente, Harden è stato più decisivo in difesa che in attacco, recuperando 3 palloni e stoppandone 4, l’ultimo dei quali strappando il pallone dalle mani di Rudy Gobert lanciato a schiacciare a 38 secondi dalla fine, procurandosi i due liberi che hanno messo due possessi di distanza tra le squadre. Insieme a lui anche le 4 stoppate di un preziosissimo PJ Tucker (8 punti e 9 rimbalzi) e altri tre compagni in doppia cifra, con Clint Capela a quota 16+10 e i 15 a testa di Chris Paul e Eric Gordon. Così i Rockets, pur senza entusiasmare in attacco — Harden ha cominciato la gara con 1/12 al tiro prima di rimettersi in carreggiata con 9/14 nel resto della gara —, si sono aggrappati alla loro difesa per chiudere la serie, tenendo gli avversari al 37% dal campo e il 24% da tre punti (9/38). Servirà lo stesso tipo di intensità fisica e mentale — e forse anche qualcosa in più — anche al prossimo turno, come sottolineato anche da coach Mike D’Antoni.
Mitchell disastroso, Utah paga a caro prezzo
In un certo senso anche i Jazz si sono aggrappati alla loro difesa per rimanere a contatto fino alla fine, visto che comunque erano arrivati all’ultimo minuto di gioco con un solo punto di svantaggio nei confronti dei padroni di casa. Lì è mancato quello spunto necessario per battere una squadra come i Rockets sul proprio campo, complice una serata disastrosa di Donovan Mitchell. La giovane stella dei Jazz ha chiuso con 4/22 al tiro per soli 12 punti, sbagliando tutte le nove conclusioni da tre tentate (l’ultima delle quali avrebbe dato il -2 ai suoi a 30 secondi dalla fine) e perdendo cinque palloni. Una prestazione decisamente peggiore rispetto a quella realizzata in gara-4 che sembrava aver fatto svoltare la sua serie: “Sono deluso, ma sarò un giocatore migliore” ha detto dopo la partita, mentre il suo allenatore Quin Snyder ha sottolineato i meriti degli avversari: “Sono una squadra molto cerebrale e sanno trovare i punti deboli nella tua difesa”. Ai Jazz non sono bastati i 18 punti di Royce O’Neale, i 17 con 11 assist di Ricky Rubio (che potrebbe aver giocato la sua ultima partita con Utah, visto che sarà free agent) e i 15 di Jae Crowder, mentre Joe Ingles ha chiuso con 11 e 9 assist. Si conclude così la stagione dei Jazz, che per il secondo anno in fila vengono eliminati per 4-1 dai Rockets: avessero avuto un accoppiamento migliore avrebbero potuto probabilmente raggiungere il secondo turno come successo lo scorso anno, ma questa è la storia dei playoff NBA. Ci riproveranno il prossimo anno contando sulla crescita di Mitchell e Gobert, ma servirà anche un cast di tiratori migliori per diversificare il profilo offensivo della squadra.