ESPN riprende un vecchio tweet dell'ala dei Celtics, che a 17 anni reagiva scioccato a un commento di una sua professoressa. Oggi spiegato così
Jaylen Brown era impegnato in campo, in gara-1 della semifinale di conference a Est – ignaro di tutto. Ignaro cioè che durante la telecronaca dell’incontro, il suo nome veniva citato per un vecchio messaggio da lui pubblicato sul social dei 140 caratteri, esattamente 5 anni prima (nel frattempo scoperto e ripreso dall’account di ESPN): “La mia insegnante mi ha detto che in 5 anni mi vede in una cella del carcere della Cobb County”. La reazione più facile e immediata è constatare come la previsione di quell’insegnante si sia rivelata sbagliatissima, visto che oggi l’ex studente della Joseph Wheeler High School di Marietta, in Georgia, non solo è in libertà ma è anche uno dei giocatori NBA dal maggior potenziale in circolazione, titolare di un contratto milionario firmato con i Boston Celtics, la squadra più vincente della NBA. Immediata, però, anche la curiosità di sapere il “dietro le quinte” dello sfogo dell’allora 17enne Brown, al suo ultimo anno liceale (concluso tra l’altro con la vittoria del titolo statale della Georgia): “Certo che me lo ricordo – ha ammesso l’ala dei Celtics – certe frasi non le dimentichi e anzi, le usi come motivazione”. Brown ricorda di essere stato “sorpreso e anche un po’ scioccato che una professoressa gli avesse detto una cosa del genere, ma mai avrei pensato che qualcuno oggi avrebbe finito per vedere quel tweet”. “Non pensavo di meritarmi un commento del genere, ricordo che mi prese a guardia bassa, e tale era la mia sorpresa che decisi di twittarlo”. Una reazione quasi istintiva, “non l’ho fatto con lo scopo di portare attenzione sulla faccenda”, spiega oggi Brown, e men che meno con l’idea di condannare l’insegnante, di cui si rifiuta di rivelare l’identità: “Il sistema scolastico in Georgia è abbastanza deficitario, spesso gli insegnanti hanno troppi ragazzi di cui occuparsi e poco aiuto dall’esterno per farlo al meglio. Avrei potuto e dovuto comportarmi in maniera più intelligente, da allora sono cresciuto tantissimo sia mentalmente che spiritualmente”, ammette oggi il n°7 biancoverde. Che trova un modo per far sì che oggi, a cinque anni di distanza, quella reazione forse immatura possa servire da insegnamento a uno dei tanti ragazzini di 16-17 anni che magari oggi fa fatica in qualche liceo della Georgia: “Spero venga usato come motivazione – soprattutto per quei ragazzi che crescono nelle aree metropolitane meno facili, come quelle attorno ad Atlanta, dove le cose non sono sempre semplici. È dura a volte, e lo è sia per gli studenti che per gli insegnanti: quando ogni classe ha più di 30 ragazzi l’educazione ne risente”. Jaylen Brown però ce l’ha fatta, non è in prigione e anzi, è attesa da protagonista in gara-2 contro Milwaukee: come lui, allora, può farcela anche qualcun altro.