L'infortunio alla spalla ha limitato soltanto in parte il lungo turco, mentre il leader dei Nuggets ha giocato un'altra super partita regalando a Denver il successo all'esordio nella serie. Il problema di entrambi in fondo non è mai stata la resa offensiva
Non era neanche sicuro di farcela, dato che il problema alla spalla era diventato più serio del previsto al termine della gara-5 vinta contro Oklahoma City. Ma Enes Kanter, sempre più in simbiosi con i Blazers nonostante la sua avventura a Portland sia iniziata da poco, sapeva di dovercela fare. La sfida contro i Nuggets infatti sarebbe stata il palcoscenico ideale per la rivincita personale e non di Jusuf Nurkic - scaricato da Denver due anni e ritrovatosi protagonista in Oregon. Un modo per dimostrare di poter battere Nikola Jokic - il candidato MVP su cui hanno puntato in Colorado al posto suo. Senza il centro bosniaco per il resto della stagione, il compito è passato nella mani Kanter. Il lungo turco ovviamente non poteva essere al meglio della condizione - come dimostrato nel primo quarto, quando ritrovatosi da solo a tu per tu con il canestro avversario ha deciso di schiacciare, pentendosi amaramente della sua decisione pochi istanti più tardi a causa delle fitte di dolore alla spalla. Un fastidio che non lo ha rallentato, almeno in quanto a efficienza offensiva: alla sirena finale sono 26 punti, sette rimbalzi con 11/14 in 33 minuti, con Collins e Leonard che in uscita dalla panchina non sono riusciti neanche lontanamente a replicare il suo impatto offensivo: “Non mi pongo il problema della prossima partita: so che devo giocare affrontando il dolore. Antidolorifici, iniezioni, farò il possibile per aiutare i miei compagni. Non importa se con due braccia o una soltanto, ma tornerò sul parquet a dare battaglia la loro fianco”. Portland non è riuscita però a sfruttare il maggiore riposo, con tre giorni in cui l’unico vero impegno è stato concentrarsi davanti la TV per capire al termine di gara-7 quale sarebbe stato il prossimo avversario dei Blazers tra Spurs e Nuggets: “Abbiamo avuto anche noi soltanto un giorno per prepararla - racconta Collins - prima non sapevamo chi avremmo dovuto affrontare. In realtà abbiamo giocato un match ben al di sotto dei nostri standard e sapevamo che serviva ben altro per batterli. Gara-2 sarà una storia diversa”.
Lo show dei Nuggets, andare a vedere Jokic a Denver “conviene”
In molti però continuano a dare per scontato il rendimento di Jokic, alla prima post-season in carriera e autore di 37 punti, nove rimbalzi, sei assist e tre recuperi con 11/18 al tiro, tre triple e delle visioni dal palleggio degne del miglior passatore della Lega. Insomma, la difesa sarà anche il suo tallone d’Achille - Kanter ha avuto spazio e tempi, sul pick&roll e non solo, di attaccare il ferro - ma in casa Nuggets preferiscono pagare nella propria metà campo pur di godersi lo spettacolo offensivo: “Jokic ha capito che era giunto il momento di alzare il livello delle sue prestazioni ed è riuscito a far vedere quanto sia dura la sua scorza - commenta coach Malone - Ben oltre le ipotesi fatte da molti alla vigilia. Mantenere quel rendimento per oltre 40 minuti, soprattutto per un giocatore così giovane alla prima esperienza su un palcoscenico così importante”. Spettacolo andato in scena in un Pepsi Center praticamente tutto esaurito, in cui il pubblico di casa ha dato una grossa mano alla squadra più giovane di questi playoff per età media, diviso in città tra i playoff dei Nuggets e quelli della Stanley Cup di hockey con i Colorado Avalanche abili nel battere Calgary - favorita alla vigilia - e lanciati verso un secondo turno dal sapore di grande sfida contro San Jose. Il testa a testa tra le due squadre al botteghino fa molto discutere in città: il prezzo medio delle due partite di Jokic e compagni oscilla tra i 33 e i 66 dollari (decisamente abbordabili, considerando anche altre arene NBA), ben al di sotto dei 125-133 dollari da dover sborsare per vedere gara-3 o gara-4 degli Avalanche. Insomma, lo show messo in piedi dai ragazzi di coach Malone è anche il più conveniente, oltre che vincente: a Denver non ci sono davvero più scuse per non partecipare.