Il profilo ufficiale della NBA in Turchia ha censurato la prestazione del n°00 dei Blazers contro Denver, evitando di riportare le sue statistiche per non celebrarne l'impatto contro i Nuggets: "Come possiamo accettare tutto questo?", si domanda sui social
Alla fine è arrivato il comunicato della associazione dei giocatori che ha mostrato pieno supporto a Enes Kanter nell’ennesima battaglia che non avrebbe voluto in alcun modo combattere, ma nella quale si è nuovamente trovato invischiato. Neanche la gioia di godersi un successo in trasferta in semifinale playoff da protagonista, che la Turchia è tornata come un’ossessione nel suo destino. A far andare su tutte le furie il lungo dei Blazers questa volta è stato un tweet dell’account ufficiale della NBA nella sua nazione d’origine. Partita finita, vinta con merito dalla sua Portland, con CJ McCollum uomo copertina con i suoi 20 punti. Alle sue spalle però un grande lavoro di squadra, a partire dai 15 punti e nove rimbalzi di un maestoso Kanter su entrambi i lati del campo. L’account turco riprende in toto quella statunitense, evitando però di riportare la sua stat line, la sua performance (nonostante in teoria la NBA cerchi sempre di promuovere i giocatori nella loro nazione d’origine). Un controsenso che non è sfuggito al diretto interessato, che ha subito twittato il suo fastidio e la sua indignazione: “Ero l’unico giocatore turco in campo, la NBA turca mi ha censurato. Non hanno mandato in TV la partita dei Blazers perché c’ero io sul parquet. Il governo controlla le persone e questo resta un enorme problema. La NBA come può permettere tutto questo”. Una domanda reiterata in un secondo tweet direttamente indirizzato al profilo ufficiale di Adam Silver e costringendo la Lega a dargli una risposta: “La gestione dell’account Twitter in Turchia è stata affidata a un’azienda locale, con cui abbiamo immediatamente deciso di cessare il nostro rapporto di lavoro”. Un segnale di vicinanza anche questo (arrivato forse un po’ in ritardo).
E un tifoso attacca: “Tornatene in Turchia. Ah no, aspetta, non puoi”
Polemiche dovute anche all’atteggiamento tenuto dal pubblico di casa nei suoi confronti – che resta un giocatore fastidioso e spesso molesto nei confronti degli avversari. Protagonista di un accenno di rissa con Gary Harris, Kanter è stato più volte beccato dal pubblico del Pepsi Center, meritandosi tutta una sequenza di appellativi che spesso vengono associati ai componenti della squadra avversaria. A far discutere però è stata una frase pronunciata da un tifoso in prima fila mentre il lungo turco riceveva il fallo tecnico: “Tornatene a casa tua. Ah no aspetta, non puoi!”. Un commento ripreso sempre via Twitter da Kanter che ha aggiunto: “Spero di poter tornare prima o poi dalla mia famiglia, ma ho deciso di supportare la democrazia, la libertà e i diritti umani. Sono onorato del supporto manifestato nei miei confronti degli americani, ma i Nuggets devono imparare a controllare i propri tifosi. Questo è un comportamento dannoso. Bisogna essere grati del livello di democrazia e libertà che abbiamo negli USA”. Kanter infatti ormai da anni si è fatto portavoce di una battaglia a livello comunicativo e non solo contro Erdogan - il presidente turco che negli ultimi anni ha stretto in una morsa autoritaria la nazione, ostile a qualsiasi forma di opposizione. Una decisione costata molto in termini personali al n°00 dei Blazers, che da anni non ritorna a casa e a cui è stato ritirato il passaporto. Lo scorso gennaio dalla Turchia è partita una "red notice" diretta all'Interpol, in cui si chiedeva l'immediata estradizione perché ritenuto un sovversivo e un pericoloso terrorista. Gli Stati Uniti stanno continuando a garantire la sua sicurezza personale, rispedendo al mittente ogni tipo di richiesta e tutelando un libero lavoratore europeo arrivato in America a giocarsi le sue carte sul parquet e ritrovatosi a sfidare la sua nazione d'origine.