Sono saltate le trattative tra coach Tyronn Lue e i Los Angeles Lakers, che non sono riusciti a trovare un accordo sulla durata del suo contratto e sulla composizione del suo staff. E sulla decisione pesa la presenza della famiglia Rambis
Proprio quando sembrava che mancassero solo i dettagli, l’accordo tra i Los Angeles Lakers e coach Tyronn Lue è clamorosamente saltato. Secondo quanto riportato da diversi media americani le parti non sono riuscite a trovare una quadra sulla durata del contratto per diventare capo-allenatore dei gialloviola: la franchigia avrebbe offerto un triennale da 18 milioni di dollari complessivi, mentre l’allenatore — forte della sua esperienza in panchina e del titolo vinto nel 2016 con i Cleveland Cavaliers — avrebbe richiesto un quinquennale a cifre più alte, rifiutando quindi quando proposto dalla franchigia sentendosi trattato come un allenatore alla prima esperienza piuttosto che come uno con un anello nel palmares. I Lakers avrebbero voluto un accordo di tre anni per farlo coincidere con la durata del contratto di LeBron James, in scadenza nel 2022 (anche se l’ultima stagione è in player option), ma Lue avrebbe ritenuto questa opzione troppo condizionante per la sua posizione, facendolo sembrare “l’allenatore di James” prima ancora che l’allenatore dei Lakers. Secondo quanto scritto da ESPN, c’erano divergenze anche sulla scelta dello staff che lo avrebbe accompagnato nell’avventura a Los Angeles: mentre Lue aveva speso i nomi di Tom Thibodeau e di Frank Vogel, i Lakers avrebbero voluto affiancargli Jason Kidd, che ha lasciato un’ottima impressione nei colloqui con la franchigia californiana specialmente nell’ottica dello sviluppo dei giovani a roster, in particolare Lonzo Ball. Non è chiaro se Lue avesse delle obiezioni all’assunzione di Kidd, ma è chiaro che una personalità così ingombrante avrebbe finito per minarne la posizione praticamente da subito nel caso le cose non fossero andate per il verso giusto, di fatto portandosi un avversario in casa.
L'ombra dei Rambis sulle decisioni dei Lakers
Essendo questa Los Angeles ed essendo questi i Lakers, l'ennesimo colpo di scena della loro stagione non poteva che dare adito a dietrologie. Secondo quanto scritto negli Stati Uniti, infatti, dopo il secondo colloquio con Lue sia la famiglia Buss che il GM Rob Pelinka si erano convinti di assumerlo per la panchina, ma contro questa decisione si sarebbero schierati i due membri della famiglia Rambis, ovverosia Linda (principale amica e consigliera della proprietaria Jeanie Buss) e Kurt (che ha acquisito sempre più potere all'interno della dirigenza dopo l'addio di Magic Johnson). I due avrebbero convinto la Buss ad aspettare e Pelinka ad offrire un contratto decisamente sotto mercato a Lue, che dopo il titolo del 2016 aveva firmato un'estensione con i Cavs da 35 milioni di dollari in cinque anni (quindi 7 a stagione di media). I Lakers non solo gli hanno proposto una diminuizione del suo compenso da 7 a 6 di media, ma anche un accordo breve per gli standard della NBA - basti solo pensare che a Luke Walton era stato offerto un quinquennale da 25 milioni alla sua prima esperienza in panchina da capo-allenatore. Secondo quanto scritto dall'L.A. Times c'erano anche numerose altre situazioni su cui le parti non erano d'accordo, lasciando ad entrambe la sensazione che una partnership non fosse possibile.
Le alternative per la panchina dei Lakers e il ruolo di LeBron
Ora si apre di nuovo una fase di ricerca per i Lakers, che dopo Lue e Monty Williams - le due prime scelte per la panchina - dovranno necessariamente passare a un "piano C": secondo quanto emerso, ai nomi dei candidati si aggiungono a Kidd e Juwan Howard anche quelli di Lionel Hollins, Frank Vogel e Mike Woodson (di cui Rambis è stato assistente a New York). Su chiunque ricada la scelta, si tratta comunque di un'enorme figuraccia per la franchigia, che ha perso uno dietro l'altro i suoi due principali candidati - tanto che uno ha preferito andare ai Phoenix Suns e l'altro ha deciso di stare a casa piuttosto che imbarcarsi in una situazione del genere. I Lakers continuano a dare l'impressione di non avere una direzione chiara e precisa, o anche solo un piano su come dare a LeBron James una squadra con cui quantomeno tornare ai playoff. E non ricevono anche indicazioni dal Re, visto che - secondo quanto scritto da The Athletic - James ha lasciato la scelta dell'allenatore totalmente in mano alla dirigenza, fidandosi del loro giudizio e, allo stesso tempo, ritenendoli responsabili di una decisione di questa portata. Il fatto che le trattative con Lue (da molti considerato il "suo" allenatore) siano saltate vanno in questa direzione: ora è chiaro che non è James ad avere in mano le decisioni dei Lakers, ma tutto sommato non è neanche chiaro chi sia a prenderle.