Pochi secondi dopo il buzzer beater di Kawhi Leonard, Joel Embiid è scoppiato a piangere in campo per l'eliminazione appena subita. Il suo avversario Marc Gasol lo ha consolato immediatamente, un gesto di grande sportività tra due rivali che non si sono risparmiati colpi in campo
Marc Gasol avrebbe potuto andare a festeggiare come tutti gli altri. D’altronde Kawhi Leonard aveva appena segnato il più incredibile dei buzzer beater, regalando ai Toronto Raptors le finali di conference nella maniera più rocambolesca possibile. Invece lo spagnolo ha preferito fare altro: andare a consolare il suo avversario più duro della serie, Joel Embiid, scoppiato in lacrime dopo che Leonard gli aveva segnato in faccia il canestro vincente. Un gesto di grande classe da parte dello spagnolo, che ha abbracciato il rivale mentre quest’ultimo era in preda alle lacrime, fermandosi per diversi con lui per consolarlo e offrirgli una spalla su cui piangere. “Marc ha grande classe e ho tantissimo rispetto per lui” ha detto Embiid dopo la partita. “Non vi rivelerò cosa ci siamo detti, mi ha solo ribadito che tornerò a giocarmi certi momenti nella mia carriera. È un grande ragazzo”. E così, mentre Embiid si ferma al secondo turno dei playoff per la seconda volta consecutiva, Gasol avrà la possibilità di giocarsi le finali di conference per la seconda volta in carriera, tornandoci a sei anni di distanza da quando ci andò con i Memphis Grizzlies nel 2013, perdendo per 4-0 contro i San Antonio Spurs. Una ricorrenza che non è neanche passata per la testa allo spagnolo, uno abituato a pensare prima agli altri che a se stesso sia in campo che fuori.
La serie difficile di Gasol e il sacrificio di gara-7
Il gesto di Gasol assume ancora più significato se si pensa a come lui ed Embiid hanno interpretato la serie, senza risparmiarsi colpi sotto canestro per guadagnare anche solo un centimetro di vantaggio. Lo spagnolo era stato preso dai Raptors proprio per marcare giocatori come Embiid, ma ha fatto fatica a contenerlo per tutta la serie anche al di là delle difficoltà fisiche del camerunense. Ciò nonostante ha dato tutto quello che aveva, rimanendo in campo in ogni singolo secondo in cui c’è stato anche Embiid (45 minuti e 11 secondi in tutto, più di chiunque altro) e chiudendo con 7 punti, 11 rimbalzi e 3 stoppate tirando 3/8 dal campo e opponendosi al meglio delle sue possibilità all’avversario più giovane, più talentuoso e più fisico. Logico che in attacco non potesse essere il giocatore ammirato nei suoi anni migliori a Memphis (anche perché gli anni sono 34), ma la ricompensa delle finali di conference è sicuramente meritata anche per lui.
Coach Brown: "Questa sconfitta farà bene a Embiid"
Alle finali di conference prima o poi arriverà anche Embiid, o almeno questo è ciò che sperano a Philadelphia. Ne è di sicuro convinto coach Brett Brown, che ha avuto parole di conforto per il suo “gioiello della corona”, come ama chiamarlo. "Per quanto possa essere doloroso, questa sconfitta lo aiuterà" ha detto il coach. "Vincere il titolo è difficile. Vederlo piangere è doloroso per tutti, ma quando rivivrà questi momenti e se ne ricorderà, sarà meglio anche per lui. Tornerà più forte, più intelligente e più migliorato". Chissà però se sarà Brown ad accompagnarlo ai prossimi playoff: l’obiettivo fissato dalla proprietà per questa stagione — il superamento del secondo turno — era stato espresso a chiare lettere, e non è stato raggiunto. Il modo in cui non è potuto succedere, però, potrebbe cambiare i piani. I prossimi giorni a Philadelphia saranno molto importanti per tutti i Sixers.