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Playoff NBA: LeBron James non c'è, ma la Lega continua a parlare di lui

NBA

Stefano Salerno

È il giocatore più amato (e odiato) dell'intera Lega, il più discusso e secondo molti ancora il più forte, ma per la prima volta dopo 13 anni non è stato protagonista sul parquet durante la post-season. Un’assenza che pesa e che ha cambiato senza volerlo lo scenario NBA

I TRE QUINTETTI ALL-NBA

LEBRON PROVA A CONVINCERE LEONARD E BUTLER

L’ultimo primato di longevità LeBron lo ha perso meno di 48 ore fa: dopo 11 anni il n°23 dei Lakers è rimasto fuori dal primo quintetto All-NBA, quello scelto dai giornalisti a fine stagione. Non fa più parte della ristretta lista che comprende i cinque migliori giocatori della Lega, finito addirittura nel terzo quintetto senza ricevere neanche un voto che lo indicasse nel primo. Jackie McMullan, famosa giornalista di ESPN, aveva raccontato al New Yorker le ragioni che l’avevano spinta a tenerlo addirittura fuori dagli All-NBA: “Abbiamo appena votato per decidere i migliori quintetti e io ho tenuto fuori LeBron. Penso che anche altri lo faranno e farà discutere – voglio dire, ha chiuso la stagione con 28 punti, otto rimbalzi e otto assist di media. La cosa che ammiro di più di LeBron è la sua capacità di rendere più forti i giocatori che gli stanno attorno. Questa sarà la sua legacy, il suo lascito più grande. Ma credo che in questa stagione ha abusato del suo potere. Ha innescato una granata, l’ha lanciata nello spogliatoio dei Lakers e ha richiuso subito la porta alle sue spalle. Si è letteralmente e figurativamente separato dalla squadra non appena le cose sono iniziate a volgere per il verso sbagliato, quasi a dire ‘Questo non mi riguarda’. Si è presentato a una partita con un bicchiere di vino in mano! A mio parere, ci devono essere delle conseguenze a questo suo atteggiamento. Ma molti media non lo faranno perché è già così difficile avere accesso e notizie con lui… se penso a quello che faranno per tenerlo buono mi viene la nausea. Ho parlato con molti giornalisti che votano e gli ho chiesto: ‘Hai tenuto dentro o fuori James?’. Non c’è una risposta giusta o sbagliata. Nessuno nega il fatto che resti uno dei più grandi giocatori al mondo, ma il premio è indirizzato ai migliori 15 di questa stagione. E non spenderò il mio voto per uno che ha detto: ‘Non difenderò fino all’inizio dei playoff’. Parlando con altri colleghi, alcuni hanno sottolineato: ‘Non posso permettermi di lasciarlo fuori. Ho bisogno del Re’. E dove sarebbe in tutto questo la sensibilità giornalistica? Questo è l’aspetto che più mi preoccupa quando penso alla nostra professione. So che la gente dice che ESPN è un’azienda che fa intrattenimento, e credo lo sia, ma io non faccio quello. Sono una giornalista”.

La corsa alle finali NBA e al titolo di "miglior giocatore al mondo"

La questione resta, così come la sfida per l’intera Lega: la NBA può fare a meno di un LeBron James dominante e protagonista sulla scena? Dopo otto anni niente Finals, dopo 13 niente playoff e con i Lakers in alto mare in quanto a ricostruzione del roster, il problema di trovare dei possibili eredi si è innescato nella testa di molti. La sua assenza ha fatto rumore e cambiato gli equilibri forse più di quanto sarebbe accaduto se fosse sceso sul parquet: senza di lui è partita la caccia alla successione a Est ad esempio, dove si è riaperta la corsa alle finali NBA che per otto anni era stata monopolizzata dalle squadre di LeBron. Inoltre, Kevin Durant (pre-infortunio) e Kawhi Leonard – liberi da ogni tipo di confronto scomodo con lui – hanno avanzato legittime candidature a ricoprire il ruolo di miglior giocatore del mondo, lasciando anche spazio e titoli sui giornali (che con James sul parquet non ci sarebbero stati) per i vari Giannis Antetokounmpo e Damian Lillard. Campioni assoluti, ma al tempo stesso volti nuovi per il pubblico generalista che dopo mesi di indifferenza puntuale a maggio si affaccia sul mondo NBA e, per la prima volta dopo un decennio, ha perso il suo principale riferimento: se non c’è più LeBron, chi gioca le finali NBA? “Nella Eastern Conference è di nuovo tutto aperto, non c’è più James e non bisogna più affrontarlo per andare avanti”, ha raccontato meno di due settimane fa il n°34 greco dei Bucks. Difficile immaginare un attestato di stima indiretto così efficace per la legacy del n°23 dei Lakers.  “È strano, molto strano, come appassionato di pallacanestro mi ripeto: ‘Dannazione, LeBron non c’è’. È davvero assurdo, assapori sempre l’opportunità di giocare contro un talento del genere”, aggiunge Draymond Green, che in finale ci sarà per la quinta volta consecutiva. Golden State infatti è diventata la prima squadra NBA negli ultimi 50 anni ad averne messe in fila così tante, l’unica dopo i Boston Celtics di Bill Russell. La prima a eccezione di LeBron James.

LeBron, il giocatore di cui non si può far a meno

“Tutte le persone che seguono la NBA, anche i più distratti e i meno affezionati, hanno un’opinione personale su LeBron”, sottolinea il giornalista Nick Wright – una massima che campeggia scritta grossa in evidenza in tutte le redazioni che parlano di NBA - che ricorda in un interessante articolo di Howard Beck un episodio risalente a tre anni prima. Nel suo ufficio con lui c’era Maverick Carter – il manager che per molti anni ha curato gli interessi di James – e di fronte a loro c’erano tre televisori accesi su tre canali sportivi differenti: “Tutti stavano trasmettendo degli show in cui si parlava di LeBron, tre discussioni che riguardavano aspetti differenti della sua off-season, ma a nessuno era balenata l’idea di cercare altri argomenti”. Talmente tanto polarizzante quindi non solo nella percezione, ma in quello che la gente vuole ascoltare: gli appassionati insomma voglio parlare di lui, ben oltre gli aspetti relativi alla pallacanestro. Per quello basta un tweet con un orologio per spostare l’attenzione dal super canestro di Lillard contro OKC in gara-5 alla sua presenza davanti la TV, un “4” con hashtag per festeggiare la scelta al prossimo Draft che innesca ore di dibattito sul mercato dei Lakers, lo scambio con Anthony Davis, la free agency e tutto il resto. Qualunque cosa accada nella Lega, la prima domanda che in molti si pongono è “Che effetto può avere su LeBron?”, anche se accade a migliaia di chilometri di distanza. “Al momento non sembra che siano fuori dai playoff – sottolinea JJ Redick – tra le prime notizie i Lakers ci sono sempre. Il pensiero “James è fuori dai playoff” non mi ha mai sfiorato, resta sempre attualità”. Chi ha chiesto conto della situazione al diretto interessato è stato respinto con perdite, nonostante da fonti vicine a lui sia filtrato il fatto che “sarebbe disposto a tutto pur di giocare a pallacanestro”. Al momento però il suo trono è vacante e lui resta in vacanza. La NBA però continua la sua maratona: nessuno può ancora fare a meno di LeBron.