I biancoverdi hanno deciso di non sacrificare Jayson Tatum, spianando indirettamente la strada ai Lakers e perdendo in un colpo solo l'opportunità di aver un All-Star di primo livello nel roster. Capire cosa fare con Horford e gli altri giocatori del roster diventa fondamentale
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Dalla possibilità di schierare Anthony Davis assieme a Kyrie Irving e puntare forte al titolo NBA, al restare a mani vuote e ripartire dai giovani a cui i Celtics non hanno voluto rinunciare. Se i Lakers sorridono e punteranno forte all’anello tra 12 mesi e i Pelicans diventano la squadra del futuro – senza tralasciare il rendimento di un roster che può fare bene sin da subito – i grandi sconfitti della trade più attesa degli ultimi mesi sono i Celtics. Boston si ritrova con il salary cap già pieno a non poter arrivare a nessun free agent di livello, con Irving ai saluti e già in partenza e con Davis ormai sfuggito di mano. Un All-Star quello dei Pelicans per cui i biancoverdi non hanno voluto ipotecare il loro futuro: una delle notizie filtrate grazie alle indiscrezioni di Marc Stein del New York Times è che i Celtics hanno rifiutato di trattare Jayson Tatum, spingendo così in automatico i Lakers in una posizione di vantaggio che ha poi portato alla rapida chiusura dell’accordo. David Griffin, il GM di New Orleans, non aveva mai fatto mistero che il principale obiettivo che i Celtics volevano perseguire era proprio il n°1 di Boston e il rifiuto da parte dei biancoverdi ha reso paradossalmente molto più facile la scelta dei Pelicans. Danny Ainge non ha voluto rischiare il suo giovane di migliore prospettiva, visto il rischio (da non sottovalutare) che Davis andasse via tra un anno. Le minacce di Rich Paul insomma sono andate a buon fine. Tatum potenzialmente è un All-Star già oggi, un giocatore dal futuro garantito, uno di quelli che non si possono sacrificare con il rischio di restare con un pugno di mosche in mano tra 12 mesi. I Lakers ringraziano per questo gli storici rivali e si godono uno dei colpi più importanti della loro storia recente.
Irving in partenza e il complicato rinnovo di Al Horford
Non aver inseguito a tutti i costi Irving inoltre è un chiaro segnale del fatto che la dirigenza di Boston è ormai convinta che Irving sta per andare via: il n°23 dei Pelicans poteva essere l’asset ideale per convincere l’ex Cavaliers a restare con i Celtics, ma visto che questo scenario appare ormai come improbabile, non avrebbe avuto molto senso forzare la mano e rischiare di perdere per strada Tatum - che diventa da subito il tassello fondamentale da cui far ripartire le ambizioni dei biancoverdi. Sul tavolo inoltre restano tante altre questioni aperte, a partire dalla free agency di Al Horford: l’ex Hawks è diventato un simbolo in casa Celtics e vuole restare ancora a lungo in biancoverde. Se Boston dovesse perdere un All-Star come Irving, i 30 milioni di dollari previsti dal contratto di Horford potrebbero fare molto comodo per arricchire un roster privo di punte di diamante all’apice della loro carriera. Rinunciare a lui, oltre che ai vari Marcus Morris, Terry Rozier e Daniel Theis lascerebbe spazio sufficiente per puntare a firmare giocatori di primo livello – Malcolm Brogdon, per dirne uno tutt’altro che semplice da convincere – ma con 28 milioni a disposizione non permetterebbe di arrivare a Kawhi Leonard ad esempio. L’alternativa sarebbe quella di riportare Horford in squadra, spalmando il suo accordo su più anni e riducendo l’esborso nella prossima stagione, puntando a quel punto alla conferma in blocco di tutto il roster dei Celtics. Tranne Irving, con la speranza che il vero All-Star cresca in casa.