L'azzurro degli Spurs non nasconde la sua sorpresa alla notizia che l'ex compagno sarà ora uno dei suoi assistenti allenatori: " Non me lo sarei mai aspettato", ammette, e poi aggiunge scherzando: "Ora ci sarà un boato maggiore alla presentazione degli allenatori che a quella di noi giocatori"
“Ora quando presenteranno la squadra ci sarà più entusiasmo per gli allenatori – Popovich e Duncan – che per noi giocatori”, scherza Marco Belinelli commentando le notizie che arrivano da San Antonio, ma le parole dell’azzurro – ospite a Sky per il Media Day della nazionale, che si ritrova in vista del Mondiale cinese di fine agosto – fotografano al meglio la sua sorpresa alla notizia dell’assunzione di Tim Duncan nel ruolo di assistente allenatore di coach Gregg Popovich. “Se me l’aspettavo? No, mai, devo essere sincero. Credo che abbia influito molto anche l’amicizia a livello personale tra lui e coach Pop, tanto da convincerlo a intraprendere una nuova avventura professionale”. Non che Duncan – ritiratosi tre estati fa – fosse mai veramente scomparso dal radar degli Spurs. Anzi: “È sempre rimasto attorno alla squadra – racconta Belinelli - mi ricordo di averlo visto spesso in palestra, a correre sul tapis roulant, a lavorare individualmente con i lunghi della nostra squadra: sulla sua bravura, anche in questo ruolo, non penso ci possano essere dubbi, e poi c’è il carisma, l’amore per la pallacanestro, quell’aura vincente che trasmette anche solo a stargli vicino”. Il nome – Tim Duncan – parla già da sé (“L’unico vero dubbio che mi rimane è che ora sarà costretto a vestirsi sempre bene – scherza il Beli – niente jeans largo dentro gli stivali…”) ma la guardia di San Giovanni in Persiceto ci tiene a sottolineare anche la seconda addizione al coaching staff neroargento: “Will Hardy è quello che considero il mio assistente, nel senso che è quello che mi ha sempre seguito di più, quello con cui faccio allenamento di tiro prima di ogni partita: è un ragazzo ancora giovane ma davvero bravissimo”. Ovvio però che la eco dell’innesto di TD è quella che ha scosso di più gli animi: “Se può davvero essere un ottimo allenatore? Beh, questa è una bella domanda. Di pallacanestro sicuramente ne capisce, ma come mi hanno detto in tanti un conto è fare il giocatore, un altro fare l’allenatore, o l’assistente. Di sicuro avere il suo esempio per tutti noi sarà importante: se ti dice di fare una cosa lui, la fai. Punto e basta”.