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NBA, nasce "Fansure", la startup che vuole proteggere i tifosi dal load management

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Un ingegnere della NASA insieme ad alcuni colleghi ha elaborato complicati logaritmi per stabilire i giocatori più a rischio di riposo programmato e le partite critiche. Ne è nata una startup che offre un rimborso in dollari ai tifosi delusi

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Due parole – load management – che ormai sono entrate nel gergo di ogni tifoso NBA, spesso malvolentieri. Gregg Popovich e gli Spurs sono stati i pionieri del riposo programmato delle proprie star (chi non si ricorda il “DNP – Old” iscritto accanto al nome di Tim Duncan per giustificarne l’assenza da una parita?), ma il modo in cui lo scorso anno i Toronto Raptors hanno gestito il rientro in campo dopo quasi un anno intero di assenza di Kawhi Leonard ha aperto gli occhi a molti. Le 82 partite di stagione regolare sono tanti, in molti iniziano a dire troppe, e l’obiettivo di preservare le proprie superstar e tenerle fresche per il periodo più importante dell’anno – playoff ed eventualmente finali – diventa prioritario per ogni coaching staff, tanto che dal 2012-13 a oggi i top player NBA hanno visto il numero dei loro riposi moltiplicarsi per 3.5. Da un lato le esigenze delle squadre e dei giocatori, dall’altra quelle dei tifosi, spesso scontenti di aspettare magari un anno intero l’arrivo di una superstar NBA nella propria città, per poi vederlo in borghese dopo aver speso centinaia di dollari per assicurarsi il biglietto della partita. Proprio per tutelare loro nell’ottobre 2017 un ingegnere della NASA di stanza nella Silicon Valley – Vijay Shravah – insieme ad alcuni suoi colleghi ha fondato Fansure, una startup pensata per proteggere i tifosi e arrivare a offrire loro un rimborso (dal 50% al 100%) nel caso di riposo forzato della stelle (o delle stelle) coinvolte nella gara. Due scienziati della NASA hanno creato algoritmi specifici per arrivare a stabilire la probabilità che un determinato giocatore scelga una determinata partita per concedersi un turno di riposo. Acquistando attraverso Fansure – per soli pochi dollari in aggiunta al prezzo del biglietto – una sorta di assicurazione per l’incontro, i tifosi possono così garantirsi un rimborso in caso di mancata presenza del loro campione preferito. Diversi gli elementi presi in considerazione nella creazione dell’algoritmo, dallo storico personale del singolo giocatore, al numero di giorni off precedenti alla partita fino alla qualità dell’avversario affrontato. In particolare: i giocatori hanno 15 volte più probabilità del normale di riposare negli ultimi giorni di regular season, ma altre gare molto indicate per prendersi un giorno di vacanza sono le seconde partite di un back-to-back (6.5 volte più probabile rispetto al normale), le trasferte singole (5.2), le prime partite di un back-to-back (4.8), quelle inserite in una serie di tre gare in quattro giorni (4.4) o le partite in trasferta (3.5). 

Le esigenze (contrastanti) di giocatori, squadre, tv e tifosi

Quello che gli americani chiamano “star power”, il potere delle superstar, è più alto che mai nella NBA, la lega i cui campioni sono sicuramente i più riconoscibili (niente caschi come nella NFL, ad esempio) e popolari: per questo motivo la presenza o l’assenza di un grande nome condiziona pesantemente l’appeal di una gara, tanto per i tifosi quanto per il network televisivo che la trasmette. L’anno scorso i 10 giocatori più forti della lega hanno riposato in media il 7% delle loro partite, ovvero una gara ogni sei circa, spessissimo verso la fine della stagione regolare o nei back to back (storico il caso proprio di Leonard, che ha saltato o la prima o la seconda di due gare consecutive dei suoi Raptors in tutte le 22 occasioni previste dal calendario). Un problema – quello dell’usura di una stagione lunga e faticosa – che anche la lega ha da anni riconosciuto e affrontato: sono per l’ennesima stagione al minino il numero di back to back (12.4 in media per ogni squadra, contro i 13.3 dell’anno scorso, già cifra record); per il terzo anno in fila non sono previste 4 partite in 5 giorni, mentre sono due in meno (da 21 a 19) le occorrenze in cui una squadra è costretta a disputare 5 gare in 7 giorni; per la seconda stagione in fila, poi, non sono in calendario per nessuna squadra 8 partite in 12 giorni. Nonostante tutti questi accorgimenti, però, la gestione in load management di tanti coaching staff continua a influenzare i quintetti schierati in campo e spesso anche lo spettacolo offerto ai tifosi, al palazzetto o in tv. Una realtà che Fansure vuole contribuire a migliorare, tanto da identificare una top 10 sia dei giocatori che probabilmente vedranno più riposi programmati durante questa stagione che delle 10 partite più a rischio di load management.