L'arrivo a South Beach di Jimmy Butler dà agli Heat una nuova superstar e un potenziale leader ma anche un possibile problema in spogliatoio. Ecco cosa ne pensano i due grandi ex del passato di Miami
A Miami sembrano lontani i tempi dei Big Three – LeBron James, Dwyane Wade, Chris Bosh. Il primo oggi è sull’altra costa, in maglia Lakers; gli altri due addirittura hanno appeso le scarpe al chiodo, chi (Wade) per un sopraggiunto limite d’età (37 anni compiuti, di cui 16 trascorsi nella NBA), chi (Bosh) costretto al ritiro da problemi fisici. Ma se LeBron oggi è rimasto l’unico a dover concentrare i suoi pensieri e i suoi sforzi su una nuova stagione NBA, sia Wade che Bosh continuano a seguire da vicino la lega e ovviamente i destini della squadra che li ha visti campioni NBA, i Miami Heat. In particolare entrambi hanno recentemente voluto dire la loro sull’arrivo a South Beach di Jimmy Butler, per molti l’erede proprio dei vari Wade, James e Bosh in quel ruolo di leader chiamato a riportare la squadra della Florida ai playoff. “Butler ha voluto a tutti i costi venire a Miami – è l’analisi dell’ex n°3 – per far parte di quella cultura che Pat Riley, Erik Spoelstra, Udonis Haslem e io abbiamo contribuito a costruire qui. Sono convinto che tutti gli altri giocatori in squadra riceveranno una scarica di energia dall’avere Jimmy al loro fianco, a spingerli a fare sempre meglio. Mi aspetto che abbiano una stagione migliore di quella che abbiamo avuto noi qui a Miami lo scorso anno [39-43 il record, senza la partecipazione ai playoff, ndr]”. Un’opinione condivisa anche da Bosh, per cui “di giocatori che amano la competizione, che vogliono vincere e che amano il gioco c’è sempre bisogno. Alla fine sono queste le cose che contano – dice Bosh – e da questo punto di vista l’arrivo di Butler è un’ottima mossa, perché incarna alla perfezione la cultura dei Miami Heat”. Certo, qualcuno fa notare il passato un po’ movimentato dell’ex giocatore di Bulls, Timberwolves e Sixers, soprattutto nel modo burrascoso con cui è terminato il suo soggiorno nel Minnesota, dopo divergenze piuttosto forti con le stelline della squadra (Wiggins e Towns) e un periodo da separato in casa. “Sarà interessante, ma sono convinto che Butler sappia affrontare anche questa sfida”, dice Bosh al riguardo, che poi individua in un altro grande vecchio dello spogliatoio Heat un potenziale alleato perché l’inserimento di “Jimmy Buckets” finisca per essere il più indolore possibile: “Haslem sarà quello chiamato a smorzare ogni difficoltà, aiutando Butler nel comunicare il meglio possibile coi suoi nuovi compagni, e dando il solito esempio di leadership”. Al resto ci penseranno Spoelstra e Riley: a Miami di solito ha sempre funzionato. Con Butler si vedrà.