Il centro agli ordini di Brett Brown non nasconde le ambizioni dei nuovi Sixers, che persi JJ Redick e Jimmy Butler ("Mi mancheranno moltissimo") hanno accolto Josh Richardson e Al Horford. E mette nel mirino un paio di premi individuali
Quattro lunghi anni di “The Process” sembrano finalmente una pagina del passato, da archiviare per sempre: Philadelphia ormai è una realtà, lo testimoniano le 52 vittorie collezionate nel 2017-18 e le 51 della stagione scorsa, chiusasi solo dopo la beffarda eliminazione in gara-7 contro Toronto con il tiro sulla sirena di Kawhi Leonard. Un tiro che aveva lasciato in lacrime il centro dei Sixers Joel Embiid, che anche a distanza di mesi riparte proprio da quell’istante per trovare ispirazione per la nuova stagione: “Mi ricordo di aver provato la sensazione di aver deluso i miei compagni”, ha dichiarato durante il media day della sua squadra. “Ovviamente avevo dei problemi fisici, mi faceva male da mesi il ginocchio, ma quella sensazione mi è rimasta addosso: non voglio più deludere i miei compagni, la squadra, l’intera città di Philadelphia. Ho capito che avrei dovuto prendermi cura maggiormente del mio corpo e iniziare a prestare attenzione a dettagli a cui non avevo mai dato importanza”, dice il centro dei 76ers, che nella serie contro i Raptors aveva visto le sue medie calare drasticamente, dai 27.5 punti con 13.6 rimbalzi della stagione regolare a soli 17.6 punti e 8.7 rimbalzi. “Sono estremamente competitivo, mi conoscete: voglio vedere salire le mie cifre nei playoff, non scendere. Per questo penso di aver deluso i miei compagni: avevamo una buona chance di vincere il titolo, se quel tiro di Leonard non fosse entrato, chissà cosa sarebbe successo”. Con i se e con i ma, lo sa bene Embiid, non si scrive però la storia, e allora il n°21 di coach Brown ha già nel mirino nuove sfide e nuovi obiettivi per la stagione in partenza: “L’anno scorso ho disputate 64 partite, che per me è un numero record da quando sono nella lega. Voglio che siano almeno 70 quest’anno, perché se giochi 70 partite e la tua squadra vince allora puoi anche puntare a certi obiettivi personali – e io voglio puntare a essere l’MVP della lega o il miglior difensore”. Soprattutto, però, gli obiettivi di Embiid sono obiettivi di squadra: “Se riesco a restare in campo con costanza, vedo questi Sixers poter puntare a vincere almeno 60 partite e a prendersi la testa di serie n°1 a Est per iniziare i playoff”.
Un nuovo piano di load management
Per farlo Embiid durante l’estate è sceso di peso, ha studiato un nuovo piano di load management con la società e si è confrontato spesso con Elton Brand, un general manager che sembra essere riuscito a conquistare la sua fiducia: “Ho fatto di tutto perché potessero conoscermi al meglio: voglio che capiscano chi sono e come funziono. Elton in particolare ha creato un bellissimo rapporto tra noi, di assoluta fiducia reciproca. In passato non era così”, la stoccata lanciata da Embiid rivolta con ogni probabilità all’ex gm Brian Colangelo. Di tutt’altro tipo, invece, le parole dedicate a due suoi ex compagni (“Mi mancheranno tantissimo sia JJ Redick che Jimmy Butler: con loro mi confrontavo tantissimo e avevo un rapporto quasi fraterno, ma non credo che finirà per cambiare solo perché adesso giochiamo in squadre diverse”) ma Embiid continua a guardare avanti: “Lo scorso anno son partito giocando tanti minuti per poi rallentare. Quest’anno magari giocherò qualche minuto in meno all’inizio per essere più fresco in fondo e credo saranno diverse anche le eventuali partite in cui verrò tenuto a riposo. Non voglio star fuori se poi non abbiamo in calendario un’altra partita entro 3-4 giorni, perché il mio fisico ci mette davvero poco a perdere la propria condizione, per cui se mi fermo troppo è peggio”. E nessuno a Philadelphia vuole che questo accada.