Sull'ultimo numero del mensile USA, che vede Pharrell Williams in copertina, la ricerca di un nuovo concetto di "mascolinità" passa anche dall'ala dei Cavs: che accettando le sue debolezze ha messo in crisi il modello del giocatore NBA "supereroe"
In copertina sull’ultimo numero di GQ c’è Pharrell Williams, avvolto da capo a piedi in un piumino giallo a campana: accanto alla sua figura un titolo intrigante, che chiarisce il tema centrale del mensile americano: “La nuova mascolinità”. “La nostra società ha a lungo indossato dei paraocchi che hanno permesso l’affermarsi di una cultura di intimidazione sessuale e di ineguaglianza di genere tanto violenta quanto evidente – scrive il direttore della rivista nel suo editoriale – e in questo numero abbiamo voluto dare voce a chi è direttamente coinvolto nell’affrontare un tema complesso e sempre in mutamento come la domanda su cosa rappresenti oggi la mascolinità”. Tra questi anche Kevin Love. Che, dopo aver vinto un titolo NBA con Cleveland nel 2016, si è spesso guadagnato titoli e prime pagine anche per aver apertamente riconosciuto non solo gli attacchi di panico di cui spesso ha sofferto ma in generale la necessità di scalfire l’immagine del campione NBA come di un supereroe invincibile. “Mi ricordo nel 2008, ero appena arrivato nella NBA e il mio approccio era quello di non dimostrare a nessuno tutte le emozioni che sentivo dentro. Era l’insegnamento che mi aveva passato mio padre: non mostrare mai le tue debolezze. Non piangere. Dimostrati sempre un duro, in tutto quello che fai”. Ma dopo anni in cui Love ha diligentemente indossato questa maschera, “l’anno scorso mi sono ritrovato all’inferno. E stavo soffrendo in silenzio. Dopo che DeMar DeRozan ha reso pubblico di soffrire di depressione, ho realizzato che anch’io stavo vivendo la stessa situazione. Abbiamo ancora tutte le caratteristiche che solitamente definiscono la mascolinità. Siamo ancora dei duri. Ma il nostro pensiero si è evoluto. Ora possiamo permetterci di essere duri ma ancora gentili. A un certo punto della tua vita, un atteggiamento più morbido, gentile è quello che ci vuole”, scrive Love sulle pagine di GQ. “La pallacanestro è uno sport con mille emozioni. Penso sia stato bellissimo quando Giannis Antetokounmpo, accettando il premio di MVP, non ha trattenuto le sue lacrime. Si è messo a piangere e ha pianto, pianto e pianto. Mostrando quella vulnerabilità che, ai miei occhi, è bellissima. È bello vedere che oggi faccia parte della NBA: è normale anche per noi provare emozioni”. Tutte, dalla prima all’ultima. E questa normalità, oggi, la si deve anche al coraggio di fari avanti di giocatori come Love e DeRozan.