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NBA, Gregg Popovich ricorda Kobe Bryant: "Era come un supereroe. Ma umano"

LE PAROLE
©Getty

L'allenatore degli Spurs, che neppure due anni fa ha perso la moglie, si unisce al dolore della famiglia Bryant per quella che definisce "una tragedia che fa ancora più male per il modo improvviso in cui Kobe, sua figlia e le altre persone sono venute a mancare" 

L’occasione è stata la prima sfida tra i suoi San Antonio Spurs e i Los Angeles Lakers, oggi di LeBron James ma ieri – e per 20 anni – di Kobe Bryant. Coach Popovich, spesso una delle voci più ascoltate in tutto il mondo NBA, non si è sottratto al suo ruolo e ha accettato di buon voglia di condividere il proprio ricordo personale della grande superstar gialloviola, per tanti anni suo avversario sui parquet NBA (ma anche suo giocatore in occasione degli All-Star Game e delle spedizioni olimpiche). “Per tanti anni abbiamo visto giocare Kobe, tante sfide contro di lui, ho allenato molte volte contro di lui, siamo stati assieme agli All-Star Game”, ricorda Popovich. “Penso che ognuno di noi abbia il suo momento con Kobe, e anche se magari non si può dire di conoscerlo davvero, la sensazione invece è quella opposta. Specialmente la gente di Los Angeles. Ognuno di noi hai i suoi pensieri che gli passano per la testa, quando si perde qualcuno, pensieri che continuano ad arrivare – e ci vorrà un po’ prima che smettano. Più uno conosce la persona scomparsa, più ti viene da pensare ai momenti trascorsi con lui. Kobe era speciale per tutti noi, in maniera diversa. La tragedia per la famiglia Bryant e per tutte le altre persone, questo è un qualcosa che ognuno è chiamato a imparare a gestire. Tutti noi prima o poi subiamo una perdita importante, e ciascuno fa del suo meglio per provare a gestirla. A loro posso solo augurare che questo processo sia il più pacifico possibile, perché è dura, davvero dura”, ammette Popovich, che neppure due anni fa ha dovuto affrontare il lutto della moglie Erin, al suo fianco per quasi 50 anni. Poi l’allenatore di San Antonio è tornato a parlare di Bryant: “Kobe era una sorta di supereroe ma umano, e non ci sono altri supereroi umani. Ma era proprio questo l’idea che avevamo di lui. È stato davvero uno shock: quando qualcuno è malato da tempo, in qualche modo te lo aspetti, ma quando invece succede com’è successo a lui, a sua figlia e a tutte le altre persone coinvolte allora è davvero una tragedia. Una tragedia che fa ancora più male, in un certo senso”.