Non è salito sul palco, come Jordan o Shaq. Non ha parlato. Non è neppure mai stato inquadrato (e non può essere un caso). Però, stando al Los Angeles Times, LeBron Jaems era al fianco di Anthony Davis e dei suo compagni allo Staples Center. Scegliendo però di tenere un profilo bassissimo
La lista dei giocatori presenti al memorial in onore di Kobe e Gigi Bryant (“A celebration of life”, come è stato intitolato l’evento allo Staples Center) è lunga e prestigiosa, unendo nomi del passato a quelli del presente. C’erano veramente tutti, da Bill Russell a Jerry West, da Kareem Abdul-Jabbar a Magic Johnson, da Phil Jackson a Shaquille O’Neal oltre agli avversari di mille battaglie — Steve Nash e Russell Westbrook, Kyrie Irving e James Harden — e quasi tutti i rappresentanti dei Lakers di oggi. Quasi perché uno — il più popolare e famoso di tutti — non si è visto, almeno pubblicamente. Il quotidiano più autorevole di L.A., il Los Angeles Times, include nella lista dei giocatori gialloviola presenti all’evento in onore di Kobe e Gigi Bryant anche LeBron James, ma il n°23 dei Lakers non è salito sul palco — come hanno fatto ad esempio MJ e Shaq — e non è neppure mai stato inquadrato dalle telecamere all’interno dello Staples Center. In un’occasione è stato evocato direttamente, con una battuta da parte di Diana Taurasi, la leggendaria giocatrice WNBA che nel commentare la precocità in campo di Gianna Bryant ha detto: “Chi ha mai visto una ragazzina di 11 anni avere un tiro in svitamento cadendo all’indietro? Ce l’ha a malapena oggi LeBron James”. Nel momento stesso in cui ha pronunciato la battuta, la Taurasi ha rivolto in due momenti diversi il suo sguardo alla sinistra del palco, come a cercare direttamente il contatto visivo con James — quasi a “scusarsi” del simpatico siparietto. Ma LeBron è rimasto un oggetto misterioso nell’ultima notte di Kobe, un dato di fatto che però potrebbe tranquillamente nascondere la volontà del n°23 di L.A. — che già aveva preso parola in mezzo allo Staples Center nella prima gara disputata dai Lakers dopo la morte di Bryant, contro Portland — di cedere il palcoscenico agli altri protagonisti della serata vivendo invece in maniera molto personale e riservata l’ultimo addio a un suo grande amico e collega.